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Malagrotta: un commissario per la chiusura dell’impianto

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Il nuovo Commissario Pecoraro ha 45 giorni per indicare il sito provvisorio

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MALAGROTTA – Sulla Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata l’ordinanza del 6 settembre che nomina il Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, Commissario per la chiusura di Malagrotta. Il nuovo commissario, al momento della nomina, aveva 45 giorni di tempo per individuare un sito alternativo a Malagrotta per la ‘mini-discarica’, che dovrà sostituire l’impianto per circa un anno e mezzo, il tempo stimato per la predisposizione di una nuova permanente discarica nel sito indicato dalla Regione.Il Commissario dovrà inoltre provvedere alla trasmissione, al Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio, di un Piano degli interventi entro fine ottobre, contenente tutte le misure per la chiusura di Malagrotta entro la fine dell’anno.

Questo commissariamento non dovrebbe cambiare il destino della discarica più grande d’Europa: “Il commissario Pecoraro è stato nominato esclusivamente per garantire la chiusura della discarica di Malagrotta che questa volta ci sarà – dichiara il Governatore del Lazio Renata Polverini – il piano prosegue con l’iter ordinario, ma avere il Prefetto di Roma come Commissario in questa fase è una garanzia per noi, per i cittadini e anche per l’Unione Europea che su Malagrotta ha deciso la procedura di infrazione. Forse con questa nuova nomina ci guarderà con un’attenzione diversa”. La dichiarazione della Polverini ha ricevuto immediata risposta da parte del capogruppo del Pd Ernesto Montino: “La Presidente Polverini ammette candidamente di far parte di una classe politica poco credibile. Infatti giustifica la sua fuga e quella del Sindaco perché ‘così l’Europa ci guarderà diversamente’.

Anche i cittadini hanno capito di avere a che fare con una classe politica che, abbandonato Berlusconi, ha assunto come modello Ponzio Pilato”. Nonostante le polemiche, gli auguri al neo-Commissario sono stati bipartisan. Sia il Presidente della Commissione ambiente di Roma Capitale Andrea De Priamo, che il Consigliere regionale Marco Di Stefano hanno fatto anche pervenire delle precise richieste: “Mi auguro che il Commissario tenga in considerazione il fatto che non si può chiedere agli abitanti del quadrante della Valle Galeria di accettare l’apertura di una nuova discarica nel loro territorio, come nelle ipotesi di Monti dell’Ortaccio e Testa di Cane” è quanto affermato da Di Stefano. Anche il Presidente De Priamo si è rivolto in tal senso a Pecoraro: “Ci appelliamo al Prefetto affinché la Valle Galeria sia tutelata e venga risparmiata all’apertura, anche provvisoria, di un sito per lo smaltimento dei rifiuti. Sarebbe una clamorosa beffa ai danni dei cittadini che già convivono con la discarica”. Sono mesi infatti che secondo Di Stefano “in queste zone vanno avanti lavori di adeguamento che, guarda caso, potrebbero farle apparire come le soluzioni ideali”. In particolare per quanto riguarda la zona di Monti dell’Ortaccio, come riportato da Corriere.it che ha fotografato il viavai di camion carichi di terra, sarebbe già pronta una gigantesca buca che potrebbe ospitare i rifiuti della Capitale.

Anche il Presidente del Municipio XVI Fabio Bellini ha espresso la sua preoccupazione per la vicenda e in particolare sulla possibilità di una Malagrotta-bis: “Si andrebbe contro l’impegno preso con i cittadini per il risanamento dell’area. Indipendentemente dal soggetto istituzionale per la gestione della chiusura di Malagrotta chiediamo che l’impegno sia rispettato”. Anche i cittadini si stanno preparando a questa evenienza: “La popolazione del XVI sta organizzando convegni e presidi che dipenderanno essenzialmente dalle ipotesi di soluzione che andranno delineandosi” dichiara Bellini.
A preoccupare il Municipio XVI è però anche la determinazione della Regione del 15 settembre preparata dalla direzione delle Attività produttive e rifiuti che ha come oggetto: “Impianto di preselezione e volumetria dei rifiuti solidi urbani denominato Malagrotta 2 – proroga dei termini autorizzativi”. “Per i rifiuti della Capitale esistono tre impianti di preselezione e trattamento al momento sottoutilizzati – spiega Bellini – Malagrotta 1 e Malagrotta 2 gestiti dalla COLARI e l’impianto di Rocca Cencia a gestione AMA. Questi impianti utilizzati a pieno regime sarebbero potuti essere strumenti efficaci per una gestione virtuosa della discarica”. Nelle premesse della determinazione della Regione si legge però che “l’impianto è necessario e funzionale al trattamento dei rifiuti prima del conferimento degli stessi presso la discarica di Malagrotta”. Per questo motivo viene predisposta una proroga al funzionamento sino al 15 settembre del 2012. L’ipotesi è che questa formula sia semplicemente stata importata da vecchi documenti, ma è stata comunque motivo di allarme. “La preoccupazione di questo municipio è che la vita di Malagrotta possa protrarsi oltre il 31 dicembre –  continua Bellini – Voglio far notare che la vita della discarica dipende dalle leggi nazionali che ne indicano la massima capienza in 1.350.000 metri cubi di rifiuti”. Con il decreto del 2003 è stato previsto l’innalzamento della capacità delle discariche di un 15% in più oltre l’andamento orografico precedente. Questo a fronte del fatto che i rifiuti nel tempo si cristallizzano e perdono gas, quindi anche volume. “Con Malagrotta però siamo andati anche oltre questo bonus, la discarica è esaurita, non possiamo aumentarne ancora il volume senza andare contro le leggi nazionali” conclude Bellini.

La speranza per molti comitati e organizzazioni ambientaliste è che il Prefetto di Roma avvii una consultazione per rispondere al meglio alle necessità del territorio. Anche il Capogruppo dei Verdi alla Regione Lazio Angelo Bonessio ha sottolineato questo punto: “Riteniamo utile anche un incontro del prefetto con il Coordinamento Rifiuti Zero per il Lazio, che rappresenta numerosi comitati territoriali. Non si può prescindere dal confronto con le realtà associative locali in una scelta così importante. Si evitino gli errori del passato, affinché si possa giungere a scelte condivise”. Di tutt’altro avviso è Massimiliano Iervolino dei Radicali Italiani, coautore del libro “Con le mani nella monnezza”, nel quale analizza il processo che ha portato all’attuale situazione della discarica: “In materia di rifiuti la Regione Lazio è stata commissariata per ben nove anni, il commissariamento uccide la sovranità popolare ed è uno strumento che non ha mai prodotto risultati, quasi sempre ha portato solo disastri. Il 2 marzo 2011 la Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle attività illecite connesse al Ciclo dei Rifiuti ha approvato all’unanimità la relazione sul Lazio” cita Iervolino “la gestione dei rifiuti nella Regione Lazio negli ultimi 13 anni ha contravvenuto alle direttive UE ed è andata nel verso opposto a quello della gestione integrata. La più che decennale durata dell’emergenza rifiuti ha dimostrato il fallimento dei poteri d’urgenza e la difficoltà di riportare a una gestione ordinaria la raccolta”.

Entro la fine di ottobre avremo modo di capire se, almeno per questa volta, il ruolo del commissario sia stato quello di accelerare il processo di chiusura della discarica, tenendo però conto delle esigenze del sistema, dei cittadini e del territorio.

Leonardo Mancini