Home Notizie Cronaca Roma

Scarseggiano i fondi per la lotta alla tossicodipendenza a Villa Maraini

Dal 1976 Villa Maraini è impegnata nella cura e nella riabilitazione dei tossicomani. Ma oggi i fondi sono finiti.

Ads

La comunità terapeutica di Villa Maraini venne fondata da Massimo Barra nell’ambito della Croce Rossa Italiana. Autorizzato all’uso del metadone dal 1997, dopo oltre 32 anni di attività, oggi è l’unico centro antidroga a Roma aperto 24 ore su 24. Per ciascuna somministrazione la Regione gli corrisponde la somma di 5,28 euro, comprensivi del costo del farmaco, secondo una delibera che viene rinnovata ogni anno. L’ultima delibera della Regione è scaduta però il 3 agosto e non è stata ancora rinnovata. Da allora la struttura ha continuato a somministrare il metadone a proprie spese, senza avere il rimborso, tanto che ora i fondi sono finiti. “Siamo stati tra i primi a sperimentare l’uso del metadone e oggi tamponiamo tutte le emergenze altrui, le falle del sistema. Nel senso che se gli ospedali, il carcere di Rebibbia, rimangono senza metadone, oppure viene arrestato o processato qualcuno e va in astinenza, tutti chiamano Villa Maraini – spiega Barra – Esistono delle convenzioni, secondo le quali usufruiamo di fondi che vengono pagati dagli enti pubblici, ma in maniera arbitraria e cervellotica. Potremmo chiedere i soldi alle banche, ma non ce li danno perché non abbiamo patrimonio immobiliare. E siccome ne rispondiamo noi e non siamo un’impresa for profit, non vedo perché dovremmo rischiare il nostro patrimonio privato per un servizio che di fatto è pubblico. È un anno che siamo in trattative e da marzo dello scorso anno abbiamo cominciato a segnalare l’urgenza: non solo non prendiamo soldi per il servizio pubblico che facciamo, ma anticipiamo i costi del farmaco, che sono variabili dal momento che non si tratta mai di singole somministrazioni ma di una terapia globale. Nonostante tutto continuiamo, a rischio degli stipendi. Nel senso che oggi ci permettiamo di pagare gennaio, ma febbraio non lo paghiamo e con quei soldi compriamo il metadone. Non somministrarlo significherebbe mettere sul lastrico 300 persone e impedirgli di lavorare, di fare una vita normale, aumentare la criminalità. Vorrei che l’amministrazione regionale mostrasse più attenzione e rispetto. Ma la mossa successiva dovrebbe essere quella di approvare subito la delibera sul metadone e fare un capitolo di bilancio su Villa Maraini”. “Indubbiamente Villa Maraini rappresenta per la Capitale e l’intera regione Lazio, una risposta autorevole e competente al problema della tossicodipendenza, altamente specializzata e mirata – dichiara Enzo Foschi, Consigliere Pd della Regione Lazio e membro della Commissione Sanità – Queste sue caratteristiche dovrebbero essere non solo sostenute ma valorizzate e invece questo organismo si trova in enormi difficoltà economiche. Fin dal mese di gennaio abbiamo presentato un’interrogazione firmata da tutti i partiti di opposizione nella quale abbiamo posto alla Presidente Polverini una serie di punti che crediamo sia doveroso che il centrodestra, che governa la regione, affronti in tempi rapidi. In particolare abbiamo chiesto l’istituzione di un tavolo di confronto con i dirigenti di Villa Maraini. Crediamo fermamente che un centro di così elevata esperienza e professionalità necessiti di un intervento ad hoc, avviando un vero e proprio piano di aiuti e una programmazione a breve, medio e lungo termine per la comunità. Ad oggi, purtroppo, sono stati pressoché nulli. Come membro della Commissione Sanità mi assumo dunque, in occasione delle prossime sedute, di portare l’attenzione su questa delicata situazione che meriterebbe una Regione Lazio che ascoltasse il disagio di quanti lavorano a Villa Maraini, ma soprattutto dei pazienti e dei loro familiari”. “Villa Maraini è una di quelle cooperative che storicamente segue tutte le questioni relative alle tossicodipendenze, dove la somministrazione di metadone inizia alle 5 di mattina. La disattenzione totale di coloro che a livello politico devono dare risposte pronte e adeguate alle necessità dei servizi per i tossicodipendenti è di una gravità assoluta – spiega l’On. Gemma Azuni, Consigliere Sel di Roma Capitale e vicepresidente della Commissione Sanità – Me la prendo con coloro che chiamati a governare le politiche sociali e socio-sanitarie non hanno anche le giuste competenze, i saperi che devono sottendere alla gestione dei temi che appartengono molto alla fragilità sociale. È ultima di questi giorni la mia denuncia sulla sottrazione di fondi destinati all’HIV anche da parte del Comune, la qual cosa avrebbe provocato una non copertura dei bisogni dei malati di aids relativamente all’assistenza domiciliare. L’incontro in occasione del convegno con le associazioni che fanno parte del coordinamento HIV ha fatto ritornare indietro rispetto alla previsione di bilancio il Sindaco, che ha dichiarato che non toccherà un euro dal fondo destinato alle Politiche Sociali e quindi anche ai malati di Aids. Vengo da un lavoro professionale che mi ha visto sul campo 36 anni nell’ambito sociale e so che cosa vuol dire soprattutto per gli operatori sbattere la testa al muro, quando gli strumenti messi a disposizione dalla politica sono insufficienti, spesso inefficaci e soprattutto carenti di personale specialistico. I mezzi e gli strumenti da usare rispetto all’accoglimento delle persone devono avere caratteristiche diverse dall’assistenzialismo, che procura l’impegno di immense risorse e che non attiva invece gli utenti nel costruire o ricostruire autonomia nella vita”. “È da notare il comportamento di chi gestisce la struttura, perché sono persone che, in modo volontario e mettendoci anche del loro, riescono comunque a garantire un servizio essenziale” – dichiara Pino Palmieri, Consigliere regionale del Lazio (Lista Polverini) – “Per quanto riguarda un principio generale invece ritengo che, fino a quando la cosa pubblica verrà amministrata in modo così approssimativo e non ci sarà un’oculatezza nella gestione delle risorse, ci troveremo sempre ad affrontare problemi di questo tipo. Credo che la Regione prenderà in considerazione le esigenze della struttura, perché si tratta di un servizio che deve necessariamente continuare la sua attività. A mio parere, come ho ripetuto già più volte in Consiglio regionale, bisogna fare un’attività di prevenzione e non di repressione, nel senso che bisogna prevenire queste situazioni, perché poi ogni volta ci troviamo ad intervenire quando il dado è tratto. Quello che oggi andiamo a gestire è un qualcosa che viene da lontano e molte volte chi subisce la mala gestione sono proprio i cittadini che hanno bisogno di servizi essenziali”.

Ilaria Campodonico