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Pomezia. In crisi il gruppo industriale Cesare Fiorucci, leader nel settore alimentare

FOTO fiorucci

Indetto lo stato di agitazione da parte dei sindacati Cgil e Uil in seguito all’annuncio dell’apertura di procedura di mobilità per 66 dipendenti.
L’azienda alimentare Fiorucci di Pomezia è in stato di agitazione dopo l’annuncio dell’apertura di una procedura di mobilità per 66 dipendenti ritenuti in esubero rispetto a quelli già posti in cassa integrazione dopo l’accordo sottoscritto il 6 dicembre 2006 presso la Regione.
Tale accordo prevedeva l’attuazione di un piano di riorganizzazione aziendale volto alla riduzione dei costi e alla ottimizzazione della produzione attraverso la razionalizzazione di alcune attività produttive; ne conseguiva da un lato la riduzione degli organici nei reparti «wurstel», «specialità stagionate», «tranci» e dall’altro la esternalizzazione di alcune attività riguardanti il reparto «braceria», la «logistica» e il «confezionamento».
Sotto l’aspetto occupazionale, a seguito di tale accordo, le parti convennero una riduzione strutturale degli esuberi quantificata in 168 unità anziché 251, di cui 105 relativi all’area produttiva e 63 relativi all’area impiegatizia.
Il piano di gestione degli esuberi ha previsto il ricorso alla Cassa integrazione guadagni straordinaria per complessive 250 unità lavorative con il criterio della rotazione a frequenza semestrale (a tale proposito in data 10 gennaio 2007 le organizzazioni sindacali hanno richiesto all’azienda la rotazione trimestrale, anziché quella semestrale, al fine di alleviare le conseguenze economiche gravanti sui lavoratori sospesi).
Lo stato di agitazione attuale è stato indetto il 20 novembre 2009 da Cgil e Uil, che parlano di “licenziamenti per esuberi prima creati dalla società e poi dichiarati”.
“Tutto ciò – ha commentato Anna Nieddu, viceresponsabile laziale dell’Italia dei Diritti – va analizzato  in un quadro più ampio, che riguarda tutte le piccole e medie aziende che sentono molto i contraccolpi di questa crisi.  Nel caso della Fiorucci, fortunatamente, c’è stata la partecipazione dei sindacati principali, ma ci sono tante altre situazioni – continua – in cui i lavoratori sono sostenuti solo dai Cobas o ancor peggio da piccoli gruppi autogestiti. Credo che la Regione debba indire un tavolo con le categorie sindacali, i rappresentanti delle aziende e i lavoratori per valutare lo stato delle cose, gli sbocchi possibili e chiedere delle soluzioni portando delle proposte al governo nazionale. Mettere in cassa integrazione centinaia di lavoratori o ancor peggio licenziarli – conclude la rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro – significa depauperare il territorio stesso disperdendo ricchezza, quindi mi attendo una risposta dalle istituzioni”.

Simona D’Auria
Urloweb.com

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