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Stop al cantiere in via di Donna Olimpia

Bloccata la costruzione del parcheggio interrato: sequestrato il maxi cantiere che da anni invade lo spazio della strada e alimenta il degrado 

MONTEVERDE – La storia del maxi parcheggio in via di Donna Olimpia comincia nel novembre del 2006 quando, a seguito di una sovrapposizione di competenze tra enti diversi, venne autorizzato l’avvio alla costruzione. Risultato di momenti di attività e momenti di stasi totale, da anni una voragine enorme deturpa il centro della via, mettendo a rischio la popolazione residente. Il 4 novembre i lavori si sono interrotti di nuovo, quando gli agenti del XVI Gruppo della Polizia municipale hanno deciso di sequestrare il cantiere per gravi irregolarità e difformità progettuali. “I cittadini di Donna Olimpia mi hanno contattato perché mi interessassi del parcheggio in via di costruzione sulla via omonima, tanto cara a Pasolini” – racconta Gemma Azuni (Sel), Consigliere di Roma Capitale – “L’interrogazione, che ho fatto in data 13 gennaio 2011, non ha avuto risposta”. In quella circostanza la Azuni, aveva chiesto di conoscere le motivazioni del completo abbandono del cantiere, la previsione circa i tempi di ripresa dei lavori, le eventuali misure assunte dal Comune nei confronti della ditta appaltatrice. “Ho scoperto che, con le cavità sotterranee e con le voragini che si stanno creando a Roma, al Comune non esiste un ufficio competente in materia di studi idrogeologici e geostatici. La costruzione dei Pup” – ricorda Azuni – “dovrebbe essere finalizzata al superamento della sosta nelle strade, ma in realtà alla lunga i costruttori procedono con la vendita dei box e si disinteressano della loro utilità pubblica o degli eventuali problemi che possono nascere al loro interno”.  “Anche la nostra richiesta in riferimento alle Dia che non rispondevano minimamente ai protocolli apposti nell’ambito del cartello di autorizzazione è rimasta inascoltata” – continua – “Il 7 novembre allora sono ritornata sulla stampa, lanciando la mia interrogazione e chiedendo le responsabilità amministrative per quanto accaduto. Anche a questo comunicato non è stato risposto niente, finchè l’altro giorno è apparso su organi di stampa che sono stati messi i sigilli. Ci sono responsabilità, a mio avviso gravissime, che la magistratura deve assolutamente indagare perché Roma appartiene ai cittadini romani e non alla speculazione”.

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“La polizia municipale, visti gli incartamenti, ha deciso di operare il sequestro del cantiere in via di Donna Olimpia” – racconta Fabio Bellini, presidente del Municipio XVI – “L’ufficio tecnico ha calendarizzato una serie di appuntamenti di verifica per gli interventi urbanistici più grandi sul nostro territorio. Da quello che risulta a me questa vicenda è controversa, legata al fatto che il Municipio originariamente non diede un parere positivo alla Dia (dichiarazione di inizio attività) e così l’impresa presentò la richiesta al Dipartimento comunale. Una prima volta respinta, una seconda volta accolta”. Ricordando che sopra la collinetta che si affaccia su Donna Olimpia c’è il casale di “Ragazzi di vita” di Pasolini, che secondo la prescrizione della Dia dovrebbe essere ricostruito con la stessa volumetria e lo stesso ingombro una volta terminati i lavori, Bellini sostiene che probabilmente sono state fatte alcune varianti rispetto al progetto originario e che il tema potrebbe riguardare proprio queste varianti: “Quello che si può vedere, osservando il manufatto, è che in pratica questo volume esce in modo perpendicolare al terreno nel primo tratto, come se ci fosse un’escrescenza maggiore in termini di volumi complessivi, rispetto a quello che seguiva l’andamento della collinetta” – osserva Bellini – “Tutto questo ha una serie di implicazioni legate alle varianti, al tipo di utilizzo per quelle superfici: se deve essere utilizzato esclusivamente per box oppure se può essere utilizzato anche per altri fini. Quest’ultima ipotesi sarebbe comunque possibile perchè, in base alla legge Tognoli dell’89, il 10% complessivo della volumetria può essere adibita a fini commerciali, uffici o altro. Ovvio però che questo ha una procedura diversa rispetto alle autorizzazioni che avvengono con la Dia. E dunque – conclude il Presidente – il problema è che il manufatto che verrebbe fuori presenterebbe delle contraddizioni rispetto alle procedure che sono state scelte per fare quel tipo di intervento”.

“Siamo stanchi dei continui abusi in materia urbanistica ed edilizia che stanno sventrando interi quartieri della Capitale, minando il diritto alla vivibilità ed il benessere ambientale di quadranti di preminente valenza storico–artistica e naturalistica” – dichiara Marco Giudici, Consigliere del Municipio XVI (Pdl) – “Le regole esistono e devono essere rispettate. Chi commette reati deve pagare e non ottenere sanatorie”. Giudici ha avviato una battaglia sul suo sito per chiedere di istituire una commissione speciale di indagine sull’attività edilizia del Municipio XVI: “ Ho lanciato questa battaglia tra la gente per fronteggiare l’emergenza abusivismo nel nostro municipio” – prosegue Giudici – “e per dare un segnale di presenza delle istituzioni a chi avesse intenzione di commettere un abuso di questa entità. L’ho fatto anche pensando ai professionisti e ai costruttori onesti, che lavorano rispettando le leggi e gli accordi presi con le istituzioni. La commissione di indagine, prevista dal Testo Unico Enti Locali, attribuisce infatti dei poteri speciali di controllo per questo tipo di organi che nel Municipio XVI, da sempre governato dal centrosinistra, non sono mai stati istituiti”.

Ilaria Campodonico