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I denominatori comuni tra alcol e gioco d’azzardo

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Il nostro paese figura tra i più importanti produttori di alcolici, difatti nel 2013 l’Italia ha conquistato lo scettro di primo produttore di vino al mondo (52,4 milioni di ettolitri), con una quota del 18,2% su un totale di 287,6 milioni di ettolitri. Negli ultimi anni, si è anche guadagnata un posto nell’Olimpo del gambling europeo forte di una spesa netta superiore ai 16 miliardi di euro (fonte: Giochi di Slots).

A livello legislativo, i due settori presentano alcuni denominatori comuni: sia alcool sia il gioco d’azzardo sono legali, entrambi possono causare dipendenza, sono vietati ai minori di 18 anni, e entrambi mostrano le etichette di avvertenza che ne segnalano la pericolosità d’uso. 

C’è solo una sottile e importante differenza: abusare dell’uso di alcool comporta severe sanzioni, soprattutto da parte del Codice della Strada.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha reso pubbliche indicazioni quantitative specifiche affinché gli effetti negativi legati al consumo di alcolici siano ridotti e accettabile: i limiti si differenziano per genere e caratteristiche morfo-fisiologiche, “ovvero corrispondono a 40g di alcool o 2-3 UA (Unità Alcoliche) al giorno per l’uomo e 20g di alcool o 1-2 UA al giorno per la donna, mentre gli over 65 anni si devono limitare ad 1UA al dì”.

Per gli inesperti in fisica 1 UA corrisponde a 12g di etanolo e quindi a circa 125ml di vino al giorno di media gradazione (12%), oppure a 40ml di superalcolici (gradazione 40%), oppure a 330ml di birra di media gradazione (4%). In pratica stiamo parlando di un quartino, di un chupito e di una media.

Per quanto riguarda invece il gioco d’azzardo, esiste solo il classico slogan “gioca in modo responsabile”, sfoderato in diverse varianti, nel senso di un “regolatevi da soli”, che rimanda ad una sorta di presa di coscienza individuale e creato per educare al gioco responsabile. Ma c’è qualcosa che va al di là di queste generiche raccomandazioni. (fonte: Bevi Responsabile)

Uno studio canadese “Risk of harm among gamblers in the general population as a function of level of participation in gambling activities” condotto dal dottor Currie e dai suoi colleghi dell’Università di Calgary, ha esplicitato in unità di misura quantificabili, quali sono i limiti economici e temporali che rendono il gioco d’azzardo meno dannoso.

Dallo studio, condotto su un campione di 19 mila giocatori, è emerso che “il danno cresce in funzione di quanto più frequentemente si gioca d’azzardo e quanto più denaro si gioca”.

Sono tre i limiti ottimali per partecipare al gioco d’azzardo con basso rischio di danno. Devono essere soddisfatti tutti e tre. Non giocare d’azzardo più di due-tre volte al mese. Giocare al massimo l’1% del proprio reddito mensile. Qualunque sia il reddito individuale, non giocare in un anno più di 500-1000 dollari.

I modelli di regressione logistica utilizzati nello studio hanno messo in rilievo che si manifesta un significativo aumento del rischio di danno correlato al gioco d’azzardo quando i limiti su elencati vengono disattesi.

Lo stesso gruppo di lavoro canadese ha continuato lo stesso studio ed è arrivato a confermare le conclusioni precedenti, che sono state pubblicate su Addiction nel 2012 nell’articolo “Examining the predictive validity of low-risk gambling limits with longitudinal data”. (Researchgate)

E’ giunta l’ora di cominciare a fare prevenzione parlando chiaro, parlando di limiti quantificabili e non di “fuffa” che finge di dare avvertenze, ma in realtà confonde e probabilmente ha il solo scopo di evitare denunce per danni provocati dal gioco d’azzardo.