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Villa Pamphili: un Piano di Utilizzo e un Ente pubblico per la gestione

villa pamphili

Svanisce l’idea di affidarla a privati, il parco sarà gestito da un Ente pubblico

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Villa Pamphili è un parco di circa 184 ettari di verde. Raro trovare qualcuno che almeno una volta nella vita non abbia organizzato nella Villa un pic nic o non vi abbia fatto una passeggiata. Purtroppo, come molti luoghi di pregio in Italia, la Villa versa oggi in una condizione di degrado: al suo interno – si leggeva ad inizio settembre in un articolo del Corriere della Sera – sono state trovate siringhe, sporcizia e baraccopoli. La descrizione del quotidiano trovava conferma nelle parole di Cristina Maltese, presidente del Municipio XII, che denunciava lo stato di abbandono della Villa le cui ultime opere di manutenzione risalgono al Giubileo, 13 anni fa quindi. È ad inizio settembre che – in seguito alla denuncia del quotidiano e alla risposta della minisindaco – è iniziata la polemica circa la presunta volontà di affidare la gestione della Villa ad un ente privato. A lanciare l’allarme era stato il consigliere e presidente della Commissione Trasparenza del Municipio XII, Marco Giudici. Poi, il 29 ottobre scorso dopo una votazione del consiglio municipale, ha trovato approvazione un ordine del giorno che, ribadendo l’importanza della Villa e dei monumenti di pregio in essa contenuti, impegna il Municipio a sollecitare Roma Capitale all’approvazione di un Piano di Utilizzo e di Gestione per l’amministrazione di Villa Pamphili che coinvolga anche il Municipio stesso oltre che un soggetto completamente pubblico come Ente di gestione della Villa.

“Villa Pamphili resterà pubblica. Il consiglio del Municipio XII ha infatti approvato un ordine del giorno con il quale chiede che venga istituito un soggetto totalmente pubblico per gestirla. Abbiamo vinto la battaglia contro la fondazione”, dichiarava in una nota all’indomani Marco Giudici. “La maggioranza di centrosinistra, presidente Maltese compresa, ha fatto un passo indietro rispetto all’inizio della consiliatura – prosegue Giudici – quando aveva parlato di Fondazione, sia nelle linee programmatiche, che a mezzo stampa, dove aveva anche descritto un modello di gestione a forte valenza privatistica”. Era questa la pesante accusa del presidente della Commissione Trasparenza. Di falsità parla Cristina Maltese in risposta alle accuse, sottolineando con forza come sin dal principio il riferimento fosse ad un ente pubblico e smentisce ogni intenzione di affidare la gestione della Villa ad un ente privato: “Nel mio ruolo di presidente del Municipio XII ho il dovere di smentire ogni voce che possa essere circolata su una eventuale gestione privatizzata di Villa Doria Pamphili. Il Municipio, pur non avendo specifiche responsabilità gestionali nel governo della Villa è da sempre impegnato e sensibile alle sue sorti e ha operato nel tempo per la valorizzazione e la fruibilità per i cittadini. Le linee programmatiche elaborate da questa Presidenza messe all’Ordine del giorno n. 15 della seduta consiliare del 29 ottobre 2013 propongono in realtà una gestione integrata e coordinata del parco storico attraverso l’istituzione di un soggetto totalmente pubblico in grado di valorizzare le risorse rivolte alla Villa destinate in maniera ottimale e in autonomia patrimoniale. Tutto questo per sensibilizzare e sottoporre al Sindaco di Roma, alla Giunta Comunale, ai vertici delle forze dell’ordine, la proposta di avviare un Piano di Utilizzo e di gestione, con il coinvolgimento del nostro Municipio, delle associazioni e dei comitati interessati”.

La questione a ben vedere ruota attorno al confronto tra le parole usate dalla Presidente nelle linee programmatiche di luglio scorso (atto di indirizzo nel quale la giunta neoeletta faceva un quadro degli obiettivi che intende raggiungere durante il suo mandato) e quelle all’interno dell’atto approvato il 29 ottobre. Il termine Fondazione scompare nell’ordine del giorno, sottolinea Giudici che parla quindi di retromarcia della Giunta sulla questione. In particolare, “la dicitura ad oggi eliminata ma presente sulle linee programmatiche parlava di ‘Fondazione a partecipazione pubblica’, dicitura che – spiega il consigliere – avrebbe indicato la necessità di una costituzione di un Ente a partecipazione pubblica ma di fatto privato”. La Presidente, dopo aver ribadito di non avere nessuna intenzione di affidare la gestione della Villa ad un ente privato, ha spiegato l’accaduto: “Dato che attualmente la gestione della Villa e delle risorse è frammentata, nell’ottica di una riqualificazione sembrava necessario riunire tutte le competenze nelle mani di un unico ente che gestisse il parco e i fondi ad esso dedicati, e si era parlato di una fondazione pubblica per la sua salvaguardia, allo scopo di tutelarne l’enorme interesse storico, archeologico e paesaggistico ma anche per contrastare le varie forme di degrado. Inoltre la Sovrintendenza Comunale non ha avuto negli anni mezzi economici sufficienti per tutelarla come avrebbe dovuto. Ma di fronte alla recente comunicazione del provvedimento che dota la Sovrintendenza di autonomia di bilancio, l’idea della Fondazione è stata superata”. Quindi spiega che la Fondazione sarebbe stata istituita qualora fosse stato necessario, cioè solo nel caso in cui il bilancio del Comune di Roma non avesse reso autonoma la gestione del patrimonio artistico.

Marco Giudici continua a esprimere scetticismo ma conclude affermando che “l’importante è aver vinto la battaglia. A prescindere dalle interpretazioni fuorvianti che ognuno vuole dare per difendere la propria posizione da errori commessi in termini di comunicazione e in termini politici, l’importante per me e per noi è aver tutelato la Villa indipendentemente da come si voglia qualificare la sua forma di modello di gestione, che grazie alla nostra battaglia avrà una destinazione pubblica. Il mio auspicio è che il Piano di Utilizzo e Gestione sia approvato quanto prima”.

(tratto da Urlo n. 109 – novembre 2013)

Anna Paola Tortora