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Macro: è davvero una luce quella in fondo al tunnel?

macro interno

L’Assessore Barca rassicura: verrà eletto un dirigente esterno. Ma rimane alta l’attenzione

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Da qualche tempo il Macro, il grande museo di arte contemporanea di Roma, è nell’occhio del ciclone. Stretto nella morsa della crisi economica, era stata paventata l’ipotesi di una sua trasformazione a location per eventi. Una delibera, inoltre, aveva decretato il passaggio della sua gestione dalla Sovrintendenza al Dipartimento Cultura capitolino. Il vecchio dirigente, Bartolomeo Pietromarchi, era stato sostituito temporaneamente da Alberta Campitelli e, successivamente, si parlava di dare in mano la reggenza del polo a funzionari comunali, e non a uomini d’arte. L’idea di una Fondazione, poi, è ormai un lontano ricordo.

Queste evoluzioni hanno preoccupato, in particolare, Beatrice Bulgari, Presidente dell’Associazione MacroAmici, una realtà che si è occupata negli anni di portare fondi, sponsor, nuove opere d’arte, attività didattiche ed una fitta rete di relazioni a beneficio del museo. È da loro che parte una petizione, sottoscritta da più di duemila persone che vogliono salvare il museo. Lo scopo è quello di “richiedere risposte al Sindaco e all’Assessore alla Cultura, Flavia Barca, che da metà giugno non sono mai arrivate”, ha dichiarato Beatrice Bulgari, aggiungendo che è necessario perseguire come obiettivo “una direzione che abbia competenze e profilo internazionale, un budget pluriennale ed una continuità curatoriale”.

Proprio l’affidamento della direzione del Macro è uno dei temi caldi che sono stati affrontati dall’Assessore Barca in occasione della presentazione della mostra “Giulio Paolini. Essere o non essere”. La sua volontà, esplicitata in quella sede, è quella di inserire attraverso bando pubblico un dirigente esterno, qualificato, che possa dare lustro al museo. Interpellata successivamente, l’Assessore ha dichiarato: “In questi mesi si sono rincorse voci e false ipotesi sulla presunta volontà di snaturare il ruolo di questo spazio, di renderlo una location piuttosto che un museo, quello che è il suo ruolo principe e cardine. Non è mai stato così e ci tengo a ribadirlo. Per il Macro – ha continuato l’Assessore – ho fatto richiesta al Sindaco Marino di un dirigente esterno, tra i 15 della Macrostruttura Capitolina. Una richiesta che va nella direzione di valorizzazione da parte mia e del mio Assessorato di uno dei musei più importanti di questa città, con lo scopo di rilanciarlo sulla scena nazionale ed internazionale. Il dirigente esterno che io immagino deve assolutamente essere un esperto di settore, deve avere una visione e una progettualità forte e dinamica. Il Macro – ha ribadito Flavia Barca – deve continuare ad essere centro di produzione artistica e culturale e deve continuare ad attrarre, come fa già in maniera eccellente, grandi partner privati”.

Un netto cambiamento di rotta, dunque, da parte di Roma Capitale, confermato anche dall’annullamento della delibera che vedeva il passaggio di gestione dalla Sovrintendenza al Dipartimento Cultura, come ha confermato Beatrice Bulgari, che ritiene importante per il Macro sia l’autonomia curatoriale, sia la possibilità di far entrare capitali privati. L’ipotesi della Fondazione, secondo la Presidente di MacroAmici, resta un traguardo da raggiungere e “stupisce che il Comune non tenga conto di quanto lavoro, anche gratuito, è stato fatto a sostegno del museo. Mi chiedo se non sarebbe stato più utile dare una prorogatio di 6/8 mesi all’ex direttore Bartolomeo Pietromarchi e contemporaneamente realizzare ciò che ha proposto l’Assessore. Questo avrebbe consentito di non bruciare capitali privati e di avere una programmazione fino a quando non fosse arrivata la nomina del nuovo direttore”. Secondo la Bulgari il panorama non è roseo: “Ci aspettano ancora mesi di stallo e sono sinceramente preoccupata”.

Dunque, imperante resta il tema della continuità, spezzata da continui cambi di dirigenza. Persino Odile Decq, l’archistar che ha curato il restyling del Macro di via Nizza, durante la presentazione del suo libro “Macro Odecq”, ha parlato di questa difficoltà, che rende un polo culturale difficile da gestire: “Il lavoro fatto da Bartolomeo Pietromarchi è stato formidabile. Le istituzioni non capiscono che un museo ha bisogno di tempo, di continuità. Non si può cambiare un direttore ogni due anni, non ha alcun senso e così un museo non può funzionare”.

Per un futuro determinato e stabile del Macro bisognerà quindi attendere. Un futuro che risponda alla sua vocazione principale, quella della divulgazione e promozione culturale.

Serena Savelli