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Sanita’: il Piano di Rientro diventa attuativo

Tagli ai posti letto per Cto e Santa Lucia, chiusura di reparti e rischio dismissione. Dal 10 gennaio chiuso il Pronto Soccorso del Cto e altri reparti. Per il Santa Lucia previsti 145 posti-letto in meno. Inizia così il nuovo anno della Sanità regionale.

Dopo l’estate di polemiche e l’autunno caldo di proteste arriva un inverno rigido per la Sanità del Lazio. Il Decreto 80 diventa attuativo e genera uno scontro tra le forze politiche destinato a non esaurirsi presto. Sanità pubblica e convenzionata sono investite allo stesso modo dall’assetto disegnato dalla Presidente della Regione e Commissario per il rientro del deficit Renata Polverini, elaborato in un’ottica di risparmio, per fronteggiare un deficit sanitario che è stato quantificato attorno ai 3 miliardi di euro. E il Cto di via San Nemesio è uno degli ospedali interessati dai tagli. Il Piano prevede 71 posti-letto in meno e dal 10 gennaio sono ufficialmente stati chiusi il Pronto Soccorso, la Breve Osservazione e Medicina Genarale, in un disegno più ampio che prevede anche il ridimensionamento del reparto di Ortopedia e di Rianimazione e il trasferimento dell’Unità Spinale e di Neurochirurgia rispettivamente al Policlinico Umberto I e al Campus Biomedico. La politica locale si è fatta sentire, il Presidente del Municipio XI, Andrea Catarci (Sel), ha duramente attaccato il provvedimento definendolo un “massacro locale, attuato nell’ambito della più generale devastazione della Sanità pubblica regionale” e annunciando una mobilitazione generale che coinvolgerà il personale dell’Ospedale e la cittadinanza. Rilanciando poi la richiesta per un incontro urgente con la Presidente Polverini ha poi descritto la sua proposta: “Si provveda ad attingere dai 400 posti letto residui rimasti a disposizione del Lazio, per assicurare i 20 indispensabili al reparto di Breve Osservazione e si riattivi il Pronto Soccorso, con quei 33.000 accessi l’anno che ne testimoniano inequivocabilmente l’irrinunciabilità per il territorio. Nel prossimo futuro, infine, si abdichi alla malsana idea di regalare al Policlinico Umberto I l’Unità Spinale, unica in tutto il centro sud e fiore all’occhiello dell’Ospedale, per valorizzare intorno ad essa la vocazione ortopedico traumatologica”. È della stessa idea Antonio Bertolini (Pd), Delegato alla Sanità del Municipio, che insiste soprattutto sulla sofferenza che le altre strutture ospedaliere dovranno scontare a causa degli interventi sul Cto. La riflessione va soprattutto al S. Eugenio, altro Ospedale di riferimento per i residenti della zona, che nel Piano di Rientro è stato accorpato al Cto in un’unica entità amministrativa e che ha subito un declassamento a Dea (Dipartimento emergenza e accettazione) di primo livello, potendo contare quindi su meno specializzazioni e servizi diagnostici ma ottenendo 39 posti-letto in più. A tal proposito Bertolini ha dichiarato: “Con servizi territoriali ridotti al lumicino ci si dovrà ammassare nei già strapieni Pronto Soccorsi del San Giovanni e Sant’Eugenio”. In questo le forze della sinistra sono compatte e sicure di poter contare sul sostegno della popolazione per la protesta che hanno deciso di intraprendere contro i provvedimenti sulla Sanità. Una protesta a cui aderiscono anche i sindacati, che rilanciano le istanze legate all’occupazione, visti i posti a rischio per i precari che operano in strutture soggette ai tagli, esprimendo ancora una volta contrarietà al blocco delle assunzioni stabilito dalla Polverini. Patrizia Di Berto, Segretario Regionale della Cgil per la Funzione Pubblica, bolla il provvedimento della Polverini come “un atto iniquo e sbagliato” e attacca: “Le dismissioni non comportano nessun risparmio, solo regalie al Campus Biomedico, si stanno solo sperperando risorse e tagliando servizi alla cittadinanza”. Dal centrodestra arrivano giudizi diversi e soprattutto si punta il dito contro la precedente Giunta regionale,colpevole di non aver saputo affrontare problemi strutturali e di aver maturato un debito così alto che ora costringe la Regione a un duro lavoro di riorganizzazione. Lo sottolinea Maurizio Buonincontro (Pdl), Consigliere del Municipio XI e Presidente della Commissione Controllo e Garanzia, che ricorda: “Il Piano di Marrazzo prevedeva un taglio di 128 posti-letto per il Cto e di 40 per il S. Eugenio e allora nessuno di quelli che oggi richiamano alla mobilitazione ha protestato. Ora – prosegue -tenendo conto dei 39 posti-letto in più al S. Eugenio la perdita si riduce a 30 unità”. Buonincontro continua: “Si pensi poi che Marrazzo avrebbe eliminato del tutto il Pronto Soccorso mentre la Polverini lo trasforma in Pronto Soccorso Ortopedico, conservandone l’utilità per la popolazione”. Il Consigliere prosegue sottolineando gli aspetti propositivi e innovativi del Piano di Rientro, in particolare la decisione di aprire due Ptp (Presidi territoriali di Prossimità) rispettivamente nell’XI e nel XII Municipio, un provvedimento stabilito nel Decreto 82 del 7 dicembre 2010. A tal proposito ci dice: “Queste strutture, che dovranno agire a stretto contatto con i Municipi di competenza, prevedono una postazione del 118, la specialistica ambulatoriale, assistenza domiciliare integrata e attività diagnostica, una realtà nuova che sopperisce alla mancanza di strutture in grado di affrontare le degenze di tipo cronico che gravano interamente sugli Ospedali”. In chiusura Buonincontro ricorda il Protocollo d’intesa tra Regione e Sindacati firmato il 29 dicembre che riguarda i precari della Sanità, e commenta: “Ha stabilito la proroga di 2.300 contratti a tempo determinato al 31 maggio, in grazie allo sblocco dei fondi Fas (Fondi aree sottoutilizzate ndr) la Regione prevede 209 assunzioni per il 2011 e più di 200 nel 2012, un segnale chiaro di come il Piano non sia immutabile e di come ci sia la disponibilità ad affrontare qualsiasi problema qualora si presenti”. Anche dall’Amministrazione comunale arrivano parole di elogio, infatti Fabrizio Santori (Pdl), Presidente della Commissione Sicurezza, commentando l’apertura anche il sabato degli ambulatori di alcuni ospedali, tra cui il San Camillo, stabilita dalla Regione, ha dichiarato: “L’assistenza sanitaria che la Giunta Polverini intende garantire a 360 gradi è un chiaro segnale di come la politica abbia a cuore il benessere dei cittadini, tale iniziativa semplifica di fatto la possibilità di sottoporsi a visite mediche, soprattutto per chi lavora, riducendo al contempo le liste d’attesa per i controlli nelle strutture pubbliche”. Questa la situazione per il Cto, non meno intricata la storia della Fondazione Santa Lucia, l’Istituto con sede sull’Ardeatina che si occupa di riabilitazione neuromotoria e ricerca, per la quale il Piano di Rientro prevede un taglio di 145 posti letto sui 325 totali, in questo caso non ancora attuati. Dalla Direzione ci fanno sapere che sono preoccupati poiché “questi tagli micidiali sono la premessa per la chiusura della Fondazione dopo cinque anni di passi indietro in cui, nonostante tutto, sono stati garantiti degli standard qualitativi altissimi e ottenuti riconoscimenti a livello internazionale. Si tratta di quasi il 50% dei posti-letto in meno – proseguono – che ci costringerebbe a chiudere tre reparti su cinque, con un inevitabile abbassamento della qualità e dei costi eccessivi per la gestione, in una sola parola, portandoci al baratro”. Riguardo alla motivazione dei tagli, che la Regione ravvisa in una gestione diseconomica della struttura, dal Santa Lucia arriva la proposta: “Si potrebbe chiedere ad un organo terzo di valutare l’andamento e l’economicità della Fondazione, il cui debito ammonta a 60 milioni, non una cifra decisiva per il bilancio regionale, e i cui pazienti sono per il 20% provenienti da regioni limitrofe, pazienti a cui viene offerta un’alta riabilitazione che va dal post-incidente al Parkinson fino alla Sla”. Patrizia Di Berto su un punto è d’accordo con i responsabili del S. Lucia: “Non si può continuare con i tagli lineari tout court, poiché martorizzano un polo d’eccellenza” ma d’altra parte ammonisce: ” Il S. Lucia deve rientrare in determinati standard e parametri, non si può pensare di dichiarare tutte le degenze come altissime acuzie o di altissima specializzazione e chiedere rimborsi di conseguenza più alti della norma. È necessario stabilire un accordo sul medio termine che comporti l’impegno di ambedue le parti”. Lo scenario è senz’altro turbolento, resta da vedere come reagiranno gli Ospedali ai ridimensionamenti previsti dal Piano di Rientro nei prossimi mesi e se la tenuta della Sanità sarà garantita.

Stefano Cangiano

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