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Riflessioni e polemiche sulla proposta di legge Tarzia

Appello alla Polverini per ritirare il progetto di riforma: per il 14 aprile fissato il corteo e la consegna alla presidente delle firme raccolte.


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Nel maggio del 2010, Olimpia Tarzia – eletta al Consiglio Regionale del Lazio, VicePresidente nazionale della Confederazione Italiana Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana, tra i fondatori del Movimento per la vita – è stata la prima firmataria di una proposta di legge che, giudicando quella vigente da riscrivere, sembra voler promuovere una nuova impostazione del welfare familiare. “Tante cose sono cambiate e le risposte che devono essere date alle famiglie, alle coppie, alle donne di fronte alle grosse difficoltà che oggi si possono trovare a incontrare devono essere articolate. Dunque la riforma dei consultori e la riqualificazione dei consultori familiari è necessaria” – dichiara la Tarzia – “Credo che il consultorio in questi 35 anni si sia troppo sanitarizzato, ha perso quella che era la sua caratteristica di ruolo sociale, di accoglienza alla famiglia, della maternità e paternità responsabili e si è ridotto sempre di più ad ambulatorio. Un altro aspetto che ritengo molto importante riguarda la possibilità di offrire più alternative di scelta, cioè i consultori pubblici resteranno tali, anzi saranno anche rafforzati come prevede la legge nazionale, ma in più ci saranno affianco ai consultori pubblici anche consultori promossi da associazioni, dal volontariato che possano offrire, ovviamente con gli stessi requisiti previsti dalla legge nazionale e ovviamente gratuitamente, dei servizi in più per poter allargare l’offerta e consentire anche alle donne libere di scegliere”. Numerose sono state le iniziative di protesta e proprio in questi giorni gli attivisti hanno fissato una nuova mobilitazione, un corteo il 14 aprile per incontrare la presidente Renata Polverini, consegnarle le firme raccolte e chiedere il ritiro del disegno di legge. “Abbiamo impostato un lavoro fondamentale che è quello del confronto sulla legge in vigore, la stessa che ha garantito la lotta vera all’aborto” – spiega Tonino D’Annibale, consigliere del PD alla Regione Lazio – “Il consultorio ha il compito di tutelare la salute delle donne, di costruire percorsi di prevenzione che nel territorio sono straordinariamente essenziali e che molto spesso negli ospedali non si fanno. A questo dobbiamo aggiungere un’altra funzione che è quella di fare educazione sessuale, di portare la conoscenza del corpo soprattutto nel mondo della scuola. Sono convinto che grazie a quelle informazioni si sia combattuta in Italia l’aids, fino a sconfiggerla. Ma questa straordinaria legge, ancora perfettamente futurista, non è ancora applicata nella sua interezza: secondo quanto prescritto servirebbe un consultorio ogni 20.000 abitanti e cosa altrettanto fondamentale avere il personale adeguato al bisogno di assistenza territoriale”. “La fregatura è che questa destra, anziché implementare e rafforzare i consultori, costruisce una legge per distruggerli” – prosegue D’Annibale – “attaccando l’autodeterminazione della donna, attaccando il personale (al quale continuo ad esprimere tutta la mia solidarietà), sostenendo che favorisce l’aborto, mentre a noi risulta esattamente il contrario: gli operatori infatti favoriscono l’applicazione della legge 194, una legge che combatte l’aborto e che ha debellato, almeno tra le italiane, il fenomeno dell’aborto clandestino. Questa proposta è un ritorno al più becero passato, perché si cerca di eliminare un servizio destinato soprattutto alle donne, ai giovani, con una legge dove non si menziona mai la figura donna e che intende colpire la 194”. “La Tarzia introduce elementi, che fanno venire i brividi. La tessera di povertà: lo chiamano voucher, ma se qualcuno va in un consultorio e decide di non abortire riceverà un voucher per il mantenimento del bambino, uno strumento che ci riporta inevitabilmente al dopoguerra italiano, quando il boss del quartiere passava per verificare le condizioni e chiamava le donne nel proprio ufficio per consegnare la tessera” – dichiara D’Annibale – “Il voucher al posto dei diritti è una vergogna, che dobbiamo fermare”. L’articolo 13 stabilisce la possibilità di aiuti economici, attraverso la corresponsione di un assegno mensile rinnovabile fino al quinto anno di età del figlio, che le strutture consultoriali possono richiedere alle autorità competenti ove vi siano le soglie reddituali previste. “Si introducono nuove figure che professionalmente non esistono in Italia, con il compito di verificare il lavoro dei professionisti e incontrare le donne che hanno deciso di praticare l’aborto. In questo modo, al dramma di una donna che si trova costretta ad interrompere la gravidanza si aggiunge l’umiliazione”: l’articolo 16 descrive una nuova equipe consultoriale, costituita da professionisti in possesso di titoli qualificati, ma le cui competenze potranno acquisirsi anche mediante convenzionamento con organizzazioni di volontariato, con organismi pubblici e privati. “Per i primi otto mesi” – racconta il consigliere – “abbiamo avuto audizioni a senso unico ed è singolare che si sono sentiti comuni e province di centrodestra e di centrosinistra, le più svariate associazioni, ma tutti hanno ribadito un concetto: in sintesi che questa legge è sbagliata. Ad eccezione del Comune di Roma. Poi per un mese abbiamo avuto qualche associazione che ci è venuta a raccontare quanto invece sia positiva la proposta Tarzia. Vorrebbero bloccare le audizioni, quando siamo solo al 40%. Un tentativo un po’ bizzarro di fermare una riflessione che invece come consigliere regionale voglio praticare fino in fondo. Ascoltare, fare attenzione al mondo esterno su una proposta di legge è per noi di fondamentale importanza. Perché tutti i consiglieri siano messi in condizione di essere liberamente giudici di un lavoro istituzionale che deve essere fatto”. Martedì 5 aprile, la Commissione regionale Politiche Sociali ha deciso di ascoltare altri 50-60 rappresentanti di istituzioni, sindacati e associazioni femminili.

Ilaria Campodonico