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Nonostante i tagli e le penalizzazioni, il Cto c’e’

Pronto Soccorso e Punto di Primo intervento continuano a garantire assistenza a chi ogni giorno vi si reca.

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Torniamo a parlare di Cto. Il nosocomio, punta di diamante del quartiere Garbatella, seguita la sua lotta per la sopravvivenza. Si, perché il Cto sopravvive continuando la sua attività, nonostante le difficoltà, i tagli, le decurtazioni di personale, reparti e posti letto che ha dovuto subire negli anni e, in ultimo, la minaccia di chiusura da parte di un decreto mai firmato da parte dell’ex commissario Bondi.

Il Cto non è morto. Importante trasmettere questo messaggio in contrasto con quella che sembra essere, invece, la convinzione comune. Il Cto non è chiuso. Al Cto seguitano ad essere attivi ambulatori e servizi e sempre qui esiste ancora un pronto soccorso. È vero, non arrivano più le ambulanze, molti reparti sono chiusi, ci sono attrezzature all’avanguardia inutilizzate. Questo è il risultato di continue penalizzazioni subite dal nosocomio che nonostante tutto, però, continua ad essere punto di riferimento notturno e diurno per tutta la popolazione del quadrante Garbatella e tutti i cittadini che ogni giorno si recano nella zona. Un numero molto alto di persone, quindi, che devono sapere che il Cto continua a fornire assistenza a tutti coloro ne hanno bisogno. 

Andando per gradi e facendo chiarezza, all’ospedale esistono due differenti “servizi” in grado di affrontare le emergenze: il Pronto Soccorso e il Punto di Primo Intervento medico che, come abbiamo riscontrato durante la nostra visita al nosocomio, ci sembrano tutt’altro che morti. Certo, messi a dura prova dalle continue difficoltà, ma pur sempre vivi. L’unica differenza rispetto al passato è che al Cto non arriva l’ambulanza, ma qualsiasi paziente si rechi al PS del Cto o al PPI riceverà cure: se – per fare un esempio – un codice rosso arriva al Cto, gli operatori lo prendono in carico, lo stabilizzano e successivamente lo trasferiscono al S. Eugenio. Questo per dire che al Cto l’assistenza è garantita a tutti. A mancare spesso è la possibilità di un ricovero nel nosocomio, povero e decurtato di posti letto (poco più di 120 a fronte dei 500 degli anni passati) e dove alcune specialità, come la cardiologia, sono state ridotte a servizi diurni. 

“Da quando, ormai due anni fa, è stata limitata l’attività del Pronto Soccorso, il Cto con il suo PPI h 24 continua ad essere un utile riferimento, non solo per la popolazione del Municipio Roma XI, e seguita ad espletare la sua funzione, soprattutto per la specialità ortopedica, a favore di tutta la città. Questo avviene nonostante la riduzione dei posti letto e malgrado il nosocomio sia escluso dalla rete del 118” dice Antonio Bertolini (Pd) delegato alla Sanità per il Municipio XI. I numeri mostrano un ospedale tutt’altro che morto: “Dal 1 gennaio ad oggi 30.000 sono stati gli accessi al Pronto Soccorso di cui il 70% ortopedici ed il rimanente di pertinenza del punto di Punto di Primo Intervento. Dopo l’accesso al PPI spesso vi è stata la degenza presso i reparti con 5.700 ricoveri compresi, oltre l’ortopedia con 4.000 interventi, la chirurgia, la neurochirurgia, l’urologia e i Day Hospital”. Di “tsunami ragionieristico dell’ex commissario Bondi” (nei piani del quale per il Cto ci sarebbe dovuto essere un futuro da RSA, ndr) parla Bertolini quando torna a riportare l’accento sulla necessità di un nuovo approccio della Regione nei confronti del Cto e sull’importanza dell’accordo con l’Inail, bloccato a pochi passi dalla formalizzazione alla fine del 2012. 

“Il Cto rappresenta da sempre un punto d’eccellenza del territorio, quindi continueremo a batterci affinché venga riqualificato e messo nella condizione di continuare a dare risposte sanitarie ai cittadini del territorio”, dichiara Simone Foglio, Capogruppo Pdl al Municipio XI. “È intanto bene chiarire – seguita Foglio – che il Pronto Soccorso è attivo. Rimetterlo in sinergia con il grosso della struttura extra Pronto Soccorso, oggi sottoutilizzata dell’intero Cto, è un aspetto che la nuova giunta regionale dovrà affrontare nell’immediato per garantire una riconversione e quindi un riutilizzo totale della struttura o in alternativa potenziare quei servizi territoriali dando però una risposta definitiva. È inutile continuare a lasciare inutilizzati interi reparti che in questo modo non fanno altro che andare incontro al degrado. Chiedo che con la nuova Giunta, chiunque vincerà, si affronti nell’immediato la questione del Cto per prendere decisioni definitive per non lasciare la struttura in preda all’abbandono e al degrado. Da parte nostra c’è l’impegno a dare tutto il sostegno possibile”, conclude il Capogruppo.

Non è una novità che i Pronto Soccorso della Capitale vivano momenti di difficoltà. Abbiamo parlato con gli operatori del settore, medici, caposala, infermieri, e tutti spiegano come la responsabilità delle congestioni che caratterizzano i punti d’emergenza sia da ricercare nella mancanza dei posti letto nei nosocomi della Regione. Il meccanismo è questo: un cittadino che si reca all’ospedale viene ricevuto e curato, successivamente, in base alla problematica presentata, il medico decide se il paziente ha bisogno di ospedalizzazione o meno. È qui che casca l’asino. Se mancano posti letto nei nosocomi su base regionale, il paziente in attesa di un ospedale pronto ad accoglierlo, staziona al pronto soccorso e necessita di assistenza da parte del personale medico. Questo determina un rallentamento di ogni operazione e di conseguenza file interminabili ai PS. 

Tagli lineari e indiscriminati di stampo ragionieristico – come quelli a cui si assiste da tempo in sanità – non fanno che peggiorare la situazione. Il risparmio di risorse e la lotta agli sprechi deve essere condotta con cognizione di causa. È questo uno degli argomenti principali portati avanti da Giuseppe Fiore, il responsabile del punto di primo intervento del Cto. “Il Cto deve diventare un polo specialistico per la traumatologia con la ripresa di tutte le specialità una volta esistenti – seguita Fiore – sottolineando come la presenza sul territorio di centri ospedalieri d’indirizzo specifico sia l’unica via per il risanamento del SSN. Solo in questo modo si potranno combattere gli sprechi e decongestionare i pronto soccorso”.

Un centro traumatologico che si rispetti deve essere dotato di tutte le specialità, non solo quindi di validi ortopedici, ma anche di chirurghi in grado di affrontare le emergenze collegate alla traumatologia. Il Cto non è un ospedale chiuso ma andrebbe sfruttato diversamente. “Siamo tra i pochi ad aver attuato i decreti ministeriali e ad aver effettuato tagli, non comprendiamo quindi l’accanimento che il nosocomio continua a subire – dichiara Fiore, che conclude – La sanità non è né di sinistra né di destra; la sanità si fa stando nelle corsie e non dietro i computer”.

Anna Paola Tortora