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Sull’Ama l’ombra di Mafia Capitale

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Dal tribunale del riesame si parla di inquinamento di tutte le gare d’appalto

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AMA E MAFIA CAPITALE – Sopra tutte le gare d’appalto di Ama ci sarebbe l’ombra di Mafia Capitale. Le infiltrazioni all’interno della municipalizzata sarebbero tali che “il fenomeno corruttivo ha raggiunto la massima espressione inquinando tutte le gare d’appalto“. Lo hanno scritto i giudici del tribunale del Riesame di Roma nelle 140 pagine di motivazioni con cui è stata anche comunicata la scarcerazione di Giovanni Fiscon, ex direttore generale di Ama, sottoposto a regime di arresti domiciliari. Per il tribunale del Riesame l’Ama, “piuttosto che improntare la propria attività a criteri di imparzialità e buon andamento della Pa, ha intrattenuto con le cooperative di Buzzi rapporti basati sulla corruzione”.

BUZZI RESTA IN CARCERE – Viene invece confermato il carcere per Salvatore Buzzi, facendo anche luce sui rapporti tra l’uomo delle coop e Giovanni FIscon: “I frenetici scambi di sms tra i due e gli incontri, denotano l’esistenza di interrelazioni e contatti del tutto anomali nel corso di una procedura di aggiudicazione di un appalto”. Nonostante questo su Fiscon, “sussistono dubbi in ordine al riconoscimento dell’aggravante della mafiosa con riferimento del quale non emergono indizi univoci in ordine alla coscienza di agevolare l’associazione”.

L’EX AD DI EUR SPA – Nelle motivazioni del tribunale del Riesame viene rivista anche la posizione di Riccardo Mancini, l’ex amministratore delegato di Eur Spa. Per i giudici è un “funzionario corrotto, ma non sembra possa essere affermato che faccia parte dell’associazione criminale”. Per questo è stata disposta la scarcerazione, commutando la detenzione in arresti domiciliari. Nelle 140 pagine delle motivazioni si delinea la figura di Mancini in relazione alla vicenda di Mafia Capitale: “un personaggio di elevato spessore e può senz’altro essere affermato che il suo modo di interpretare la funzione pubblica non abbia nulla a che vedere con i principi di fedeltà, di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione”. “Peraltro – motiva il Riesame – deve essere evidenziato che dagli atti emergono elementi contraddittori che non permettono di affermare, con il dovuto grado di probabilità, che egli sia un associato ex articolo 416 bis”. Secondo la ricostruzione fatta dai giudici, Mancini avrebbe in più occasioni dimostrato di volersi opporre all’associazione, “tanto da venir minacciato ed addirittura picchiato”.

LM