Home Notizie Cronaca Roma

Riordino dei Municipi: forse un’occasione mancata

Soluzione parziale senza aumentare i poteri dei Municipi: il decentramento amministrativo è ancora rimandato.

Se abbiamo considerato i Mondiali di nuoto un’emergenza, ci siamo accorti all’ultimo che l’Italia Unita compiva 150 anni e abbiamo commissariato il sistema rifiuti della Capitale, non è un caso. C’è chi parla di strategia politica e chi di poca organizzazione. È certo che la disorganizzazione può diventare un’opportunità. È questo il caso del riordino dei Municipi di Roma Capitale, aspetto spinoso e lasciato per troppo tempo nel dimenticatoio.

Ads

Dall’approvazione del primo emendamento su Roma Capitale (20 settembre 2010) si era predisposta la data limite del 10 ottobre 2012 per il completamento dell’iter: una modifica statutaria che prevede due votazioni, con maggioranza qualificata dei due terzi dell’Aula Giulio Cesare, a distanza di 48 ore. Nel mese d’agosto si è tornato a parlare dei confini municipali sperando, con una difficile doppia votazione in extremis, di scampare al commissariamento da parte del Prefetto. Il 18 agosto scorso è stata consegnata al Sindaco la delibera sulla redistribuzione dei Municipi, per mano dell’Assessore Davide Bordoni incaricato del Decentramento.

Da 19 a 15, sono questi i numeri del riordino, con stravolgimenti soprattutto nel centro storico: il Municipio Roma I con il Municipio Roma XVII; il Municipio Roma II con il Municipio Roma III; il Municipio Roma VI con il Municipio Roma VII; il Municipio Roma IX con il Municipio Roma X. Nei mesi successivi si sono rincorse molte ipotesi fra cui quella già smentita da Davide Bordoni di un ridimensionamento a 12 municipalità, nonostante il DL n. 156/2010 preveda, all’art. 3, la riduzione minimo a 15: “Ci attesteremo sulle quindici unità – spiega Bordoni – anche perché Roma ha un territorio talmente vasto che renderebbe difficile una riduzione ulteriore dei Municipi”. Entro il 10 ottobre non c’è stata nessuna votazione, infatti la data limite sembra essere stata spostata, in un incontro tra il Prefetto e il Sindaco, al 31 dicembre prossimo.

Sulla questione il centrosinistra minaccia la bocciatura: “Dal mio punto di vista nessun problema – dichiara Bordoni – la proposta elaborata sarà discussa in Giunta e poi andrà al vaglio dei Municipi e delle commissioni. Il discorso del nuovo assetto territoriale è stato strumentalizzato – spiega l’Assessore – in realtà si tratta di ottemperare ad un obbligo di legge, nel minor tempo possibile”. Proprio i tempi di approvazione sono il vero scoglio: la nuova mappa di Roma Capitale dovrà essere definitiva in anticipo rispetto alle elezioni amministrative, per consentire le candidature e la campagna elettorale con confini certi. In mancanza dell’approvazione, infatti, sarà il Viminale a decidere la suddivisione. In questo caso il Prefetto si baserà sull’accorpamento dei Municipi più piccoli, discostandosi di poco dalla bozza pensata da Bordoni. Le municipalità raggiunte dal nostro giornale non subiranno modifiche di tipo territoriale, al massimo cambieranno nome per via della riorganizzazione generale. Nonostante questo la ‘bozza Bordoni’ ha suscitato critiche specifiche da parte dei nostri minisindaci.

In particolare il Presidente del Municipio XI, Andrea Catarci (Sel), spiega la posizione della sua Giunta: “La discussione sulla sola riforma dei confini è fine a se stessa, non risolve nessuno dei problemi che paralizzano i Municipi. Nella riunione con i Presidenti abbiamo avanzato una proposta politica – spiega Catarci – lasciare da parte l’accorpamento di soli confini, e promuovere un pacchetto di riforme sui poteri delle municipalità”. Questa posizione non è stata però recepita dall’Amministrazione Alemanno che, racconta Catarci, ha ammesso per solo mezzo stampa l’impossibilità di muoversi in questo senso. La promozione di un pacchetto di strumenti di autonomia viene condivisa anche dal Presidente del Municipio XII, Pasquale Calzetta (Pdl): “Il riordino dei Municipi è un passo necessario per la situazione socio-economica, che dovrebbe però essere accompagnato dal rafforzamento delle competenze. Penso – spiega Calzetta – agli interventi sul verde, al decoro urbano, oppure alla mobilità e al trasporto pubblico locale”.

Maggiori poteri potrebbero, secondo Calzetta, generare un vero cambiamento nelle funzionalità dei nostri territori: “È necessario lavorare per raggiungere l’obiettivo di un decentramento amministrativo, unica strada per dare risposte immediate”. Purtroppo non sembra proprio che l’Amministrazione stia seguendo questa strada, spiega il Presidente del Municipio XV, Gianni Paris (Pd): “Il riordino dei Municipi è l’ennesima occasione mancata. Si procede solamente alla ridefinizione dei confini senza adeguare le competenze e quindi permettere loro di fare realmente la differenza”. Di attacco alla Kamchatka parla il Presidente del Muncipio XVI, Fabio Bellini (Pd): “Una riforma senza toccare le competenze dei Municipi è come ridisegnare la mappa di Risiko, già dal 1999 con il Decreto sul decentramento non si prendevano in considerazioni i poteri, poi Alemanno non ha posto in essere nessuno strumento correttivo in questo senso”. La necessità di operare per il riordino prima delle elezioni amministrative ha portato molti a pensare ad un’operazione elettorale: “È una lettura per nulla stravagante – spiega il Presidente Paris – in quanto l’accorpamento viene preso in considerazione per Municipi di piccole dimensioni e in questo caso di centro sinistra. Non possiamo certamente negare che questa operazione potrebbe essere un tornaconto elettorale”.

Non si associa a queste posizioni Bellini, che spiega però come proprio dalla riforma così pensata possano scaturire sospetti: “Non ci sarebbero sospetti se si fosse parlato dei poteri”. Per Bellini però le preoccupazioni rimangono, soprattutto riguardo i territori extra-GRA del suo Municipio: “Nella Commissione si è vagliata la possibilità di inserirli all’interno del Municipio XVIII: in questi territori, elettoralmente parlando, alle volte è stato più forte il centrodestra, che si voglia rafforzare il Muncipio XVIII? Oppure – continua Bellini – che si voglia aumentare la cubatura delle edificazioni lì previste? Sono domande che, se si fosse parlato di poteri, non ci saremmo posti”. Catarci tiene ad evidenziare come le critiche siano bipartisan: “Nonostante ci siano perplessità anche nel centrodestra, non è da escludere che gli accorpamenti siano stati decisi a tavolino per necessità elettorali, conseguendo per giunta pessimi risultati”. Di tutt’altro avviso è Davide Bordoni, che definisce pretestuose queste critiche: “La proposta di cui parlo è stata elaborata dagli uffici prendendo in considerazione diversi elementi: le modifiche devono essere finalizzate all’omogeneità socioeconomica e alla razionale erogazione dei servizi. Inoltre, non si può prescindere dal criterio dalla dimensione demografica intesa come affinità dei territori e delle popolazioni di riferimento. Le soluzioni possibili sono molteplici – conclude Bordoni – per cui è stato necessario adottare un ulteriore criterio, che è quello amministrativo: rispettare, cioè, i Municipi esistenti accorpando quelli confinanti con minore popolazione e territorio”.

Sta di fatto che gli accorpamenti proposti riguardano, con la sola eccezione del II Municipio, tutte territorialità del centrosinistra, limitandone il numero così delle presidenze nel totale delle municipalità di Roma Capitale. La riorganizzazione è un’operazione che potrebbe portare dei risultati utili alla gestione della nostra città. Lasciando però alle attenzioni della prossima amministrazione la riforma dei poteri ci sembra che si opti per una soluzione di forma, poco utile al buon governo dei territori. Nei prossimi mesi continueremo a seguire gli sviluppi di questa vicenda tenendo ben presente che, anche in questa situazione, il Campidoglio sta rischiando il commissariamento.

Leonardo Mancini