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Sequestro I-60: la copertura del Fosso delle Tre Fontane blocca parte del cantiere

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La magistratura convalida il sequestro. Mentre continuano i sopralluoghi e lo scambio di pareri, i cittadini plaudono e rilanciano la battaglia

Tratto da Urlo n.113 marzo 2014

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GROTTA PERFETTA – Continua il carteggio fra il Municipio VIII e gli enti preposti al controllo della vicenda dell’I-60. Il sequestro dell’11 febbraio scorso di parte del cantiere è stato convalidato dalla magistratura. I motivi del provvedimento sono legati alla “tombatura” del Fosso delle Tre Fontane, corso d’acqua vincolato e citato nella Convenzione Urbanistica come “ex Fosso delle Tre Fontane”. Il Presidente del Consorzio Grottaperfetta, Carlo Odorisio, il 12 febbraio, rispondendo al quotidiano Repubblica in relazione al sequestro, ha dichiarato che “Il progetto del programma urbanistico ha seguito una procedura rigorosa, conforme al piano regolatore e le problematiche del fosso, in quel tratto non più attivo da tempo e senza funzionalità idrologica, sono state ben presenti” aggiungendo poi che “norme, prescrizioni e distanze dal fosso sono state rispettate. Su quella zona c’è un deposito temporaneo di terre che poi sparirà”. Di tutt’altro avviso è l’Assessore all’Urbanistica del Municipio VIII, Massimo Miglio, che ha affermato di stare ricevendo conferme dell’esistenza del Fosso e dalla sua effettiva attività, “mentre dal Dipartimento Urbanistica – spiega il Presidente del Municipio VIII, Andrea Catarci – si continua a dire che ci sono dei rilievi, che definirei ‘antichi’, che affermerebbero che il fosso non esiste più. Con l’Assessore – Massimo Miglio, ndr – abbiamo concordato di non rispondere nemmeno più a queste cose, perché non è argomento di discussione se il fosso esista o meno, chiunque può andare lì e bagnarsi i piedi”. Tra le conferme ricevute dal Municipio, ci spiega l’Assessore Miglio, c’è anche una nota dell’Area Difesa del Suolo della Regione Lazio del 26 febbraio scorso che, nel ribadire la sussistenza del Fosso, evidenzia come “i movimenti di terra stanno obliterando l’alveo e, in alcuni punti si è notato ristagno di acque per carenza di deflusso”. Per questo il Presidente Catarci si è detto convinto della necessità di rivedere il progetto, mantenendo la distanza di 150 metri prevista dal vincolo paesistico. Una revisione che, nonostante l’eliminazione di alcuni posteggi auto insistenti sull’area attualmente sequestrata, non vedrebbe una riduzione sensibile di cubature, non essendoci una riduzione importante degli standard urbanistici: “Abbiamo potuto accertare in un sopralluogo la presenza di natura spontanea nella zona sequestrata – racconta Antonella Melito, Consigliera Pd al Municipio VIII e Presidente della Commissione Urbanistica – A mio avviso da questa situazione potrebbe scaturire una revisione del progetto, ma sarei cauta nel dire che in questo modo si fermeranno i lavori di edificazione – conclude – certamente grazie all’interesse del Municipio si riuscirà a tutelare il Fosso, ma dobbiamo dire la verità ai cittadini senza creare false illusioni”. Nei confronti del sequestro non è mancato il plauso del Coordinamento Stop I-60. I cittadini che da anni si battono contro l’edificazione, in attesa del 22 maggio, giorno in cui il TAR del Lazio si pronuncerà in merito alla vicenda, hanno definito l’azione ‘un atto di coraggio’: “Il Presidente Catarci, e l’Assessore Miglio, hanno chiesto il sequestro basandosi anche su una rigorosa documentazione esibita dai cittadini, che dimostrerebbe procedure poco chiare nelle opere di urbanizzazione. Il Coordinamento – conclude il portavoce – si augura che questo sia solo il primo atto di un’opera di controllo e difesa del territorio”. Oltre ai cittadini anche i consiglieri del M5S al Municipio VIII si sono complimentati con l’Assessore Miglio per quanto ottenuto, continuando però a definire il provvedimento una prima tappa nella lotta contro l’edificazione: “Il sequestro dovrà portare alla riduzione ed al ripensamento del progetto. Noi siamo stati sempre ottimisti, ci è stato detto che era impensabile, mentre noi avevamo molti dubbi sulla limpidezza della situazione – spiega la Consigliera M5S, Valentina Vivarelli – Adesso si è arrivati a bloccare una parte del cantiere, non vogliamo che questo venga considerato un traguardo, ma solo un tassello”. Un’interpretazione differente della vicenda, arriva dal Presidente della Commissione Controllo e Garanzia del Municipio VIII, Maurizio Buonincontro, il quale pone sul tavolo la possibilità che l’attuale corso del Fosso possa non essere quello originario sottoposto a vincolo: “Dopo un sopralluogo, a logica e richiamando le informazioni ottenute da cittadini residenti in prossimità della zona sequestrata, mi chiedo se quello che vediamo oggi sia l’originario corso del Fosso oppure possa essere stato deviato con la costruzione di via Ballarin – seguita – Nel caso fosse stato deviato, sarebbe ancora sottoposto a vincolo? Questo è una dei tanti elementi che dovranno chiarire i tecnici”. A tal scopo il Consigliere Buonincontro ha spiegato di aver richiesto al Presidente dell’omologa Commissione Comunale, Giovanni Quarzo, di indire una riunione per fare chiarezza, cui saranno convocati i tecnici di Comune e Municipio e gli Assessori all’Urbanistica comunale e municipale: “L’area sequestrata è comunque limitata – seguita Buonincontro – bisognerà quindi valutare l’opportunità di rivedere il progetto. Va bene tutelare l’ambiente, soprattutto se si parla di una zona sottoposta a vincolo, ma deve esserci un risultato percepibile. Ho paura – conclude il Consigliere – che questa possa essere l’ennesimo exploit in vista delle prossime elezioni europee”. Nei prossimi mesi si farà chiarezza sulla vicenda del Fosso e sulla possibilità o meno che, questo piccolo corso d’acqua, possa portare alla revisione di un progetto edificatorio che prevede ben 400mila mc di cemento.

Leonardo Mancini