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Roma: cambiano nome le strade intitolate a firmatari del Manifesto della razza

Inaugurate oggi via Mario Carrara, largo Nella Mortara e via Enrica Calabresi

La nuova intitolazione di largo e via Arturo Donaggio, strade che portavano il nome di firmatari del ''Manifesto della razza'', ora divenute largo Nella Mortara e via Mario Carrara, Roma, 21 novembre 2019. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA – La Città di Roma cancella dalla sua toponomastica i nomi di due firmatari del Manifesto della razza, a cui erano precedentemente intitolate tre strade. I tre nuovi intestatari sono scienziati, tra cui due donne, che si opposero e furono vittime di discriminazioni razziali durante il regime fascista. Si è svolta questa mattina la cerimonia conclusiva del percorso partecipativo, avviato un anno fa in occasione dell’ottantesimo anniversario delle leggi razziali, che ha portato l’Amministrazione, insieme agli studenti e ai cittadini dei Municipi interessati a scegliere il cambiamento delle denominazioni. Al termine della manifestazione sono state scoperte le targhe toponomastiche con le nuove intitolazioni.

LA NUOVA TOPONOMASTICA

Dopo la lettera inviata dalla Sindaca ai residenti, nel settembre 2018, si sono svolti incontri con i cittadini e gli studenti delle scuole di zona. La Commissione consultiva di Toponomastica di Roma Capitale ha indicato dieci nomi tra i quali scegliere i tre nominativi a cui intitolare le strade. Successivamente, a esprimere la propria preferenza sono stati gli alunni delle scuole coinvolte nel progetto, attraverso una piattaforma elettronica. Nel Municipio XIV via Donaggio diventa ora via Mario Carrara, largo Donaggio diventa largo Nella Mortara, mentre nel IX Municipio via Zavattari si chiamerà via Enrica Calabresi. “Con queste nuove intitolazioni ricordiamo persone che furono vittime delle discriminazioni razziali del regime fascista e pagarono in prima persona la scelta di opporsi – dichiara la Sindaca di Roma Virginia Raggi – Ritengo sia molto importante che questa decisione sia maturata attraverso un itinerario di partecipazione che ha visto protagonisti cittadini e studenti. Si è trattato di un momento di riflessione e di crescita collettiva utile a comprendere le responsabilità degli orrori del passato che anche la nostra città ha subito”.

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IL RICORDO DI CHI SI OPPOSE

“Oggi si compie un accadimento eccezionale frutto di un processo partecipativo lungo un anno: da oggi cambiano nome tre strade che erano state dedicate a chi sostenne il Manifesto della razza posto da Mussolini alla base delle leggi razziste promulgate dal fascismo nel 1938 che condussero alla cancellazione di diritti basilari per gli ebrei e poi alla loro deportazione nei campi di sterminio – afferma il Vicesindaco Luca Bergamo – La città cambia anche scegliendo come chiamare i luoghi dove viviamo e lavoriamo, così, da oggi nella Capitale invece di ricordare due persone protagoniste di uno dei momenti più bui della nostra storia, passando per quelle vie potremo ricordare chi si oppose e subì le persecuzioni del fascismo”. Mario Carrara, che da oggi ha una via Municipio XIV, è stato uno dei 12 professori universitari che si rifiutarono di prestare giuramento di fedeltà al fascismo, perdendo la cattedra e il lavoro, per poi morire in carcere a Torino il 10 giugno del 1937. Nello stesso Municipio una piazza è stata intitolata a Nella Mortara, docente di fisica sperimentale divenuta direttore dell’Istituto fisico di via Panisperna nel 1938; il 18 marzo 1939, con decreto ministeriale, venne dichiarata decaduta dall’abilitazione alla libera docenza in Fisica sperimentale, “perché di razza ebraica, con effetto dal 14 dicembre 1938-XVII”.Dopo la guerra fu reintegrata all’università e, nel gennaio del 1949, le venne confermata in via definitiva l’abilitazione alla libera docenza in Fisica sperimentale già ottenuta già nel 1934. Si è spenta a Roma nel 1988. Nel Municipio IX una stata è stata invece dedicata alla memoria di Enrica Calabresi che, in seguito alle leggi razziali, perse l’abilitazione alla libera docenza. Decise di non emigrare, rimase a Firenze senza rinunciare all’insegnamento, istruendo, dal 1939 al 1943, gli alunni ebrei espulsi dalle scuole pubbliche nella scuola ebraica di via Farini. Nel gennaio del 1944 fu arrestata e portata a Santa Verdiana, un ex-convento trasformato in carcere. Sapeva che da lì sarebbe stata deportata al lager di sterminio di Auschwitz. Si sottrasse a questo tremendo destino ingoiando, il 18 gennaio 1944, un veleno che da tempo portava sempre con sé. Morì durante la notte fra il 19 e il 20 gennaio.

Red