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Sanità capitolina: il riordino, tra inaugurazioni da una parte e lentezza dall’altra

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Mentre si inaugura il polo Oncoematologico del San Giovanni, sul fronte Forlanini poche le novità. Intanto i Pronto Soccorso esplodono

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Tratto da Urlo n.122 febbraio 2015

ROMA – Sono mesi che si parla dell’imminente chiusura del Forlanini che sarebbe dovuta avvenire il 31 dicembre 2014, secondo legge regionale e l’atto aziendale che riorganizza l’Azienda Ospedaliera S.Camillo-Forlanini di più di due mesi fa. La valutazione del documento sarebbe dovuta avvenire entro il 15 gennaio ma così non è stato, per l’approvazione degli atti sarebbe stata costituita una commissione straordinaria. Nel frattempo il nosocomio è ancora in attività e del suo futuro non si sa nulla. La sua chiusura, si legge nell’atto, comporterà un risparmio non indifferente per le casse della Regione, ancora alle prese con il piano di rientro dal deficit sul quale però, ad inizio febbraio, sono arrivate parole confortanti da parte del Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: “Confermo – anche se il dato ufficiale lo avremo tra alcuni mesi dal tavolo di rientro – che noi porteremo al Governo dei numeri sugli equilibri finanziari del 2014 che faranno stare il Lazio, per la prima volta dopo 9 anni, sotto gli obiettivi che hanno portato al commissariamento e confermo che ciò ci fa ben sperare sulla grande sfida di dicembre del 2015: noi saremo a quota disavanzo zero”.
Preoccupante intanto continua ad essere per il Forlanini il rischio occupazioni: per evitare intrusioni di personale non autorizzato è stata montata un’inferriata che blocca l’accesso al corridoio dove c’era la Direzione. Nel frattempo sono molti i senzatetto che ogni giorno al calar della luce prendono possesso degli angoli isolati della struttura per ripararsi dal freddo.
Monitoreremo che la sicurezza per il personale all’interno dell’ospedale non cali”, il timore, dice Stefano Barone, delegato Rsu per il S. Camillo-Forlanini, “è che dopo il trasferimento della Direzione e della Dialisi, la cui presenza nel nosocomio comportava un gran movimento all’interno dell’edificio di operatori e pazienti, ora possa verificarsi una diminuzione della vigilanza”. Non si tratta di un attacco al personale ad essa deputata, precisa Barone che conclude: “Finché la struttura sarà aperta l’attenzione dovrà essere alta”.
Riccardo Agostini (Pd), Consigliere regionale e membro della commissione Salute, puntualizza: “Tutte le ipotesi per la riconversione del Forlanini dovranno tener conto della necessità di ristrutturazioni onerose, ma non appena il complesso tornerà nelle disponibilità dell’Assessorato al Demanio della Regione Lazio, sarà necessario istituire un tavolo con Comune di Roma e Municipio XII per vagliare le richieste e le proposte in campo e destinare quanto prima il complesso a un nuovo utilizzo, che deve necessariamente rimanere di interesse pubblico”.
Sulla questione è intervenuto anche Fabrizio Santori, membro della commissione Salute regionale. Il Consigliere, ad inizio gennaio, ha presentato una richiesta di accesso agli atti in merito alla situazione del Forlanini che al momento in cui scriviamo, ci dice Santori, tarda ad avere risposta: “È necessario capire come si comporterà la Regione: al Forlanini ci sono ancora reparti aperti, non c’è un piano di trasferimento né un’idea di cosa fare all’interno dell’edificio”, seguita Santori che sul rinvio dell’approvazione degli atti e alla nomina della commissione ad hoc dice: “È uno sperpero e uno spreco incredibile, in più in questo modo non si giunge ancora ad un atto che possa permettere la valutazione del lavoro svolto dai direttori generali. Intanto il Forlanini è un’entità in stato d’abbandono e questo consentirà temo – conclude – di arrivare ad una svendita e ad una speculazione”.
Ma, nell’ambito del piano di riordino della Sanità, non tutto è fermo. Pochi giorni fa è stato inaugurato il nuovo Polo Oncoematologico del San Giovanni Addolorata. Il reparto “è già in esercizio in ambienti ristrutturati e umanizzati”, dice in una nota il Direttore Generale dell’Azienda Ilde Coiro, che seguita: “La razionalizzazione dei processi e il rinnovamento tecnologico consentiranno di dare risposte adeguate ai bisogni assistenziali dei malati oncologici di un vasto territorio della città di Roma grazie al trasferimento dell’Oncologia del S. Eugenio presso il San Giovanni in attuazione del progetto previsto nel piano di riordino della rete ospedaliera”. “L’atto – si legge in un comunicato sul sito ‘Lazio Sanità’ – stabilisce comunque la presenza di un dirigente oncologo presso il Sant’Eugenio per almeno 4 ore al giorno nell’arco di 5 giorni settimanali. Lo specialista sarà a disposizione dei pazienti che abbiano bisogno di una consulenza”. Mentre “dal mese di gennaio, il personale già in servizio al S. Eugenio stesso è stato trasferito presso l’Azienda San Giovanni Addolorata”, ci dice l’UOC Comunicazione della Roma C in una nota, che seguita: “È alla firma una convenzione tra le due aziende per definire il percorso assistenziale dei pazienti che una volta presi in carico presso il S. Eugenio dovessero aver bisogno di continuare le cure presso il S. Giovanni e viceversa”. Accanto alle voci entusiaste per la notizia, arrivano anche le prime reazioni contrarie. Tra queste, quella di Santori: “Presenterò un’interrogazione sullo stato di abbandono dei servizi del Cto e del Sant’Eugenio. Il depotenziamento dei reparti di quest’ultimo, come l’oncologia, in favore di altre realtà, sta distruggendo il nosocomio, probabilmente anche per dare spazio a realtà private. C’è una chiara volontà di smembrare e far morire il servizio sanitario pubblico”. Poi Santori precisa: “Non sono contrario alla presenza di servizi privati che alcune volte rappresentano delle ottime alternative e forniscono servizi a costi contenuti quando convenzionati, ma se c’è una volontà politica di distruggere il pubblico, mi batterò affinché ciò non avvenga”, conclude. Sulla questione si è espresso anche Agostini: “Il trasferimento del reparto di Oncologia dal Sant’Eugenio al San Giovanni tende a ridefinire le specializzazioni dei grandi ospedali di Roma e a creare punti di eccellenza e specializzazione che possano servire da riferimento per tutti i pazienti della Capitale e dell’intera Regione. Questa riorganizzazione valorizzerà le specificità del Sant’Eugenio, fermo restando la sua assoluta centralità nell’offerta sanitaria per l’intero quadrante sud della Capitale”.
Intanto un altro grande allarme interessa la sanità: il sovraffollamento dei Pronto Soccorso. In merito tra Regione e alcuni sindacati a fine gennaio è stato firmato un accordo che definisce una strategia per fronteggiare l’emergenza. Il documento, si legge in un comunicato sul sito della Regione Lazio, è basato su nove punti, alcuni dei quali sono la sostituzione del personale infermieristico in lunga assenza, modelli innovativi di presa in carico dei pazienti che accedono al Pronto Soccorso, una campagna di informazione sul corretto uso del Ps, figure specializzate per dare accoglienza e informazioni ai pazienti e ai familiari, accelerazione dell’attivazione dei reparti a degenza infermieristica e dei posti letto di osservazione breve intensiva di Ps, l’introduzione di una figura che si occuperà della gestione diretta dei posti letto e la possibilità di dimettere e ricoverare nei reparti anche nel finesettimana. La Nursind intanto, in relazione al sovraffollamento dei Ps, ha proclamato lo stato d’agitazione e in una nota del 3 febbraio ha dichiarato: “L’accordo riportava idee e progetti in gran parte già presenti in molte aziende (Bed Manager, possibilità di dimissioni 7 giorni su 7, OBI, Reparti a gestione infermieristica) e quindi immediatamente attuabili con un po’ di buona volontà. Malauguratamente ad oggi le criticità rimangono tutte. Purtroppo di accordi scritti ne abbiamo visti tanti in questi ultimi anni, il più delle volte a uso e consumo dei media (soprattutto quando ci sono di mezzo i Pronto Soccorso), e restiamo in attesa che quegli accordi firmati con la Regione Lazio e tanto sbandierati portino a soluzioni concrete a vantaggio dei lavoratori”.

Anna Paola Tortora