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Villa Pamphili: Vivi Bistrot salvo, per il momento

Il locale può proseguire le attività in attesa del bando per la nuova gestione

Tratto da Urlo n.175 Gennaio 2020

VILLA PAMPHILI – Scongiurata per il momento la chiusura del Vivi Bistrot. Lo storico locale di Villa Pamphili, secondo una notifica di Roma Capitale, avrebbe dovuto chiudere il 3 gennaio. La notizia ha scatenato una mobilitazione impressionante: basti pensare che la petizione online lanciata per salvare l’attività è stata sottoscritta da più di 35mila firmatari. Poco prima di Natale il Comune ha fatto dietrofront: per il momento il punto di ristoro rimarrà aperto, almeno fino a quando non verrà indetto un nuovo bando e l’immobile riassegnato.

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I FATTI

Il 4 dicembre i gestori del bistrot, dopo circa 12 anni di attività, si sono visti recapitare un ordine di sgombero che concedeva loro 30 giorni per lasciare il locale. In caso di inottemperanza il Comune avrebbe proceduto allo sfratto. Motivo del provvedimento? La concessione era scaduta a novembre 2015. Fino a qui quindi sembra tutto lineare: “Il Comune ha ragione in quanto sono scaduti i termini di affitto”, hanno scritto nella petizione online i gestori, “ma è dal 2015 che chiediamo al Dipartimento Patrimonio di Roma Capitale l’indizione di un bando pubblico per la riassegnazione del bene e abbiamo continuato a farlo con tre appelli (2016, 2018, 2019) indirizzati alla Sindaca e agli uffici competenti”. In tutti questi anni però non è stata pubblicata nessuna nuova gara per riattribuire la concessione. A dicembre, nonostante l’assenza di un nuovo assegnatario, il Campidoglio ha intimato agli attuali gestori di sospendere le attività.

IL RISCHIO DEGRADO

All’interno della Villa, oltre al Vivi Bistrot, non esistono altri punti di ristoro né altri bagni pubblici. La notizia della sua imminente chiusura ha scatenato molte proteste e preoccupazioni perché la cessazione delle attività, prima dell’individuazione di un nuovo soggetto, avrebbe privato la Villa di un importante presidio, alimentando il degrado e sottoponendo l’edificio al rischio di essere occupato o vandalizzato, così come successo anche ad altri immobili all’interno di Villa Pamphili (basti pensare al Casale dei Cedrati, ndr).

IN COMUNE

Stesso timore è stato rappresentato all’interno di una mozione presentata in Assemblea Capitolina l’11 dicembre. La chiusura dell’attività avrebbe lasciato “il parco più grande e frequentato di Roma senza un punto ristoro, senza servizi igienici e, soprattutto, in balia di atti di vandalismo”. Il documento, approvato all’unanimità, impegnava Giunta e Sindaca ad adottare ogni atto e iniziativa di indirizzo affinché gli uffici competenti ponessero in essere tutte le procedure necessarie alla pronta messa a bando dell’immobile per consentirne il regolare affidamento, ma nel frattempo, in attesa dell’individuazione del nuovo concessionario, l’atto chiedeva di scongiurare la chiusura del locale, perché questo avrebbe comportato l’interruzione dei servizi offerti ai fruitori del Parco portando di fatto “ad un inesorabile degrado della struttura”. La voce dell’aula è stata ascoltata e a meno di due settimane dall’atto è arrivata la risposta del Campidoglio che, con poche ma ben chiare parole affidate a una nota diffusa il 23 dicembre, ha fatto sapere che: “Il Dipartimento Patrimonio e Politiche Abitative ha disposto la sospensione della riacquisizione del locale bistrot sito all’interno di Villa Pamphili. I servizi verranno garantiti fino all’esito del relativo bando”. Nessuna sospensione delle attività quindi per il momento: il Vivi Bistrot continuerà ad operare in attesa che venga indetta e assegnata la gara attraverso la quale verrà individuato il nuovo gestore.

LE REAZIONI

Espressioni di soddisfazione per il risultato raggiunto sono arrivate da più parti. I gestori del Vivi Bistrot hanno parlato di “vittoria” sulla pagina Facebook del locale e ringraziato in una nota per la vicinanza ricevuta: “Grazie al vostro sostegno e alle 35.727 firme raccolte in poco più di due settimane, abbiamo raggiunto l’obiettivo di non chiudere inutilmente Vivi Bistrot senza che sia prima indetto un nuovo bando e nominato un vincitore”. Compiacimento per il risultato raggiunto è stata espresso anche da Lorenzo Marinone (Pd), consigliere in Municipio: “Come Partito Democratico siamo molto soddisfatti. Sin dall’inizio, quando è arrivata la lettera di sfratto, abbiamo chiesto che si andasse nella direzione intrapresa. Auspichiamo che nel più breve tempo possibile venga fatto un bando”, non solo per il Vivi Bistrot, continua il consigliere, ma “anche per tutti gli altri casali presenti all’interno di Villa Pamphili. Come ho detto più volte in altre occasioni la presenza di un presidio fisso garantisce decoro e offre servizi ai cittadini, oltre a creare posti di lavoro. Ritengo altresì prioritario affrontare la questione del Casale dei Cedrati: mi auguro che la situazione si risolva nel più breve tempo possibile. Intanto rispetto al Vivi Bistrot non abbiamo notizie in merito alle prossime mosse del Campidoglio. Sicuramente faremo una commissione trasparenza in Comune, alla quale inviteremo a partecipare i responsabili del procedimento e l’Assessore al Patrimonio e cercheremo di indirizzare la Giunta e gli Uffici Comunali verso la direzione che auspichiamo da tempo. Ringrazio tutti i 35 mila firmatari che hanno sottoscritto la petizione e hanno dato un grande aiuto, e il Partito Democratico in tutti i suoi livelli, sia quello municipale a quello comunale, che si sono presi carico di questa importante battaglia, ottenendo la sospensiva di questo sfratto”. Hanno detto la loro a riguardo anche i consiglieri municipali Giovanni Picone e Marco Giudici (Lega): “L’Amministrazione comunale grillina ha gestito il punto di ristoro dimenticandosi degli interessi dei cittadini e del territorio. Chiediamo che il servizio pubblico sia messo a bando per consentire a tutte le realtà produttive di partecipare alla pari e lanciare una nuova struttura produttiva, ecologica e integrata con la Villa. Villa Pamphili è il polmone verde della città, il nostro orgoglio. Chiediamo che sia gestita sempre con cura, rispetto e trasparenza”.

Anna Paola Tortora