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Pino crolla sulla Cristoforo Colombo: muore un motociclista

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Gianni Danieli, 41 anni, ucciso da un pino caduto sulla strada. Di chi sono le responsabilità?

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L’INCIDENTE – Si torna a parlare della manutenzione degli alberi della Capitale, che troppo spesso sono al centro di cronache dai risvolti drammatici. Ciò che è grave è che il dibattito si riapre a ridosso di una tragedia, quella che ha visto la morte di un ragazzo, Gianni Danieli, fisioterapista di 41 anni, schiacciato da un pino crollato al chilometro 17,800 della Cristoforo Colombo, in direzione Ostia, all’altezza del quartiere Malafede, quando era a bordo della sua motocicletta. Danieli stava tornando dalla famiglia, moglie e due figli, nella sua casa all’Infernetto.

UN PINO PERICOLANTE – Ciò che è inconcepibile è che il pino oggetto del crollo fosse già in una posizione di pericolo per i passanti, soprattutto su una strada principale percorsa da migliaia di vetture al giorno. Secondo testimonianze e fotografie, infatti, l’albero era sostenuto da cavi di acciaio (dunque già pericolante) che hanno ceduto a causa del forte vento di questi giorni. Ad aggravare il quadro, c’è il fatto che l’arbusto non presentava radici, e alla sua base era ancora presente la zolla a forma di vaso, nonostante fosse un pino dell’età di 60 anni. Questo significa solo una cosa, che anche i non esperti possono comprendere: l’albero non aveva attecchito completamente al terreno. Dunque ha sempre rappresentato un pericolo e per questo doveva essere rimosso.

IL DOLORE DEL FRATELLO – Sull’incidente ora la Procura di Roma avvierà un’inchiesta. L’accusa è di omicidio colposo, ma per sapere come andrà ci sarà da attendere qualche tempo. Intanto nulla potrà spegnere la rabbia del fratello di Gianni, Alessandro, il cui dolore è stato raccolto dal Messaggero sul luogo del drammatico incidente: “Chi me lo ridà mio fratello adesso, com’è possibile morire in questa maniera. Gianni stava tornando dal lavoro, faceva il fisioterapista, era una persona buona” e ancora: “Guardate – ha detto ai giornalisti – le radici praticamente non ci sono, era legato a un cartello pubblicitario. Paghiamo le tasse e succedono queste cose – ha imprecato – pensano solo a prendere le multe e non fanno niente. Ora aspetto le istituzioni, voglio vedere se avranno il coraggio di farsi vedere in faccia, voglio delle risposte da Roma”.

I TESTIMONI – Il traffico, ieri, è stato bloccato a lungo e molti erano i presenti sul luogo della tragedia. Fa rabbrividire una testimonianza raccolta dall’Ansa: “In molti si fanno il segno della croce se passano qui quando c’è vento. C’era un cavo di acciaio che pendeva dall’albero caduto su via Cristoforo Colombo. Dove fosse assicurato non lo abbiamo capito, ma abbiamo visto che altri due alberi erano legati tra loro da un altro cavo. Cosa significa questo, che non sono pericolanti?”. La domanda è lecita e la risposta dovrebbe essere scontata: sì, sono pericolanti e, dunque, rappresentano un pericolo per i cittadini.

UNA LUNGA LISTA DI CROLLI – Ad avvalorare questa tesi si può fare un piccolo salto nel passato, quando nel 2009 un altro motociclista, Daniele Innocenzi, dermatologo di 54 anni, morì nel 2009 a causa di un cedimento di un ramo di pino, sempre sulla Cristoforo Colombo. Nello stesso luogo dell’incidente di ieri, nell’agosto di tre anni fa avvenne un incidente in cui rimasero coinvolte due auto ed una moto, con un bilancio di quattro feriti, sempre a causa di un crollo di un albero. E nella giornata di ieri, su via Flaminia, un cedimento ha ferito due persone, madre e figlio, a bordo della loro auto, e su via Benzoni, ad Ostiense, un arbusto ha bloccato l’accesso ad un portone, cadendo sulle automobili in sosta.

UNA MANUTENZIONE CHE RISALE AL 2009 – Repubblica ha raccolto le dichiarazioni dell’Assessore all’Ambiente del X Municipio, Marco Belmonte, che ha dichiarato: “Dalle informazioni ricevute risale alla fine del 2009 l’ultima manutenzione effettuata dal X dipartimento di Roma Capitale sul pino che è caduto ieri su via Cristoforo Colombo, uccidendo un motociclista. Successivamente sono stati fatti controlli solo sullo stato dei rami”. Ed ha aggiunto: “Sono stato informato del fatto che il X dipartimento non posiziona i tiranti sulle piante, quindi si ipotizza che a mettere i cavi sull’albero sia stata una ditta che ha effettuato dei lavori per conto del Comune, oppure che i cavi siano stati messi quando il pino è stato piantato. Stiamo cercando di reperire dal Dipartimento Ambiente, che ha effettuato la manutenzione, le schede tecniche dei pini presenti sulla Colombo. Ho richiesto inoltre che venga fatta una certificazione sullo stato di tutti i pini presenti a ridosso della Colombo e delle altre strade trafficate del municipio, come via di Castel Fusano e via di Castel Porziano”.

NON CI SONO FONDI – Il problema del crollo degli alberi a Roma, che con i suoi 4.500 ettari tra parchi e giardini è una delle capitali più verdi d’Europa, risiede nella mancanza di manutenzione degli stessi. Conseguenza di una mancanza di fondi che Estella Marino, Assessore all’Ambiente di Roma Capitale, in una recente intervista del Corriere della Sera, ha annoverato tra le colpe della Giunta Alemanno, che oltre a lasciare un buco di 867 milioni di euro, ha destinato 10 milioni di euro per l’intero dipartimento del verde, il 30% in meno del 2012, che non basta a far fronte alle esigenze della Capitale in tal senso. A detta dell’Assessore, inoltre, le potature slittano al prossimo autunno – in questo periodo, quindi, i cittadini non potranno fare altro che guardarsi bene dal passare vicino agli alberi, presupponiamo, visto che non ci sono soluzioni – poiché alla mancanza di fondi si aggiunge un altro problema, quello della mancanza di personale. I contratti esterni sono scaduti prima dell’estate ed oggi, ad occuparsi del verde di Roma, restano solo 200 giardinieri del Comune.

LA SICUREZZA IN PERICOLO – Una città, dunque, che continua a non funzionare in una di quelle che sono le sue responsabilità primarie, ovvero la sicurezza dei suoi cittadini. Una storia che, a quanto pare, non trova soluzione visto che i fondi non ci sono e dunque, non si può intervenire praticamente su quelli che sono le problematiche che attanagliano le nostre strade. La speranza adesso, oltre che si trovino risorse da destinare a questo problema, è che venga fatta giustizia per Gianni e per tutte quelle vite che, troppo spesso, vengono spazzate via ingiustamente da un fatto che non sarebbe mai dovuto accadere.

(foto Mino Ippoliti – il Messaggero)

Serena Savelli