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Inchiesta Urbanistica: Si moltiplicano gli attestati di solidarietà per Caudo

caudo repertorio

Intanto in Municipio VIII si continua a chiedere trasparenza sull’I-60

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SOLIDARIETÀ ALL’EX ASSESSORE – In queste ultime settimane le pagine della cronaca locale non hanno lesinato articoli sulla vicenda investigativa e giudiziaria che sta interessando il Dipartimento attuazione urbanistica della Capitale. Nell’insieme dei procedimenti è finito anche il nome dell’ormai ex Assessore, Giovanni Caudo, che dal canto suo, oltre a molti attacchi, ha incassato non poche manifestazioni di sostegno. Ultima di queste l’appello promosso dal sito eddyburg.it e sottoscritto da docenti e personalità non soltanto legate alla vita della Capitale: “L’onestà personale di Caudo è fuori discussione e le sue iniziative in materia urbanistica sono state improntate da assoluta legittimità, avendo egli proseguito da amministratore pubblico indirizzi da anni elaborati in un’intensa attività di ricerca universitaria – si legge nell’appello – È in corso un’indagine della magistratura su alcune vicende, peraltro risalenti agli anni di Alemanno, che coinvolgono il IX Dipartimento dell’amministrazione capitolina. E l’inchiesta merita il più assoluto rispetto. Ma da parte di alcuni settori dell’informazione sono partiti ingiustificati e disgustosi attacchi contro Caudo che rispondono solo agli interessi di potentati immobiliari e a una strategia che mira a impedire ogni possibilità di cambiamento e innovazione”. La vicinanza all’operato dell’ex Assessore è stata dimostrata anche dall’Ateneo di Roma Tre, che in una nota afferma: “In questi giorni il professor Giovanni Caudo è oggetto, da parte della stampa, di illazioni che mirano a oscurarne l’operato nello svolgimento del suo mandato di Assessore. Il dipartimento di Architettura è unanime nel confermare a Giovanni Caudo sincera stima e piena fiducia, espresse anche recentemente nella sua elezione quale rappresentante del Dipartimento in Senato Accademico”.

LA VICENDA DEL FOSSO DELLE TRE FONTANE – Nelle ricostruzioni portata avanti in questi giorni è stato fatto spesso riferimento alla lottizzazione di Grotta Perfetta: l’I-60. Assieme ai 400mila metri cubi delle edificazioni, alla presenza di importanti reperti archeologici, ed al crollo di alcuni casali storici, si è tornati a citare la controversia sull’esistenza o meno del Fosso delle Tre Fontane. In un articolo apparso su Repubblica il 26 febbraio scorso si parla addirittura di un dossier, preparato dal Municipio VIII e inviato alla Prefettura il 5 ottobre 2015, assieme alle dinamiche sullo spostamento o meno dell’Ing Fatello, anch’esso richiamato nelle indagini. È lo stesso Giovanni Caudo a rispondere punto su punto in una lettera indirizzata al quotidiano: “L’ing. Fatello è stato spostato da me nell’ottobre del 2013 dall’ufficio delle concessioni edilizie e dal condono e agli interventi di rigenerazione diffusa – scrive Caudo, che sull’I-60 chiarisce – Il programma in questione è stato autorizzato dalle giunte precedenti, risale addirittura a Veltroni, nell’Agosto del 2013 erano già avviati i lavori di costruzione delle strade e il cantiere era aperto”. La replica del Professor Caudo si sposta sull’aumento delle cubature e sull’esistenza o meno del Fosso: “Nessun aumento di cubatura è stato da me autorizzato o anche solo richiesto. Che il Fosso non esiste e non è vincolato è sostenuto dal Consulente tecnico d’Ufficio, Sapia, del PM Di Maio tanto che questi nel Giugno del 2015 ha dissequestrato l’area del fosso (sequestro richiesto dal Municipio) e lo sostiene, su incarico del TAR, il Consulente tecnico d’ufficio del Genio, Difesa, che a pag.8 della sua relazione consegnata il 21 dicembre 2015 scrive: ‘Nel tratto interessato nei provvedimenti gravati, quindi lungo via Aldo Ballarin all’interno del programma urbanistico Grottaperfetta, la traccia morfologica del Fosso non esiste’”.

LE DOMANDE DEL MUNICIPIO VIII – Se l’ex Assessore chiarisce punto per punto il suo apporto alla vicenda dell’I-60, il Municipio VIII non è da meno, con il minisindaco Andrea Catarci che, pur sottolineando ‘l’indiscussa onestà di Caudo’, pone al Professore alcune precise domande. “Perché il documento attestante l’esistenza, la significatività e l’esigenza di tutela del Fosso, scritto nell’agosto 2015 dall’Autorità di Bacino del Tevere, a lui indirizzato tra gli altri, rimane sulla sua scrivania e su quella dell’ex Dirigente apicale del Dipartimento comunale Fatello, sottacendolo all’Avvocatura comunale, che deve difendere gli atti di ripristino del Fosso emessi dal Municipio e contestati dai 28 costruttori del Consorzio interessato, e al consulente incaricato dal Tar di stilare una relazione sull’argomento?”. Una prima domanda, la cui risposta, spiegherebbe le difficoltà per l’avvocatura comunale di sostenere in giudizio le tesi del Municipio VIII, con il Dipartimento posto su posizioni totalmente opposte. E ancora: “Come ha potuto il Dipartimento comunale collegato all’Assessore relazionare circa l’inesistenza del Fosso pur avendo ricevuto tale atto, nonchè tutti quelli precedenti altrettanto chiari emessi da Autorità di Bacino del Tevere, Area Difesa Suoli Regione Lazio, Ministero Beni culturali, Soprintendenza di Stato, Aeronautica Militare, cioè tutti gli Enti pubblici preposti?”. Il riferimento è al corposo plico di pareri e note posto agli atti del TAR dal Municipio VIII, nel quale sono stati raccolti i documenti dei vari enti coinvolti. “Lo sa l’Assessore che, secondo quanto ribadito e prescritto dall’Autorità di Bacino del Tevere, ‘l’opportunità di allontanare il tracciato viario dal corso d’acqua e di tutelare e valorizzare l’alveo in oggetto’ è condizione imprescindibile per la stipula dell’Accordo di Programma tra Comune di Roma e Consorzio Grottaperfetta? – e ancora – Non sarà che la decisione di sospendere il provvedimento del Municipio da parte del Tar – dopo che l’aveva negata per due volte in precedenza – è stata influenzata dal fatto di essere all’oscuro di tale importante ed inequivocabile documento? – e infine – Che cosa ha spinto l’Assessore Caudo ed il Dipartimento comunale ad esso collegato a prendere una posizione opposta a quella di un Municipio che ha assunto atti – dovuti – nell’ambito della sua esclusiva competenza di vigilanza sul territorio?”.

LA REPLICA DEI CITTADINI – Intanto sulle inchieste riguardanti il Dipartimento Urbanistica intervengono anche i cittadini del Comitato di salvaguardia Grottaperfetta stop I-60: “Le inchieste in corso stanno rivelando aspetti poco chiari di tutto l’iter dei permessi e della convenzione urbanistica. Ulteriori elementi di verità potrebbero venire dalla nota inviata dalla Regione Lazio, area del Genio civile, il 4 febbraio scorso allo sportello per l’edilizia del Comune di Roma – spiegano dal Comitato – relativa a presunte notizie di reato per violazioni edilizie. Ci si riferisce, in particolare, ai movimenti terra esercitati presso il fosso delle Tre Fontane e all’autorizzazione sismica prevista per legge, che presumibilmente non è stata concessa. Come si evince da tutta la vicenda – concludono – l’ex assessore Caudo e l’ex direttore del dipartimento urbanistica Fatello, più che trincerarsi dietro la strenua quanto inverosimile asserzione sulla inesistenza del fosso, faranno bene a chiarire tutti gli errori e omissioni risultanti dai documenti in nostro possesso”.

Leonardo Mancini