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Allarme fondi per la manutenzione delle scuole : rischio chiusura

In un incontro con i cittadini la denuncia del Presidente e dei tecnici del XI Municipio

Si è svolto ieri l’incontro voluto dal Presidente Andrea Catarci (Sel) presso la sede del XI Municipio, tema la scarsità dei fondi per la manutenzione straordinaria e ordinaria per gli edifici scolastici, dagli asili nido alle scuole medie, ambito di competenza diretta dei Municipi in base al decentramento amministrativo. La denuncia era partita già nei mesi passati, negli incontri con i Dirigenti scolastici del territorio che lamentavano condizioni precarie per gli edifici scolastici, in un clima di tensione accentuato da episodi preoccupanti come il crollo del tetto alla scuola elementare “Tomassetti”. Non scopriamo ora che la condizione strutturale delle scuole italiane è carente, in questo facendo ricorso all’eufemismo più temperato a disposizione, è di un anno fa l’indagine del Ministero dell’Istruzione che ha attestato un dato allarmante: 4 scuole su 10 nel Lazio, quindi 1300, sono a rischio sicurezza. E adesso arriva l’ennesimo grido preventivo dalle amministrazioni locali. Intervenendo in apertura dell’incontro infatti, Catarci ha ammonito: “Nella cornice del ritardo nell’approvazione del bilancio la condizione delle scuole peggiora ancora, dai dati dei tecnici è emerso che per ogni scuola l’investimento massimo possibile è di 4.600 Euro, una cifra irrisoria, che non consente nessun intervento significativo ma solo azioni per limitare le situazioni estreme e più preoccupanti”. Lamentando la scarsa attenzione dell’Amministrazione capitolina e l’atteggiamento “vessatorio” dell’Asl competente che continuano a fare multe per i motivi più disparati (l’ultima per una segnaletica non adeguata all’interno di un plesso scolastico), il Presidente ha poi sottolineato un’altra condizione che rende ancor più difficile la pianificazione e l’intervento da parte del Municipio, l’assenza di fondi per la manutenzione straordinaria. A tal proposito ha dichiarato: “Da tre anni non ci sono più stanziamenti per questa voce, che consentiva, trattandosi di finanziamenti importanti, anche di implementare la manutenzione ordinaria” e ha concluso con l’allarme più preoccupante: “Se gli standard restano questi parecchie scuole rischiano la chiusura”.

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D’accordo con lui su questa previsione, giudicata allarmistica e obbligata per garantire l’incolumità degli studenti, i tecnici e l’Assessore ai Lavori Pubblici, nonché Vice Presidente del XI Municipio, Alberto Attanasio (Pd), che è intervenuto esprimendo la sua condanna nei confronti delle politiche di bilancio: “Continuare i tagli sulla scuola pensando che questo non abbia un effetto sociale immediato e negativo, lasciare le scuole in uno stato di abbandono, è incomprensibile”. Riguardo alla prospettiva immediata ha poi aggiunto: “I fondi attualmente a disposizione finiranno a giugno e non si può pensare di riaprire poi le scuole a settembre senza interventi di manutenzione necessari e fisiologici. Per questo abbiamo chiesto 10 milioni per la manutenzione ordinaria, e cioè interventi d’urgenza, consolidamenti, bonifiche dall’amianto e molto altro, pur consapevoli che non arriverà nemmeno un Euro, ma in queste condizioni anche un altro scenario è possibile, e cioè quello di rimettere le competenze sulla manutenzione al Comune”.

Una dichiarazione forte, che deriva dalla preoccupazione per l’incolumità e la sicurezza degli scolari e dalla possibilità di arginare i rischi che si è ormai ridotta così drasticamente da porre gli amministratori locali in una condizione di paura per le proprie responsabilità. Alla denuncia della politica si è affiancata anche quella dei tecnici del Municipio, che operano in condizioni di carenza di organico costante. Ma questo sarebbe il male minore se a fare da contrappeso ci fosse la capacità d’intervento. L’Architetto Porfirio Ottolini, Direttore dell’Ufficio Tecnico ha commentato la situazione, allargando la riflessione alle politiche nazionali: “Nel 2010 il Governo non ha prorogato la Deroga per gli interventi anti-incendio e infatti, escluso un istituto, non è stato possibile nessun intervento straordinario. Questo in una città come Roma, dove gli edifici non a norma sono tra i 530 e i 550, un numero esorbitante. Di fatto tutti gli interventi propositivi e migliorativi non sono più possibili a causa della possibilità di spesa ridotta al minimo”.

Sulla stessa linea Patrizia Ricci, Direttore del Municipio che ha commentato: “Scontiamo una crisi del ruolo poiché non possiamo rispondere pienamente alle funzioni che questo comporta, a causa di una carenza strutturale di risorse umane ed economiche. Siamo in 3 persone e non possiamo programmare in modo responsabile i programmi per intervenire. In più il decentramento è realizzato secondo modalità limitative e parziali, secondo una rigidità di bilancio e una serie troppo lunga di vincoli che non ci consento di distribuire le risorse nel modo migliore, dove occorrono di più. E non esiste programmazione con gli altri Enti, specie con quelli di natura ispettiva”.

Insomma, il quadro è quello di una città iperburocratizzata e in stallo, incapace, attraverso l’amministrazione centrale e le sue emanazioni locali,di far fronte alle esigenze del territorio, da quelle normali e quotidiane a quelli congiunturali, impreviste, creando disservizi per la popolazione in genere e penalizzando ancor di più le fasce deboli e senza possibilità di scelta, come gli studenti delle scuole medie, gli alunni delle elementari e i piccoli dei nidi e delle scuole dell’infanzia. L’incapacità di offrire servizi degni di questo nome, pur a fronte di una politica nazionale all’insegna di tagli lineari e sconsiderati su tutti i fronti, pone la politica di fronte alla responsabilità del futuro dei giovani del Paese e, in questo caso della capitale. La penalizzazione infatti è tanto materiale quanto ideale, poiché, all’assenza di personale che possa seguire i giovani nel loro percorso di studio e di vita, nella crescita e nell’entrata progressiva nella società civile, si affianca la carenza di struttura, lo stato pietoso in cui versano le scuole già esistenti e una riduzioni di possibilità di conoscenza (dallo sport alle materie alternative alle attività extracurriculari) che accrediterà ancora di più, agli occhi delle giovani generazioni, tutto ciò che è “pubblico” come qualcosa di viziato da un immobilismo aprioristico e avvilente. Il futuro ci attende, intanto un altro paio di dati bastano a fare da corredo alla già inquietante condizione attuale: per le elementari si è calcolato che la spesa annuale è di 20 Euro per alunno, il che vuol dire 2 Euro al mese; la situazione migliora di poco per le scuole materne e per le medie, dove la spesa è di 3 Euro e per gli asili nido, 9 Euro per bambino al mese. Tanto valgono la sicurezza e l’incolumità dei nostri studenti.

Stefano Cangiano