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È caos al Pronto Soccorso del San Camillo

San Camillo

La struttura è al limite del collasso, il PS esplode, i pazienti vivono nel disagio ed il personale sanitario lavora in condizioni di estrema difficoltà. Mentre si parla ancora di tagli

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Da Urlo n.111 gennaio 2014

GIANICOLENSE – Il Pronto Soccorso del San Camillo versa da anni in condizioni di sovraffollamento, così come i PS dei maggiori nosocomi capitolini. Il circolo vizioso è sempre lo stesso: il paziente visitato non trova posto nel reparto e quindi rimane al PS; quest’ultimo si riempie fino a giungere al sovraffollamento ed il personale si trova a dover gestire contemporaneamente le emergenze che si presentano oltre ad un vero e proprio reparto “improvvisato” e ricavato alla meno peggio ammucchiando letti in corridoi e stanze. La situazione sembra giunta ormai al limite e con lei anche le risorse. Pochi giorni fa – ci riferiscono – una paziente in codice verde che si trovava al PS è inciampata procurandosi un trauma cranico, mentre di dicembre è la notizia dell’aggressione a un infermiere del PS da parte di una persona in attesa.
La situazione sta quindi diventando delicata, c’è forte carenza di posti letto che caratterizza ormai da tempo l’intera rete ospedaliera della Sanità laziale. L’insufficienza è determinata dal taglio indiscriminato effettuato negli anni precedenti in virtù del piano di rientro dal deficit. Ciò potrebbe proseguire con la politica messa in atto dall’attuale Giunta che ha annunciato un taglio di ulteriori 900 posti letto. Queste premesse sembrerebbero essere tutt’altro che rosee.
Per porre ancora una volta l’attenzione sulla situazione si è svolta il 20 dicembre scorso al San Camillo una conferenza stampa indetta da due sindacati, Nursind e ANAAO Assomed, rispettivamente referenti degli infermieri e dei medici, per denunciare le invivibili condizioni in cui versa il pronto soccorso di uno dei nosocomi più importanti della Capitale e di tutto il centro-sud del Paese. Fino a cinque giorni di attesa in Pronto Soccorso prima di trovare un posto letto in reparto: questo è solo uno dei numeri da capogiro che i due sindacati hanno presentato durante la conferenza. Quando parliamo del PS del San Camillo il riferimento è ad un punto di emergenza che raccoglie un bacino d’utenza enorme, dove le barelle vengono stipate ed ammucchiate. Molte negli anni le promesse non mantenute, come un ampliamento degli spazi e un ammodernamento dei macchinari. Tutto è rimasto su carta, come denunciato durante la conferenza. Proprio a luglio 2012 ad esempio veniva stanziata una somma superiore a 450mila euro per provvedere all’ampliamento del PS al piano superiore. Ad oggi dell’allargamento non si vede neanche l’ombra.
La situazione è paradossale e lo diventa ancora di più se si pensa al fatto che solo quattro anni fa il PS del San Camillo veniva eletto a punto di riferimento della rete d’emergenza laziale. Ma andiamo con ordine. Nel 2005 una commissione esterna alla Regione Lazio attribuì al nosocomio il premio all’eccellenza per la qualità del PS e in funzione di ciò gli venne attribuito un ruolo di centralità. Questo avveniva – hanno denunciato i sindacati – nel 2010. In seguito si è assistito ad un aumento dei codici rossi trauma al PS il cui numero è passato dai circa 270 del 2007 ad oltre 600 del 2013. L’afflusso da altri ospedali è aumentato del 140% e ciò non vale solo per i traumi ma per tutti i codici rossi. La Regione insomma ha investito il PS del San Camillo di una responsabilità e una centralità notevoli senza però dotare il nosocomio di ulteriori risorse. “Oggi – sempre per parlare attraverso i numeri presentati durante l’incontro, ndr – il PS va verso il degrado e la dignità di pazienti e lavoratori è in pericolo. Se prima infatti al suo interno erano presenti 13 postazioni monitorizzate, adesso nel centro d’emergenza ne sono rimaste 8; se prima c’erano 8 defibrillatori, adesso ne sono rimasti 3; il numero di pompe infusionali è infine passato da 12 a 4”. Questi gli impressionanti numeri di cui ha parlato nel corso della conferenza il dott. Giuseppe Nardi.
Il problema del sovraffollamento sta nell’imbuto che si è creato a causa della poca disponibilità di posti letto nei reparti e della riduzione delle risorse umane. “Ma a fronte di questo – denuncia Sandro Petrolati della segreteria nazionale dell’ANAAO – i soldi spesi sono di più. Come è possibile? Probabilmente – seguita – ciò avviene a causa di alcuni rivoli di spesa non controllati o per dolo o per incapacità: si continua a buttare soldi o a spenderli male e a fronte di questo non si riesce ad offrire il servizio che si erogava prima”. “Ci vuole un maggior controllo sulla spesa corrente”, dice Marco Lelli, segretario Nursind presso il nosocomio, che seguita: “Accanto all’acquisto di materiali imprescindibili alcune spese sono sprechi”, un esempio su tutti, dice, alcuni macchinari presenti nei reparti la cui funzione è dispensare medicinali in porzioni monodose. Questa innovazione introdotta ormai da tempo genera un volume di spesa di circa 2 mln di euro all’anno. “Questo denaro – denuncia la Nursind – potrebbe essere impiegato diversamente, magari per la scala antincendio del Reparto Maternità o la porta antincendio del padiglione Lancisi o ancora per ristrutturare la camera operatoria della cardiochirurgia del San Camillo”. “Il taglio dei posti letto – seguita Lelli – è il provvedimento più sbagliato a cui si possa pensare perché sfocia nel costruire in modo abusivo dei letti nei corridoi. Questi gravano sul bilancio: non sono inclusi nelle previsioni di spesa e il loro mantenimento provoca costi extra-budget”.
Pare che sia proprio questa, invece, la soluzione trovata dall’amministrazione del nosocomio nella notte del 30 dicembre scorso quando, per tamponare il forte sovraffollamento che viveva in quelle ore il PS, la stessa direzione sanitaria autorizzava per quella giornata “l’aggiunta di posti letto in corridoio nelle diverse UU.OO. anche con utilizzo di letti del Day Hospital”. Inutile porre l’accento sulle criticità di una simile soluzione che, oltre a ledere sicurezza e privacy dei pazienti, sottolinea Lelli, non risolve il problema. Nella lettera della direzione poi – seguita Stefano Barone, delegato Rsu per la Nursind al San Camillo – non si fa riferimento alla possibilità di utilizzare posti letto destinati a ricoveri programmati.
“La soluzione trovata dalla direzione del San Camillo serve solo a nascondere il problema sotto al tappeto”, sostiene Fabrizio Santori, Consigliere in Regione Lazio e componente della Commissione Salute, che ha presentato un’interrogazione per avere chiarimenti in tal senso. “La risoluzione del sovraffollamento deve prevedere interventi organizzativi e strutturali, non certo astuzie illegittime. Sui Pronto Soccorso della Capitale serve una rivoluzione che l’immobilismo di Zingaretti non è in grado di garantire”. Il Consigliere, che era presente alla conferenza stampa del 20 dicembre, prosegue dicendo: “Chiederò un’inchiesta rispetto ai 467mila euro stanziati con delibera di giunta regionale n.322 nel luglio del 2012 per l’ampliamento del Pronto Soccorso. Ad oggi, tra rimpalli di competenze e lassismi vari, è scandaloso che la Regione Lazio si sia limitata ad inviare delle letterine senza essere mai intervenuta concretamente per migliorare una condizione di criticità che non riesce a contenere in maniera adeguata l’afflusso dei pazienti e dei loro accompagnatori”.
Sulla questione è intervenuto anche Riccardo Agostini (Pd), Consigliere regionale e membro della Commissione Salute: “Sono stato personalmente, poco prima di Natale, al San Camillo per rendermi conto della situazione. Ho incontrato medici e operatori sanitari per avere un quadro generale delle criticità. Credo che sia urgente affrontare il tema in Commissione Sanità e trovare una soluzione per un problema che si trascina da troppi anni. Il San Camillo serve un bacino di utenza molto vasto e credo sia necessario innanzitutto adeguare il suo Pronto Soccorso alle richieste dei cittadini. In questo senso le nuove dotazioni di personale medico annunciate dal Presidente Zingaretti sono una prima risposta concreta”.

Anna Paola Tortora