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Sede Bambino Gesu’ a S. Paolo: i lavori continuano

I lavori proseguono tra le polemiche e le scarse informazioni. L’obiettivo è la concordia tra ospedale e istituzioni in nome della trasparenza.

In periferia o in qualche provincia più isolata probabilmente sarebbe passato inosservato, forse non avrebbe destato tanta sollecitudine da parte della politica. Ma quando un edificio alto due piani inizia a prendere forma nel cuore di una città come Roma e per di più a ridosso di un emblema della cristianità come la Basilica di San Paolo fuori le Mura, allora l’attenzione diventa alta. E quando l’edificio è commissionato dall’Ospedale Bambino Gesù, polo pediatrico d’eccellenza italiano e internazionale, e viene costruito su un territorio di proprietà del Vaticano, l’attenzione si trasforma in protesta. Il caso scoppia a fine settembre quando Mario Staderini, Segretario nazionale del Partito Radicale, deposita in procura un esposto per segnalare la situazione anomala di viale San Paolo, dove si starebbero portando avanti “lavori senza permessi”, segnalando anche la mancanza di un cartello che dovrebbe essere posto fuori ad ogni cantiere dove vengono date le indicazioni necessarie sui lavori (durata, stanziamento, ingegneri responsabili, etc.). In realtà il cantiere è attivo già da inizio 2010, ma a questo punto raggiunge un’imponenza anche a livello visivo che inizia a preoccupare il radicale e anche il Presidente dell’XI Municipio Andrea Catarci. Il Presidente, sollecitato dall’avanzamento dei lavori, invia una squadra di vigili per un sopralluogo nell’area dove si trova il cantiere (proprio di fianco alla Basilica, lungo viale San Paolo) ma alla Polizia Municipale non viene consentito l’ingresso. L’area infatti, essendo proprietà del Vaticano, è sottoposta alle norme contenute nei Patti Lateranensi in cui, a disciplinare la materia, è il criterio dell’extraterritorialità secondo cui i lavori di edilizia non sono vincolati alle leggi dello Stato italiano. Il sopralluogo allora si traduce in una relazione dall’esterno, il cui verbale verrà inserito in un nuovo esposto inviato alla Procura, stavolta da Catarci. Il Presidente, richiamandosi proprio agli articoli 13 e 16 dei Patti Lateranensi, ci spiega come le costruzioni del Vaticano, essendo equiparate alle sedi delle Ambasciate estere presenti sul territorio nazionale, siano soggette al diritto internazionale e dunque come non si possa procedere all’edificazione di nuove struttura ma solo al riassetto e alla modifica di quelle già esistenti, obbligate a “rispettare le norme e i vincoli paesaggistici e urbanistici dello Stato italiano”. Inoltre, a motivare le proteste di Catarci, come dei Consiglieri Regionali dei Radicali Rocco Berardo e Giuseppe Rossodivita, che a inizio ottobre sulla questione hanno presentato una interrogazione a Renata Polverini, è il fatto che l’area dove si sta edificando è di grande importanza archeologica data la presenza di un cimitero paleocristiano risalente al I secolo a.C. e alla quantità di ville rinvenute negli scavi presenti in tutto il quadrante San Paolo-Ostiense (l’ultima scoperta proprio l’anno scorso dal Dipartimento di archeologia della Santa Sede nell’area del cantiere). Testimonianze che hanno fatto in modo che l’area dal 1980 fosse dichiarata Patrimonio dell’Unesco, altro motivo che dovrebbe rendere ancora più difficile l’edificazione. In più la costruzione di nuove strutture sanitarie segue un iter preciso fatto di autorizzazioni concesse dalle Asl competenti che valutano i requisiti strutturali e organizzativi ed elaborano una domanda per l’Assessorato regionale alla Sanità. E in un momento in cui la Sanità è già duramente provata dai pesanti provvedimenti del Piano di Rientro del deficit, una scelta del genere andrebbe motivata, ma dalla Regione non arriva nessun segnale. Catarci insiste proprio su questo punto, denunciando la scarsa trasparenza delle operazioni in nome del regime di extraterritorialità: “Le costruzioni si stanno realizzando senza nessuna attenzione al contesto in cui vanno a inserirsi, ignorando gli Uffici Tecnici competenti di Regione, Comune e Municipio, a cui non è stato richiesto nessun permesso a costruire”, ma in ogni caso tiene a sottolineare che la sua non è una battaglia su una questione di principio contro il Vaticano e meno che mai contro il Bambino Gesù poiché “la presenza di una struttura ospedaliera non può che giovare al Municipio” ma solo un’azione volta a tutelare l’interesse e gli equilibri di “un quartiere già densamente popolato e vissuto come San Paolo”. Dal Bambino Gesù non riceviamo notizie più precise sulle dimensioni finali dell’edificio, sulla procedura che ha portato all’apertura del cantiere gestito dalla Italiana Costruzioni, ma ci spiegano che si tratterà di un “Centro elettivamente dedicato al potenziamento dell’eccellenza dell’Ospedale sul fronte della ricerca scientifica a vantaggio della salute dei bambini”. Un disegno preciso e già esposto dal Presidente dell’Ospedale di proprietà del Vaticano, Giuseppe Profiti, in occasione dell’inaugurazione del poliambulatorio del Bambino Gesù a viale Baldelli. Era marzo e il Presidente parlò di una “struttura leggera, alta due piani e in vetro” con un parcheggio interrato da 280 posti, dove sarebbero stati ospitati altri ambulatori e il centro di ricerche appunto, nell’ottica di lasciare al Gianicolo, sede storica, esclusivamente la gestione delle emergenze, altissime specialità e trapianti. Sempre in quella occasione il Presidente rese noto che i lavori sarebbero stati ultimati entro il 2012 e avrebbero comportato un investimento di 35 milioni di euro. Ulteriori notizie si desumono dal sito web di un ingegnere che ha collaborato con lo studio Carrara International all’elaborazione del progetto, Emanuele Triches, che “per motivi di riservatezza” non pubblica disegni e foto del cantiere. Qui si parla di un “sostanziale incremento delle dimensioni dell’intero complesso, con l’aggiunta di un secondo piano all’edificio per poliambulatori e l’introduzione di un edificio di laboratori” e più avanti si fa riferimento ad una variante in corso d’opera risalente ad aprile: “È stato destinato a laboratori anche l’edificio originariamente adibito ad uffici, mentre il vecchio blocco dei laboratori è stato ridotto per la realizzazione di un auditorium di rappresentanza da 200 posti”. Inoltre si prevede la fine dei lavori con un anno di anticipo e quindi entro il 2011. Notizie frammentarie e diversificate che non consentono una ricostruzione organica di questa storia assai articolata, però dal Bambino Gesù parlano di interventi, come nel caso del Poliambulatorio di viale Baldelli, realizzati con “plebiscitario gradimento da parte delle famiglie” e relativamente al nuovo edificio come di “un elemento qualificante per l’Italia, per la Capitale e in particolare per il Municipio nel quale si inserisce”. E aggiungono: “Con il Municipio e con le realtà sociali del territorio sussistono ottimi rapporti di reciproca disponibilità nel pieno rispetto delle reciproche competenze e peculiarità istituzionali”. Per il momento pare che questa concordia sia ancora lontana ma di certo è auspicabile, legata direttamente com’è alla trasparenza dei procedimenti e dei lavori, altro elemento sul quale è necessario giungere a un’azione risolutiva e chiarificatrice. Intanto le due gru continuano a lavorare e a dominare dall’alto San Paolo.

Stefano Cangiano

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