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La Polizia smantella una rete dedita al traffico di auto rubate

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ROMA – Si è conclusa con l’esecuzione di 12 custodie cautelari, l’operazione della Polizia Stradale denominata “Hybrid“, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma. L’indagine in quasi un anno di lavoro, ha consentito agli uomini della polstrada di arrestare in totale 30 persone (tra cittadini italiani, albanesi,  moldavi e polacchi) di cui 18, nel corso degli 11 mesi di investigazioni, e altre 12 persone all’alba di stamane.

LE ACCUSE – Le misure cautelari, emesse dal gip del Tribunale di Roma su richiesta della Procura, sono state disposte per il reato di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di veicoli, furto, ricettazione, falso e occultamento di documenti, con l’aggravante della transnazionalità in quanto, in molti casi, i crimini venivano preparati, pianificati, diretti e controllati anche da altri Paesi (Polonia, Bulgaria, Albania, Spagna e Germania), o addirittura la condotta illecita era commessa in più Stati.

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IL SISTEMA – Le attività investigative hanno consentito di recuperare non meno di un centinaio di veicoli rubati (talvolta già smontati e ridotti in pezzi di ricambio) insieme ad ingente mole di documenti e attrezzature destinate alla realizzazione dell’illecita attività. L’iter era, ormai, consolidato e si articolava su un duplice canale. Da un lato i criminali individuavano i veicoli più idonei per la “cannibalizzazione”, ovvero lo smontaggio dei costosi pezzi di ricambio che, privati degli elementi identificativi, venivano immessi nel mercato internazionale clandestino, anche attraverso i circuiti di vendite on-line. Dall’altro lato i criminali individuavano i veicoli di grossa cilindrata da vendere in nero nel mercato parallelo e ne effettuavano la nazionalizzazione attraverso l’impiego di documenti esteri falsi o di illecita provenienza. L

LA RETE – Nell’attività criminale erano coinvolti anche due autodemolitori della periferia romana che avevano il compito di far sparire definitivamente le parti delle auto “scomode” frantumandole dentro le presse. L’organizzazione, ben inserita nei contesti criminali romani, vantava un forte vincolo associativo, oltre che al possesso di ingenti risorse di denaro, derivanti dal riciclaggio di veicoli, ma anche dallo spaccio di sostanze stupefacenti. È emerso inoltre che i proventi illeciti venivano impiegati nell’acquisto dell’attrezzatura meccanica e tecnologica per le attività criminose, nonché nel sostegno delle famiglie e nell’assistenza legale ai membri dell’organizzazione rimasti coinvolti in vicende giudiziarie.

Red