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Arriva la sentenza del TAR sul Pup Fermi

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Il Tar ha condannato il Comune di Roma a risarcire la Cam Srl con 1 milione di euro

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LA SENTENZA – Il Tar si è espresso sulla vicenda del Pup Fermi, dando ragione al costruttore. Il Comune di Roma, secondo quanto riportato dal quotidiano Repubblica, è stato condannato a risarcire “un milione di euro di danni alla ditta appaltatrice, la Cam Srl, e a risolvere la convenzione stipulata con l’impresa nell’ottobre 2010 per l’intervento in zona Marconi”.

LA VICENDA – Il Pup Fermi è un’opera di cui abbiamo parlato spesso tra queste pagine, e che indubbiamente i cittadini hanno sempre osteggiato fermamente. Tra ritardi, rimpalli di responsabilità, studi sul rischio idrogeologico dell’area e l’ostilità dei comitati di quartiere, secondo quanto riporta Repubblica “ritenendo che il Comune avesse di fatto impedito la realizzazione del parcheggio che aveva approvato, convenzionato e autorizzato, la Cam chiedeva la risoluzione del rapporto per non aver mai avuto a disposizione le aree per la costruzione del parcheggio e del parco e un salato risarcimento danni (oltre 21 milioni di euro). Una richiesta davanti la quale il Campidoglio, in piena era Alemanno, è rimasto in silenzio. Appurata ‘la violazione degli obblighi di buona fede nell’esecuzione del contratto’ e lo schiacciamento del Comune sulle posizioni dei comitati contrari alla realizzazione dell’intervento, i giudici del Tar hanno dato ragione ai costruttori e condannato il Comune a restituire un milione alla Cam srl”.

UN’OPERA NON VOLUTA – “Tra le varie ipotesi che circolavano tra i cittadini e comunque da non scartare a priori – ha dichiarato Marco Palma, Consigliere FI al Municipio XI – considerando la difficoltà di quel progetto, le criticità idrogeologiche, la situazione del terreno e la presenza dei palazzi ma, e non per ultimo, la crisi che avrebbe compromesso la vendita dei box, quella del risarcimento e della richiesta dei danni da parte della Cam Srl nei confronti di Roma Capitale avrebbe potuto rappresentare una scelta strategica importante a sostegno di un rischio di impresa che, alla luce delle evoluzioni di una serie di cose dalle quali il mercato immobiliare di certo non è risultato essere scevro, parrebbe essere stato rimborsato con la sentenza del Tar. Il problema di quel Pup – ha continuato Palma – resta quello di averlo pensato e progettato. In pochi hanno evidenziato ciò che evidenziammo nella parte iniziale. La proposta di delibera di iniziativa popolare calendarizzata ormai da oltre un mese in assemblea capitolina è vittima degli isterismi e dei numeri legali di una maggioranza che assomiglia sempre più al suo Sindaco”.

LA POSIZIONE DEL COMITATO NOPUP – Riccardo Micheli, esponente del Comitato NoPup Fermi, riassume la vicenda raccontata da Repubblica: “In attesa di leggere la sentenza, ricordiamo i fatti del 21 marzo 2011, quelli a cui fa riferimento la faccenda. Quel giorno la ditta avrebbe dovuto comunicare la cantierizzazione di via Fermi, nel Municipio XI presieduto ai tempi da Gianni Paris, ora consigliere comunale, con il vincolo imposto dal Servizio Giardini del Comune di Roma il 14 marzo che gli alberi fossero ancora nella stasi vegetativa invernale. Quel giorno, per fortuna, in strada eravamo tanti, quasi 300 persone, per protestate contro un progetto che non serviva a nessuno se non alle casse della ditta stessa. Sapevamo anche che c’erano tecnici del Servizio Giardini presenti per verificare la correttezza delle procedure (preventivamente il weekend precedente avevamo inviato le foto attestanti la gemmatura degli alberi) e proprio grazie al Dipartimento X in accordo con il VII il cantiere fu bloccato visto che gli alberi, che sarebbero dovuti essere espiantati per essere posizionati in un punto ancora oggi da definire (si parla di 25 platani ad alto fusto), erano usciti dalla stasi e quando erano diventati ufficialmente intoccabili fino all’autunno successivo. Successe anche nell’estate successiva – ricorda Micheli – nonostante la mancanza di alcuni nullaosta arrivati quasi una settimana dopo e grazie agli insufficienti controlli del Municipio sulla documentazione, la ditta riuscì a cantierizzare un pezzo di strada eseguendo uno scavo archeologico preventivo nell’unico punto senza alberi (aggirando di fatto le imposizioni del Comune). Tratto di strada soggetto, poi, ad un grosso cedimento che ha richiesto diversi interventi di ripristino. Ora sembrerebbe da tempo che la ditta avesse rinunciato al parcheggio, ma nella documentazione ufficiale non risultava nessuna di queste voci, per cui per non sopravvivere di continui rinvii, ottenuti soprattutto alle mancanze tecniche del progetto, nel 2012 abbiamo presentato una delibera di iniziativa popolare, raccogliendo oltre 6000 firme, con la quale si chiedeva lo stralcio definitivo della costruzione”.

LE DOMANDE DEL COMITATO – Una delibera che ancora oggi attende di essere discussa in Assemblea capitolina e che sta subendo rinvii su rinvii, nonostante sia calendarizzata. Micheli si pone comunque delle domande: “Se la Cam ha detto di no – continua Micheli – perché nella documentazione ufficiale non c’è nessuna nota di rinuncia? Se il parcheggio non si farà, perché a questo punto non votare subito la delibera 38, considerando che non esporrebbe il Comune a nessun’altra richiesta di risarcimento danno, oltre a quello già ottenuto? Se è così, perché il progetto non è nell’elenco di quelli espunti, pubblicato qualche tempo fa? Scriveremo all’Assessore Improta per ottenere delle risposte e capire se si tratta di una vittoria ottenuta a caro prezzo o di una sconfitta che, oltre al danno economico, comporterà anche la beffa per i cittadini di assistere all’ennesima speculazione”.

Serena Savelli