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I-60: confermato il sequestro, mentre gli uffici Capitolini non rilevano irregolarità

sequestrofosso

Le violazioni riscontrate sul Fosso delle Tre Fontane portano al sequestro dell’area, mentre dal Dipartimento Urbanistica negano le irregolarità

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IL SEQUESTRO – Nelle scorse settimane, in un carteggio iniziato dai cittadini del Coordinamento Stop I-60 con la Regione Lazio, al quale successivamente si sono aggiunte le richieste di verifica da Parte del Municipio VIII, sono stati richiamati i vincoli presenti sul Fosso delle Tre Fontane. Successivamente è un sopralluogo del 7 febbraio scorso a portare il minisindaco Catarci e l’assessore all’Urbanistica, Massimo Miglio, a richiedere il sequestro probatorio messo in atto nelle prime ore del pomeriggio di oggi.

L’AREA SEQUESTRATA – non riguarda l’intero cantiere dell’I-60 ma, come si legge nei cartelli posti al fianco dei sigilli, è limitato alla porzione del Fosso delle Tre Fontane prospiciente viale Ballarin e al riporto di terreno vicino al muro dei recinzione della scuola di via Berto. Proprio quella valletta la cui modifica era stata negata dal Municipio VIII.

DAL MUNICIPIO – sono il Presidente Catarci e l’assessore Miglio spiegare come: “Il Gruppo VIII Tintoretto di Polizia Locale di Roma Capitale ha proceduto a sequestrare il cantiere dell’i-60 dalla parte di viale Ballarin, a seguito delle disposizioni avanzate dal Municipio VIII. Il Fosso delle Tre Fontane, protetto dalla relativa normativa, è esistente e tutt’altro che scomparso, come risulta in alcune documentazioni – seguitano presentando le condizioni del Fosso – Chiunque può venire a riscontrare la perfetta esistenza del corso acqua, con sponde in alcuni tratti alte fino a 5 metri, con la presenza di molte specie protette; infatti sono presenti nella zona una risorgiva ed una sorgente all’altezza del complesso scolastico di via Berto che garantiscono l’esistenza di un ricco ecosistema fluviale, dalle acque pulite e con l’esistenza di animali interessanti anche dal punto di vista ecologico, come viene confermato da apposite note del WWF – aggiunge Miglio – Si è accertata la distruzione ed ostruzione del Fosso delle Tre Fontane e della vegetazione; la conseguente compromissione del naturale deflusso delle acque e delle funzioni idrogeologiche del fosso; l’alterazione delle quote orografiche naturali del terreno”. Sulla Convenzione è netto ilPresidente Catarci che, in più occasioni, ha già ribadito la necessità di rivedere il progetto diminuendo la cubatura prevista: “Dopo tali fatti tutta la Convenzione va accuratamente rivista, con un drastico abbattimento delle cubature previste nell’area, imponendo di rispettare il divieto assoluto di edificazione per un’area di 150 metri dal Fosso – seguita il minisindaco – Perché se Roma va già sott’acqua e sotto terra non si può continuare a farla sprofondare alterandone gli equilibri e gli anticorpi naturali. Ora dopo l’atto di oggi da parte della Polizia Locale, spetta alla magistratura fare i dovuti approfondimenti sui fatti segnalati, ricostruire la verità e risalire alle eventuali responsabilità sulla vicenda”.

NESSUNA ILLEGITTIMITÀ’ – Secondo il Dipartimento di Pianificazione e Attuazione Urbanistica di Roma Capitale, invece non ci sarebbe traccia di irregolarità nell’area di Grotta Perfetta: “Non è stata riscontrata nessuna illegittimità urbanistica da parte degli uffici di Roma Capitale nella lottizzazione di Grotta Perfetta – spiega una nota – I lavori di realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria eseguiti dai privati, prima di costruire gli edifici, sono coerenti con la convenzione urbanistica stipulata il 5 ottobre del 2011”. La nota del Dipartimento seguita poi richiamando le vicissitudini del Fosso delle Tre Fontane: “Il progetto approvato rispetta il vincolo di inedificabilità di 50 metri e nei successivi 100 metri prevede, come da norma l’autorizzazione paesistica – seguita – La sistemazione delle aree del fosso è quella del progetto ed è stata autorizzata dalla Regione Lazio con un parere espresso il 6 Novembre del 2009. Il rispetto delle regole e delle decisioni maturate nel corso di procedure complesse deve essere l’impegno di tutti, a garanzia del soggetto pubblico e dei prevalenti interessi collettivi che questo rappresenta ma anche a tutela dell’iniziativa privata”.

NELLE PROSSIME SETTIMANE – si arriverà ad un chiarimento tra le posizioni, molto diverse, assunte dai vertici del Municipio VIII e dal Dipartimento Urbanistica di Roma Capitale. Inoltre si vedrà se il sequestro, al momento di natura probatoria, sarà convalidato o meno dalla magistratura.

Leonardo Mancini