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Menù europei: dal Campidoglio ai municipi la protesta inascoltata del M5S

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Dopo le bocciature in Campidoglio e in Municipio VIII è la volta del Municipio XII

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LA BATTAGLIA AI MENU’ EUROPEI METTE D’ACCORDO TUTTI – NCD, Lista Marchini e M5S: tutti contro i menù europei. In casa 5 Stelle, però, la protesta si è fatta atto scritto. Dapprima una mozione in Aula Giulio Cesare, dopo quella in Municipio VIII, infine un atto in Municipio XII. I consiglieri – capitolini e municipali – muovono dagli stessi presupposti ma tutti si sono visti bocciare le loro mozioni.

UNA BUONA IDEA, PENSATA MALE, RIUSCITA PEGGIO – I menù europei – per dirla con le parole dell’allora assessore alla Scuola di Roma Capitale Alessandra Cattoi, poi sostituita nel valzer di deleghe dall’attuale Paolo Masini – nascono per “far conoscere agli studenti la cultura gastronomica di tanti paesi diversi e di aumentare la consapevolezza di appartenenza dell’Italia all’Europa”. E in casa M5S non sono contrari all’idea: ciò che si contesta, è la pessima realizzazione di una buona idea, pensata male, applicata peggio. La battaglia del M5S contro i menù europei parte dal Campidoglio. In Aula Giulio Cesare, infatti, i consiglieri De Vito, Frongia, Raggi e Stefàno, hanno proposto di sospendere i menù europei e di eliminare i wurstel dalle ricette, in quanto ritenuti tra le prime cause di soffocamento dei bambini. La mozione – che ha incontrato il niet dell’Assemblea – denunciava, da una parte, la scarsa quantità dei cibi somministrati e, dall’altra, la pessima qualità degli stessi: “I menù europei da servire nelle scuole vanno dal famoso fish and chips in rappresentanza della cultura culinaria del Regno Unito, al würstel al forno con patate per la quella tedesca, al chicken and chips per l’Irlanda, al wiener schnitzel ovvero maiale con patate per l’Austria, salsicce e carote per l’Irlanda, al bigos ovvero spalla di maiale per la Polonia, alla pancetta e uova strapazzate per la Danimarca e altri simili. Insomma, un trionfo di carne, patate e fritti, con introduzione anche dei würstel”, che – come abbiamo specificato sopra – “sono considerati da pediatri ed esperti di alimentazione tra gli alimenti più pericolosi per il rischio di soffocamento dei bambini e ciò dovrebbe escluderne la presenza in piatti destinati ad utenti così piccoli”.

DAL M5S – I menù europei sono “un’ennesima, quanto perigliosa, buffonata”, dicono dal M5S Roma. Questo perché “appare evidente che la tradizione culinaria europea prevede anche zuppe e verdure variamente cucinate, la cui esistenza è decisamente ignorata dalla nostra solerte amministrazione: al contrario, con l’introduzione del menù europeo vengono proposti ai nostri bambini piatti degni di un fast food in chiara antitesi con l’offerta gastronomica tradizionale dei Paesi Europei che pure si vorrebbero celebrare”. Si evince, quindi, “da un punto di vista salutistico, l’inadeguatezza dei menù proposti, ricchi di carboidrati (le patate sono presenti nel 90% dei pasti) e, soprattutto, di proteine animali: prevalentemente carni rosse non biologiche, poco indicate per l’alimentazione di bambini anche molto piccoli (i menù vengono somministrati anche nelle scuole materne)”. Come se non bastasse, “la somministrazione di questi piatti è ben più frequente di quanto indicato dal bando (cadenza mensile) essendo proposta almeno 2/3 volte al mese”.

LA BOCCIATURA IN MUNICIPIO VIII – Nonostante la bocciatura in Campidoglio, la battaglia è proseguita. Ed è arrivata in Municipio VIII. I consiglieri M5S Carlo Cafarotti (ormai dimissionario) e Valentina Vivarelli hanno quindi richiesto di sospendere i menù europei dalle mense scolastiche, “in attesa di una opportuna e necessaria revisione del progetto”, per integrare i pasti con più verdure e con una dieta mediterranea. Esito: ancora una volta, la mozione è stata bocciata. “Per questa maggioranza è giusto offrire ai bambini alimenti precotti e low-cost, insomma cibo spazzatura e spacciarlo per cultura gastronomica europea”, denunciavano i 2 a seguito della bocciatura da parte di PD, SEL e Lista Civica Marino. Quello dei menù europei è un progetto al quale il Comune di Roma nel novembre scorso, per il tramite dell’allora assessore alla Scuola Alessandra Cattoi, aveva aderito: il progetto era stato sviluppato in occasione del semestre italiano di Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, al fine di “sviluppare una maggiore consapevolezza sull’appartenenza dell’Italia all’UE e sugli altri stati che la compongono”, così come si spiega nell’atto dei pentastellati in Municipio VIII e in Municipio XII.

LA BOCCIATURA (ANCHE) IN MUNICIPIO XII – Anche in via Fabiola, sede del Municipio XII, il M5S – per il tramite dei due consiglieri Daniele Diaco e Silvia Crescimanno – ha ingaggiato la battaglia ai menù europei. La mozione è stata presentata lo scorso 4 marzo, e ancora una volta ha incontrato l’ostilità della maggioranza. “È evidente che i piatti proposti in questo progetto non possono dirsi rappresentativi di tradizioni culinarie europee, ben più ricche e qualitativamente complete. Si tratta, infatti, di piatti offerti nei fast food gestiti dalle multinazionali, identici in tutto il mondo e per questo addirittura in antitesi con l’offerta gastronomica tradizionale dei Paesi Europei”. Anche in Municipio XII, come in Municipio VIII, si denuncia la “violazione dell’art. 26 del Capitolato Speciale d’Appalto della ristorazione scolastica 2013-2017, che permette la somministrazione di questi menù non più di una volta al mese, mentre sappiamo con certezza dalle scuole che in alcune di queste viene dato addirittura una volta a settimana”. “Il nostro atto – spiegano Diaco e Crescimanno – chiedeva la modifica dei menù rappresentativi dei Paesi Europei, con l’introduzione di proposte più ricche a livello organolettico e più salutari, quali zuppe e piatti prevalentemente vegetariani, la contestuale eliminazione dei würstel, nonché la somministrazione di tali menu una sola volta al mese e non due come accade attualmente”. Nel respingere la mozione, secondo Diaco e Crescimanno, la maggioranza “si dimostra assolutamente disinteressata nei confronti della salute dei nostri figli, avallando la somministrazione di alimenti che non possono definirsi alla base di una dieta sana e variata”.

Martina Bernardini