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Moschea a Monteverde: è ancora scontro

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Una conferenza stampa indetta dal presidente della Commmissione Trasparenza per fare luce sulla vicenda

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L’ANNUNCIO – “La Commissione Trasparenza con all’ordine dei lavori ‘Centro culturale nei locali siti in Circ.ne Gianicolense 223: analisi degli atti in possesso dell’Amministrazione. Ore 10.30 audizione U.O.T e U.O.S.E.C.S.’ è convocata per giovedì 19 marzo 2015”. Questo l’annuncio dato ieri dal consigliere di opposizione in Municipio XII, nonché presidente della suddetta Commissione Trasparenza, Marco Giudici.

LA VICENDA – Il dibattito sulla (presunta) moschea di Monteverde è quindi ancora aperto e, anzi, sembra non si chiuderà nel giro di poco tempo: è scontro tra maggioranza e opposizione. Prima, i militanti di Prima l’Italia che, nottetempo, espongono un manifesto con la scritta ‘No alla moschea di Monteverde’ e poi portano avanti una raccolta firme; poi, i consiglieri Fabrizio Santori e Marco Giudici, rispettivamente regionale e municipale, che parlano di “prove incontrovertibili” che attesterebbero la nascita di un luogo di culto. Dall’altra parte, la posizione – immutata – del Municipio: la presidente Cristina Maltese sostiene che i pericoli paventati non sono reali in quanto nei locali di circonvallazione Gianicolense n. 223 altro non ci sarebbe che una normale associazione culturale.

DALL’OPPOSIZIONE – Eppure, “secondo le informazioni in nostro possesso – dichiara il consigliere Giudici raggiunto telefonicamente al termine della conferenza stampa – quella è un’associazione la cui finalità è la diffusione della cultura e della fede islamica”. Secondo Giudici, quindi, non ci sarebbero dubbi: a Monteverde si starebbe realizzando un luogo di culto, contrariamente alle dichiarazioni della presidente Maltese. “Da quello che sappiamo – aggiunge Giudici – è stata avviata una CILA (Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata, ndr) per lavori di non particolare importanza, lavori di ristrutturazione e manutenzione ordinaria, per intenderci. Tuttavia, secondo alcuni cittadini sarebbero stati installati anche dei lavabi, il che lascerebbe intendere le intenzioni di trasformare questo in un luogo di culto”. Inoltre, in base all’art. 32, comma 4 della legge n. 383/2000 recante ‘Disciplina delle associazioni di promozione sociale’, “la sede delle associazioni di promozione sociale e i locali nei quali si svolgono le relative attività sono compatibili con tutte le destinazioni d’uso omogenee previste dal decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 97 del 16 aprile 1968, indipendentemente dalla destinazione urbanistica”. Questo, continua Giudici, comporta quindi che “la normativa sulla destinazione d’uso sia in deroga rispetto a quanto previsto da questo articolo”. A conferma di questo, anche “una parte della dottrina giuridica che riconosce come consolidata la prassi delle comunità islamiche di costituire associazioni culturali per esercitare, nella realtà dei fatti – incalza Giudici – delle attività di culto, in questo modo aggirando la normativa urbanistica vigente”.

NUOVE INIZIATIVE – Giudici, infine, annuncia di voler andare a fondo alla vicenda: “C’è anche la questione della pubblica sicurezza. Per questo, come Commissione, ci rivolgeremo ai Vigili del Fuoco e alla Polizia al fine di verificare che, anche in questi termini, sia tutto in regola anche sotto questo aspetto, in relazione cioè alla sicurezza del territorio”. Giudici prende quindi le distanze dalle dichiarazioni della presidente Maltese che nega in modo perentorio l’esistenza di un luogo di culto e promette: “Teniamo alta l’attenzione, nonostante il centrosinistra abbia tentato di nascondere la reale natura delle cose”.

Martina Bernardini

(Foto Repertorio)