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Fiume Almone: cresce l’attesa per il ‘Contratto di Fiume’

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Anche il Municipio VIII si esprime su inquinamento e Contratto

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APPIA ANTICA – Quello dell’Appia Antica è sicuramente il Parco più interessante, variegato, complesso e sottovalutato della Capitale. I problemi dell’area sono tantissimi, superati in numero soltanto dalle tantissime specificità architettoniche, artistiche e ambientali che lo rendono un’area unica al mondo. Da tanti anni si parla delle difficoltà legate al traffico all’interno del Parco, attraversato da importanti direttrici stradali, della necessità di adeguare queste strade alla fruizione turistica, ma anche dei problemi legati all’abusivismo e alla necessaria delocalizzazione di attività commerciali impattanti. C’è poi tutta la vicenda delle Domeniche a Piedi, il divieto di transito domenicale istituito nel 1997 ma che oggi vive un momento di assoluta difficoltà, dovuta soprattutto alla mancanza di organico nella Polizia Municipale. Una questione che nei mesi scorsi ha perfino portato il Commissario straordinario del Parco, Mario Tozzi, a suggerirne il superamento. Ma tra queste criticità la situazione che interessa il corso dell’Almone, il fiume sacro ai Romani, è quella che più sta riscuotendo l’interesse della politica regionale e romana. 

IL FIUME SACRO – L’Almone è lungo ben 22 km ed è il terzo fiume di Roma. Attraversa il Parco dell’Appia Antica e il suo percorso interessa i Comuni della zona dei Castelli Romani con Marino e Rocca di Papa, Ciampino e i Municipi VII e VIII della Capitale. Il suo primo ramo nasce appena sotto il lago d’Albano ed è conosciuto come Fosso della Patatona, mentre l’altro ha origine all’altezza del GRA, costeggia la via Appia Nuova e va sotto il nome di Fosso del Calice o Fosso dello Statuario. I due rami confluiscono all’interno di un Circolo del Golf su via Appia Nuova e formano il fiume Almone, corso d’acqua sacro per i Romani antichi. 

LE TUTELE E L’INQUINAMENTO – Sia l’Almone che i suoi tributari attraversando prima il Parco Regionale dei Castelli Romani e poi quello dell’Appia Antica, con la Caffarella e il Parco degli Acquedotti, sono sottoposti alle leggi di tutela regionali e nazionali. Tra queste anche il Decreto Legislativo del 2006 che recepisce la Direttiva Europea sulle acque. Nonostante questo impianto normativo volto alla sua tutela, il Fiume Almone risulta inquinato da anni. Nel solo tratto di pertinenza del Comune di Roma è facile imbattersi in discariche di materiali direttamente nelle acque, mentre risulta assente una periodica e programmata manutenzione dell’alveo. C’è poi da segnalare l’annosa vicenda dell’intubamento, nel secondo ramo del fiume, delle acque fognarie del quartiere Statuario e di Quarto Miglio, da citare nonostante i lavori per la realizzazione del collettore fognario si dovrebbero concludere alla fine del 2015, dopo la proroga dovuta alla bonifica dell’amianto rinvenuto nel fiume. Tema scottante è poi la presenza degli impianti di autodemolizione di via dell’Almone: “3,5 ettari a poche decine di metri dallo stabilimento dell’Egeria – si legge in una mozione presentata in Municipio VIII – con grave inquinamento del suolo e della falda acquifera da oli, benzine, grassi e plastiche”. È la collaborazione instaurata tra la Commissione Ambiente del Municipio VIII e il Comitato per il Parco della Caffarella, per la stesura di un atto votato positivamente il 24 giugno scorso, a fornirci i dati sull’inquinamento del corso d’acqua: “Nel Parco dei Sette Acquedotti e in Caffarella si evidenziano più tipologie d’inquinamento – scrivono – microbiologico lungo tutto il corso dell’Almone che supera di molto i limiti di legge e l’inquinamento chimico dovuto agli scarichi delle attività commerciali, artigianali e degli autodemolitori”. Ma anche “l’inquinamento da solidi discaricati in alveo laddove la velocità del fiume diminuisce; inoltre l’inquinamento biochimico che determina quello della falda acquifera e a sua volta delle sorgenti”. Un percorso che deve puntare non solo alla tutela, ma anche a degli specifici interventi per rendere sostenibile la gestione del Fiume: “L’atto è stato costruito grazie al prezioso contributo dello storico Comitato del Parco della Caffarella, da anni impegnato nella vertenza sul Fiume Almone – ci racconta il Presidente della Commissione municipale e consigliere di SEL, Amedeo Ciaccheri – è importante soprattutto la battaglia da portare avanti per il ricollocamento delle attività commerciali invasive presenti all’interno del perimetro del Parco, soprattutto nelle immediate vicinanze del fiume. Oltre a questo si punta ad una forte riqualificazione ambientale dell’area, per superare i danni ai territori causati dalle periodiche esondazioni”.

IL CONTRATTO DI FIUME – Le richieste di associazioni e istituzioni municipali, per una maggiore tutela e per degli interventi migliorativi, sono stati accolti dalla Regione Lazio alla fine dello scorso mese di marzo, puntando al ‘Contratto di Fiume’ per l’Almone. “Uno strumento di programmazione molto importante, che valorizza la negoziazione e la partecipazione – scriveva la consigliera regionale PD, Cristina Avenali, al momento della presentazione dell’atto – Altre regioni come Piemonte e Lombardia sono molto più avanti a noi, ma anche nel Lazio stanno partendo vari contratti di fiume come per il Sacco, l’Aniene, i canali di bonifica di Latina e questo che riguarda l’Almone”. Il contratto è un accordo che permette di adottare un sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale e sostenibilità ambientale, “intervengono in modo prioritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un bacino fluviale”. Uno strumento utile a negoziare la programmazione degli interventi in cui entrano in gioco comunità, territorio, politiche e progetti, per effettuare il passaggio dalle politiche di tutela dell’ambiente a delle più ampie politiche di gestione delle risorse paesistico-ambientali. Per Roberto Federici, portavoce dell’associazione di volontariato del Parco della Caffarella, il Contratto di Fiume rappresenta un’opportunità per l’area: “L’Almone possiede tutte le caratteristiche per essere il rivo su cui attuare il primo contratto di fiume di Roma. Un fiume – continua – pesantemente inquinato principalmente da scarichi urbani e discariche, che esonda facilmente con la pioggia inquinando il suolo della Caffarella”. È poi il rappresentate dell’Autorità di bacino del Tevere a spiegare che l’Almone è uno dei quattordici corridoi ambientali perenni (non soggetti quindi alla stagionalità o alle piogge). I problemi legati all’inquinamento si riflettono sull’area di esondazione del Fiume. Con le forti piogge dello scorso inverno in ben due occasioni si è arrivati all’esondazione, che assieme ad acqua e fanghi ha riversato sul territorio circostante anche molti materiali e agenti inquinanti. Considerando che nell’area di esondazione vivono circa 10mila persone e che circa 500 sono stanziate in area considerata a rischio idraulico molto elevato, arrivare alla stipula di un Contratto di Fiume è un obiettivo tutt’altro che secondario.

L’ATTO IN MUNICIPIO VIII – È infatti per rimarcare questa necessità che il Consiglio del Municipio VIII ha votato un atto volto ad ottenere, entro il 2015, il censimento e la rimozione degli scarichi abusivi nel Comune di Roma, l’approvazione del Contratto di Fiume e lo stanziamento di fondi per le opere di sistemazione. Ma anche, e questa volta in tempi brevissimi, “La bonifica e periodica manutenzione dell’alveo per evitare esondazioni, la realizzazione di opere di contenimento volte ad evitare il trascinamento di rifiuti durante le piene – e ancora – lo spostamento degli autodemolitori di via dell’Almone e delle ulteriori attività produttive presenti nei pressi dell’alveo”. L’attesa, anche dopo questo ultimo atto, è per la discussione e l’approvazione del documento sul Contratto di Fiume in Regione, dal quale poi dovrebbero partire tutti gli strumenti di progettazione condivisa per tutelare e gestire questo essenziale pezzo del patrimonio ambientale del territorio.

Leonardo Mancini