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La lunga vicenda delle Terrazze dei Colli

terrazze colli

Ancora polemiche sulla struttura di via Newton: non la vuole nessuno ma si farà
La vicenda è storica, la Delibera che regola la costruzione degli edifici su viale dei Colli Portuensi, le cosiddette “Terrazze dei Colli”, appunto, risale al 1972. La concessione edilizia – e la sua variante sostanziale – sono state autorizzate dagli uffici dell’amministrazione comunale nel 2006 e nel 2008, durante la giunta di Veltroni e successivamente con quella del Sindaco Alemanno. Fabio Bellini (Pd), Presidente del XVI Municipio, ci spiega: “La Delibera del ‘72 aveva definito l’utilizzo edificatorio per 30 mila metri cubi su 4 mila metri quadrati. Nel tempo, l’amministrazione comunale in quella stessa area, sempre di proprietà Enpam, l’Ente nazionale di previdenza dei medici, ha costruito la via che circonda Villa Flora, la scuola d’infanzia D’Aronco e la scuola media inferiore Moranti. Nel corso dell’amministrazione Rutelli, con la Variante delle Certezze, c’era stato il tentativo di mantenere a verde l’area ma senza riuscirci. Infatti, anche in virtù dell’utilizzo a fini pubblici (strada e scuole) di una porzione dell’area stessa, esisteva un diritto di fatto, non cancellabile, per la costruzione di 30 mila metri cubi. Inoltre l’Enpam, non essendo un imprenditore o un costruttore, non era interessato ad operazioni urbanistiche, quindi non è stato possibile utilizzare nemmeno lo strumento della compensazione edificatoria, che avrebbe permesso uno spostamento delle cubature. Quindi – continua Bellini –  il Piano Regolatore approvato nel 2008 non c’entra nulla, poiché tutti gli strumenti già c’erano e purtroppo non era possibile utilizzarli per i motivi prima descritti”.
Successivamente l’Enpam ha deciso di costruire la propria sede nazionale e di cedere il diritto edificatorio a una società di costruzione. E questo ha dato luogo alla concessione edilizia del 2006, durante la giunta Veltroni, che, secondo Bellini “il Municipio non ha avuto modo di vedere”. Passando alle scelte della nuova Giunta comunale, Bellini continua: “Nel 2008, con Alemanno, si è deciso di cambiare la configurazione dell’edificio, aggiungendo un piano in alto, un piano ulteriore come volume tecnico e un piano interrato, senza aumentare la cubatura ma sfruttando l’andamento del terreno. Da lì è cominciata la discussione sull’altezza del palazzo, e gli uffici competenti del Comune autorizzarono un’altezza conforme al massimo del regolamento edilizio ma superiore a quella dei palazzi circostanti. Si è aperta allora una lunga controversia, finché l’amministrazione decise di attuare un procedimento di autotutela, con il quale voleva verificare le carte e invitare la società a
sospendere i lavori. Proprio in questa fase la Polizia Municipale, avendo trovato degli operai nell’area del cantiere senza il consenso del Comune, ha posto i sigilli. Arriviamo alla stretta finale – continua Bellini – quella in cui la magistratura ha fatto il suo corso risequestrando lo stabile, che recentemente è stato dissequestrato per rendere possibili i lavori che porteranno alla fine della controversia. Intanto sembra che l’amministrazione comunale stia arrivando ad un accordo per il quale si giudica opportuno mantenere la distribuzione del volume attuale dell’edificio, facendo pagare alla società una penale. Parimenti questo orientamento e gli atti propedeutici non ci sono stati comunicati, tanto che l’ufficio tecnico del Municipio, nel frattempo, aveva anche fatto un atto per la demolizione dell’intero edificio, ossia della variante concessa sotto l’amministrazione Alemanno”. Bellini in conclusione spiega che l’accordo finale sarà quindi presumibilmente volto al mantenimento dei piani in più, congiunto al pagamento di una penale, ricordando che il ruolo del Municipio è prevalentemente quello di “svolgere una funzione di controllo, e lo abbiamo esercitato sequestrando addirittura l’immobile, mentre le autorizzazioni le da il Comune. Comunque il dato finale sarà questo: rimarrà questo volume che io per primo giudico eccessivo in quella configurazione e in quell’area”.
In contrapposizione alle dichiarazioni rassegnate del Presidente, Marco Giudici (Pdl), Consigliere del XVI Municipio, si dimostra ancora possibilista su una risoluzione meno impattante della questione: “Sono anni che combatto contro l’ecomostro che Veltroni e Bellini hanno voluto su questo territorio e ogni giorno la questione si fa sempre più complicata”. Un’accusa al Presidente Bellini e all’amministrazione municipale che, secondo Giudici, hanno delle responsabilità dirette nella vicenda. “Oggi sono apert
i due versanti – continua – quello giudiziario e quello amministrativo: riguardo al primo c’è stato un dissequestro parziale dell’edificio su disposizione del Giudice per le indagini preliminari. Parziale perché resta sempre in essere il sequestro degli ultimi piani e l’indagine per violazione dei limiti di altezza dell’edificio. Sul piano amministrativo mi sono opposto all’ipotesi che venga comminata una semplice multa al privato, perché nessuna cifra può giustificare un simile scempio”. Infine, Giudici conclude: “Se c’è stato un abuso, questo deve essere sanato attraverso la demolizione, non con pene alternative che convengono ai trasgressori e danneggiano la gente comune. Troppe cose in questa storia non quadrano. Ad esempio, le immagini storiche di Google Earth mostrano che solo l’asilo dei Colli Portuensi era in costruzione, mentre il cantiere delle Terrazze ancora non esisteva a luglio del 2007. Ora, i permessi a costruire durano un anno, altrimenti perdono la loro efficacia. Il permesso dell’ecomostro è il n°696 e porta la data del 22 giugno 2006. A questo punto vorrei quindi capire a quale titolo siano iniziati e proseguiti i lavori delle Terrazze dei Colli. Sul mio sito internet la petizione per abbattere i tre piani abusivi delle Terrazze dei Colli sta andando avanti ininterrottamente da oltre due anni con enorme successo. Sono molto soddisfatto di questo coinvolgimento popolare ed orgoglioso di rappresentare il mio territorio in questa grande battaglia di giustizia e di decoro”.
A margine dell’articolo aggiungiamo che questo di cui abbiamo parlato sembra l’ennesimo intervento urbanistico che non vuole nessuno ma che purtroppo ci ritroveremo come al solito sul ‘groppone’. Il nostro fotografo, arrivato sul posto, nel giro di cinque minuti è stato avvicinato da almeno una decina di persone che chiedevano a gran voce di abbattere tutta la struttura. Purtroppo rimarremo ancora una volta tutti delusi. Ma di chi è la colpa?

Ilaria Campodonico

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