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Roma non si vende, ma Acea sembra di si

Nel pomeriggio di sabato 5 maggio i comitati per l’acqua pubblica e le associazioni ambientaliste della Capitale si sono dati appuntamento, assieme ai cittadini, per manifestare contro il processo di privatizzazione dell’Acea.

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La Società a partecipazione pubblica, della quale Roma Capitale ad oggi possiede il 51% del pacchetto azionario, sarà protagonista della vendita del 21% delle azioni detenute dal Campidoglio, come previsto dalla delibera n. 32. Gli organizzatori dell’evento hanno parlato di circa diecimila manifestanti che hanno animato le vie della capitale in un corteo partito da Piazza Vittorio Emanuele. Ma è lo stesso Sindaco Alemanno, attraverso Twitter, a prendere parte alla guerra dei numeri, dichiarando: “Sulla questione di Acea c’erano non più di duemila manifestanti contati uno per uno. Francamente, pensare di costruire un movimento su queste cifre è molto velleitario. Lo dico a tutti: confrontiamoci sulle modalità ma c’è una legge che ci obbliga a fare questa privatizzazione e vorrei che il Pd, che ha votato questa legge in Parlamento, avesse l’onestà di dirlo e rendersene conto”. L’opposizione dal canto suo ha già dichiarato la volontà di presentare un numero record di emendamenti al bilancio (si parla di 160mila), contro la vendita delle quote azionarie di Acea: “un fenomeno ostruzionistico grave, perché rischia di bloccare la città – ha dichiarato Alemanno – Il gruppo del Pdl andrà avanti ma io sinceramente censuro questo modo di fare opposizione, un’opposizione distruttiva e ispirata principalmente a principi ideologici”. Le voci presenti nel corteo sono state le più varie, da associazioni ambientaliste impegnate a livello internazionale, fino ai piccoli comitati che da anni lottano per salvare il territorio della valle dell’Aniene. Uno degli elementi alla base della protesta è l’idea che la cessione delle azioni di Acea, comporterebbe nei prossimi anni una perdita ben maggiore dell’introito derivato dall’operazione. Inoltre il controllo dell’amministrazione sull’azienda andrebbe sensibilmente diminuendo. Anche i manifestanti riuniti sotto lo slogan ‘Il mio voto va rispettato’, hanno voluto far sentire la loro voce per ribadire la necessità di rispettare i risultati referendari del 12-13 giugno 2011. La questione della privatizzazione non sembra però preoccupare l’amministrazione capitolina: “Il danno sarebbe del tutto ingiustificato, poiché l’obbligo di scendere è al 30 per cento, cioè quanto occorre per mantenere il controllo di fatto sulla società – è quanto dichiara l’assessore al Bilancio di Roma Capitale, Carmine Lamanda – secondo quanto avviene in società di una certa dimensione nel mercato borsistico italiano. Nel caso di Acea il controllo di fatto è ulteriormente rafforzato dal limite di voto pari all’8 per cento per tutti gli altri azionisti, mentre Roma Capitale vota per tutte le azioni che possiede”. Il controllo quindi, seppur non ceduto, sarebbe sicuramente ridimensionato, e molto più legato alle logiche di profitto, normali in un’azienda privata, piuttosto che al mantenimento e al miglioramento dei beni comuni. Nella mattinata di domenica il Sindaco si è rivolto nuovamente a Twitter dove, in un intenso botta e risposta, ha dialogato sulla privatizzazione con Il Presidente dei cristiano popolari, Mario Baccini. Particolarmente interessante è la proposta avanzata da quest’ultimo: “interessare la commissione bilancio e il governo affinché la cassa depositi e prestiti acquisti le azioni di Acea che il Comune vuole cedere”. Celere la risposta del Sindaco: ”Bene il 20% delle azioni alla cassa depositi e prestiti”. Infine l’annuncio di Baccini: ”Da martedì atto ufficiale in commissione bilancio. E’ un atto d’amore per Roma”. Anche Causi, oggi deputato Pd e già Assessore al Bilancio della Giunta Veltroni, è intervenuto in un’intervista per Repubblica sulla questione di Acea. Per l’ex Assessore la vendita del pacchetto azionario risulterebbe un errore, soprattutto dal punto di vista economico: “Oggi quei pochi soldi che si incasserebbero verrebbero utilizzati per qualche cantiere di lavoro pubblico dall’evidente sapore preelettorale”. Lo scontro sulla privatizzazione di Acea non sembra perdere di potenza, ad inasprire i contrasti sono anche le dichiarazioni dell’amministrazione, che non vuole cedere: “il mantenimento del controllo di fatto sulla società Acea da parte dell’Amministrazione lascia inalterata la situazione attuale anche sotto il profilo della governance della società che gestisce il servizio”, conclude Lamanda. I Comitati che lo scorso 5 maggio hanno manifestato a Roma promettono battaglia, attraverso campagne di sensibilizzazione e nuove manifestazioni. Vedremo nei prossimi mesi quale sarà il futuro di Acea, ma soprattutto dell’esito referendario.

 

Leonardo Mancini