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Si rifanno i conti sulle Torri dell’EUR

Nuovo accordo tra Comune e proponenti sul calcolo degli oneri: più soldi per le opere pubbliche

Tratto da Urlo n.170 Luglio 2019

EUR

Il 13 giugno scorso in Campidoglio si è tornati a discutere delle Torri dell’Eur. L’occasione è stato un Consiglio Comunale straordinario richiesto dai consiglieri di Fdi per fare il punto su ricorsi, oneri e progettualità. Le Torri di Ligini negli ultimi anni sono state al centro di uno scontro tra Pd e M5s in merito all’ammontare degli oneri, dovuti dai privati al Comune di Roma, per la trasformazione edilizia. Naturalmente questa controversia, finita anche nelle aule di tribunale, ha bloccato ulteriormente la vicenda, lasciando le ex Torri delle Finanze nel più totale abbandono. Ora però le novità comunicate dall’assessore capitolino all’Urbanistica, Luca Montuori, fanno ben sperare in una ripresa delle attività.

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ALL’OMBRA DELLE TORRI

La vicenda, che ha portato la porta d’accesso sud della Capitale ad essere soprannominata la Beirut dell’Eur, parte dal 2005 quando si fa strada l’ipotesi di abbattere le ex Torri delle Finanze, di proprietà di Fintecna (Cassa depositi e prestiti) e Alfiere Spa, e realizzare al loro posto un progetto di edilizia residenziale di lusso firmato da Renzo Piano, quantificando gli oneri concessori relativi all’operazione in 23 mln di euro (con cui si sarebbe realizzato il sottopasso alla Colombo). Crisi del mercato immobiliare e vincoli architettonici portano a far tramontare l’idea. Passano gli anni e con essi anche i Sindaci. E naturalmente gli oneri a carico dei privati non sono mai entrati nelle casse di Roma Capitale.

TRA MARINO E RAGGI

I passaggi successivi di questa vicenda sono storia più recente. Nel 2015 infatti (sotto l’Amministrazione Marino), è l’allora assessore all’urbanistica Giovanni Caudo (ora minisindaco del Municipio III) a stringere un accordo con la società Alfiere modificando il progetto per agevolare la riqualificazione dell’area. Ed è in questo frangente che iniziano i problemi, dato che l’accordo, trattandosi di riconversione delle torri (mentre il progetto di Piano prevedeva l’abbattimento e la ricostruzione), avrebbe previsto oneri molto più bassi, circa 1 milione di euro, agevolando non poco l’interesse del privato, in questo caso Telecom, per la realizzazione della sua nuova sede centrale. Sulle facciate delle torri arrivano così le mega-pubblicità della Tim e nel 2016 la società Alfiere presenta la comunicazione di inizio dei lavori. Ma, nonostante alcuni interventi propedeutici vengano messi in atto, ad agosto del 2016 i cantieri non sono ancora stati aperti. Così il Comune (che intanto è passato nelle mani di Virginia Raggi) con l’allora assessore Berdini, chiede di rialzare a 24 mln gli oneri, pena l’annullamento del permesso a costruire (proprio a fronte della differenza tra gli oneri decisi con l’ultimo accordo e quelli previsti nel 2005). Naturalmente Alfiere impugna l’annullamento davanti al TAR che lo dichiara illegittimo, così viene chiesto al Comune un risarcimento di 325 milioni di euro. Il Tribunale Amministrativo nel 2018 respinge questa richiesta e successivamente anche quella del Comune di risarcire 20 milioni per danni d’immagine.

IL NUOVO CALCOLO DEGLI ONERI

La vicenda giudiziaria si conclude il 9 gennaio scorso, quando il Consiglio di Stato respinge definitivamente la richiesta di risarcimento di Alfiere, sottolineando anche che le responsabilità per quanto accaduto non sarebbero di Roma Capitale, ma dei privati. Inoltre, secondo i Giudici, i proponenti sono tenuti a versare oneri in misura congrua. Sarebbe su questo presupposto che in questi mesi è ripartito il dialogo tra il Comune (con l’Assessore Montuori) e la Cassa Depositi e Prestiti. Il dialogo potrebbe portare ad una ripresa dei lavori e con essi anche ad un ricalcolo degli oneri da versare al Comune. “Con loro – ha spiegato Montuori – abbiamo individuato il metodo di calcolo degli oneri che si basa sull’aumento del valore nel momento in cui si dà il permesso di demolire le facciate, portando un aumento dalla classe energetica B a quella A: gli oneri dovuti verranno calcolati in percentuale su questo plusvalore. Non saranno 24 milioni ma nemmeno 1 milione, come era stato previsto nell’ultimo accordo, e in questo modo interveniamo sanando un’intesa tra soggetti che non avevano titolo per abbattere gli oneri di 23 milioni”.

I COMMENTI AL NUOVO ACCORDO

Il commento dei consiglieri di Fdi alle parole dell’assessore Montuori in Consiglio Comunale non è tardato ad arrivare. Sono il capogruppo De Priamo, assieme ai consiglieri Figliomeni, Mennuni e Mussolini (Lista civica Con Giorgia), a sottolineare come su questa vicenda “si è giocata una stucchevole partita tra grillini e Pd che ha di fatto paralizzato una vicenda già complessa. Caudo, senza un atto deliberativo, ha deciso di chiudere un accordo al ribasso con la proprietà e Berdini lo ha annullato senza trovare una valida alternativa – affermano gli esponenti di Fdi – In seguito la vicenda si è incartata tra ricorsi vari ed oggi Montuori ha annunciato un accordo con Cassa Depositi e Prestiti sul quale però non esiste alcuna documentazione pubblica”. Naturalmente anche l’ex assessore Caudo in un lungo post su Facebook ha ribadito la sua posizione nell’accordo stretto sulla riqualificazione delle Torri dell’Eur: “Ricordo – spiega Caudo – di aver siglato un protocollo in cui l’intesa era limitata solo ad assicurare la qualità del progetto di restauro e risanamento conservativo delle Torri (prevedendo la procedura del concorso e la stesura di linee guida per la redazione del progetto di recupero). Argomenti e materie che nulla hanno a che vedere, e non poteva essere altrimenti in un protocollo firmato da un assessore, con aspetti patrimoniali o di oneri che competono solo all’istruttoria degli uffici”.

IL FUTURO DELLE TORRI

Nei prossimi mesi, quando il conto sugli oneri che verseranno i privati sarà reso pubblico, si avrà modo di comprendere quale effettivamente possa essere il valore (per il pubblico) della riqualificazione di quelle strutture. Capiremo anche se, nonostante il tempo perso per lo stop, si dovrà ringraziare o meno l’ex assessore Berdini per il suo intervento. La speranza che arriva dai territori è che questi fondi vengano investiti per migliorare la mobilità del quadrante, evitando che l’arrivo di una grande realtà (come era Tim) possa congestionare ulteriormente il pentagono dell’Eur.

Leonardo Mancini