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I-60, Parco del Tintoretto e Forte Ardeatino: i cittadini non ci stanno e si mobilitano

Tra ricorsi al Tar, raccolte di firme e leggi di iniziativa popolare i cittadini non demordono: “fermeremo le speculazioni”.

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Sono molti gli stravolgimenti edilizi che si stagliano all’orizzonte del nostro quadrante. Prima fra tutti l’edificazione dell’I-60 (o Rinascimento 2012 che dir si voglia) contro cui i cittadini si stanno battendo. Con versamento spontaneo sono stati raccolti i fondi per la presentazione di un Ricorso al TAR firmato da 54 residenti. “Il nostro ricorso è stato preparato e sarà deposito nei prossimi giorni – spiega Stefano Salvi, Presidente del Comitato Cittadini per la Salvaguardia dei Beni Comuni – I termini riguardano principalmente il vincolo archeologico sulla villa di età romana rinvenuta e la mancata presentazione della VIA (Valutazione Impatto Ambientale), precedentemente considerata non necessaria. A nostro parere andava già fatta nel 2004 e a maggior ragione oggi”. Le azioni della cittadinanza vengono seguite con attenzione anche dal Municipio XI: “Ci auguriamo che il ricorso trovi esito favorevole per i cittadini – dichiara il Consigliere Pdl, Andrea Baccarelli – ad oggi la situazione è nota e di difficile soluzione, auspichiamo che tutto si risolva per il meglio”. L’entusiasmo che nei mesi scorsi ha animato i cittadini è notevole ma, nonostante questo, le speranze di bloccare i lavori per vie legali non sembrano essere condivise da tutti: “Purtroppo non credo che la soluzione giudiziaria potrà dare qualche frutto – dichiara il Presidente del Municipio XI, Andrea Catarci – Quello che serve è una ferma dimostrazione di volontà politica da parte delle Istituzioni per rivedere il progetto”. La revisione prospettata dovrebbe valutare l’impatto delle nuove costruzioni a fronte delle grandi opere promesse ma mai realizzate, come il proseguimento della linea Metro fino a Roma 70. L’ultima assemblea del Comitato ha visto anche la partecipazione del Senatore Stefano Pedica (Idv), il quale si è detto interessato a valutare un coinvolgimento con la cittadinanza: “Ho voluto approfondire la questione con l’aiuto del Comitato che si batte contro questo scempio. Roma è già sufficientemente affogata nel cemento, l’I-60 è una vera follia. Non credo sia pensabile costruire, senza un’opportuna valutazione urbanistica, un nuovo quartiere di 400 mila metri cubi, su un territorio che fa da ponte tra il Parco dell’Appia Antica e il Parco del Tevere e che ha una grande rilevanza archeologica – l’interesse del Senatore riguarda principalmente i problemi della mobilità – L’I-60 avrà ripercussioni devastanti sul traffico, l’area interessata non è servita da linee metropolitane ed è già congestionata. Ritengo che l’azione del comitato sia legittima e non meriti di cadere nel vuoto – conclude Pedica – Valuterò con interesse il materiale che mi consegneranno per tentare di bloccare l’ennesimo attacco dei soliti palazzinari al territorio di Roma”. Anche il Capogruppo Idv al Municipio XI, Massimo Cartella, si è detto felice del coinvolgimento del Senatore e ha voluto ricordare “l’impegno dell’Idv Municipale che, già il 21 aprile 2011 con il Comitato, ha organizzato una manifestazione per sensibilizzare cittadini e istituzioni chiedendo lo stop dei lavori. In quella occasione non siamo stati ascoltati, ma continuiamo ad appoggiare i cittadini in questa battaglia”. Il ritardo dei lavori è dovuto ai permessi a costruire non ancora emessi, dato che la Convenzione Urbanistica sarebbe in via di modifica “per adeguarla allo schema del regolamento Comunale del 2011 – spiega Stefano Salvi – Sembra che con questa nuova convenzione i costruttori saranno favoriti, potranno costruire senza occuparsi delle opere accessorie”. Un ritardo, quello nella costruzione, stimato da Catarci in almeno un anno, nonostante il tentativo di accelerazione sulla vendita degli immobili da parte di MezzaRoma.
Al fianco dell’I-60 c’è un’altra criticità storica del quartiere, contro la quale i cittadini si stanno mobilitando: la riqualificazione del Forte Ardeatino, per la quale sono state raccolte circa 4.255 firme. Il problema da sempre avanzato nei confronti della riqualificazione dell’area riguarda la necessità di bonifica dagli ordigni inesplosi della vecchia zona militare. Queste difficoltà sembrerebbero però non sussistere, in quanto è stata presentata, assieme alla petizione, la documentazione del Genio Militare che attesta la bonifica dell’area nel 1989. La petizione, oltre a richiedere la normale manutenzione, porta avanti alcune proposte prospettando per il futuro del Forte un coinvolgimento all’interno dei progetti di Smart City. Prima dell’estate questa petizione verrà presentata alle Istituzioni, e noi di Urlo non mancheremo di seguirne gli esiti.
La cittadinanza si sta mobilitando anche contro le edificazioni nel Parco del Tintoretto. “Questo progetto – racconta Stefano Salvi, Presidente anche dell’Associazione Ottavo Colle – insiste nell’aria fra via di Vigna Murata, viale del Tintoretto, via A. Baldovinetti e via Cosmè Tura”. La riorganizzazione edilizia dell’area è di particolare impatto per il territorio, nonostante essa fosse classificata Verde pubblico nel Piano regolatore vigente. La costruzione di tre palazzine residenziali e di un palazzo di uffici è stata possibile grazie alla scadenza di un vincolo di vent’anni: “Il Comune avrebbe dovuto prendere in carico il terreno – spiega Salvi – Allo scadere dei termini il proprietario ha ottenuto il permesso a costruire. È questo il caso delle recenti abitazioni in via Cosmè Tura, per le quali il Comune non ha potuto far valere alcun vincolo in quanto scaduto”. Attualmente sono previste ulteriori edificazioni per un totale di circa 25.000 mq, ma anche la realizzazione di una strada con 2 o 4 corsie, per la quale sarebbe stato ottenuto un declassamento perlomeno di facciata. “Rimane la questione irrisolta riguardo il proseguimento della strada all’interno del fosso della Cecchignola – chiarisce Salvi – Il progetto sembra essere ancora in elaborazione e non possiamo sapere se verrà mantenuta la classe di superstrada”. Ma il declassamento della strada, che dovrebbe occupare all’incirca 3 ettari di suolo, non è certamente legato alla volontà di venire incontro alle esigenze dei cittadini, tutt’altro: “Il declassamento non è stato altro che uno stratagemma per permettere la costruzione di un centro sportivo su terreno comunale. Parliamo della porzione di verde fra via Cosmè Tura e via A. Baldovinetti – chiarisce il Presidente dell’Associazione – Su questo progetto c’è anche la decisione della magistratura che contesta l’affiancamento di un centro sportivo e di una superstrada”. Con il declassamento si potrebbe quindi aggirare questo vincolo e risolvere anche le problematiche legate alla vicinanza delle abitazioni di via Cosmè Tura, edificate grazie ad una svista dell’Amministrazione. Il declassamento in questo modo sembra essere sempre di più un’azione strumentale, volta a far quadrare le tessere di un puzzle troppo complicato da completare. C’è da dire che il Piano Regolatore Generale, approvato a febbraio 2008, può essere completamente stravolto utilizzando lo strumento dell’Accordo di Programma, ovvero un accordo diretto tra costruttore e Sindaco, che può derogare da tutti i vincoli e le previsioni del Piano. “Nella delibera sul progetto che è stata presentata c’è sia l’accettazione dell’Accordo di Programma per la variante al Piano Regolatore, che il declassamento della strada – conclude Salvi – Per quanto riguarda il declassamento sarebbe stato possibile impugnare il documento, ma abbiamo deciso di attendere e di impugnare la delibera Regionale, dato che è in quella sede che verrà dato il si definitivo”. La volontà del Comitato è quella di mobilitare ancora una volta la cittadinanza nei confronti di questa riorganizzazione urbanistica. I motivi sono molteplici, e vanno dalla devastazione di un’area verde, fino ai problemi della mobilità che le nuove costruzioni aumenteranno. Bisognerà attendere i prossimi mesi e le decisioni della delibera Regionale, ma intanto il Comitato non intende fermare la sua costante opera di sensibilizzazione.

Leonardo Mancini