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A MARSALA SI E’ SVOLTO IL PRIMO FESTIVAL DEL GIORNALISMO D’INCHIESTA

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Un momento di grande dibattito e riflessione sulla libertà d’informazione, nel presente e nel passato.
‹‹Purtroppo le persone hanno maturato la convinzione che per fare giornalismo d’inchiesta bisogna essere degli eroi. Per fortuna i casi di Lirio Abbate e Roberto Saviano rappresentano  delle vere e proprie eccezioni. Non si rischia la vita cercando di verificare le notizie, al massimo non si riesce a far carriera: ma questo lo abbiamo già capito››. Ha un senso particolare partire da questa affermazione di Marco Travaglio, poiché rappresenta perfettamente lo spirito del 1° Festival del giornalismo d’inchiesta, svoltosi a Marsala dall’8 al 10 maggio.
Tante volte si è assistito a manifestazioni imposte, “calate” sul territorio. Per tale motivo è giusto sottolineare come questa sia nata dall’idea di giovani marsalesi doc appena trentenni, Vincenzo Figlioli e Renato Polizzi, cui si è aggiunto il sostegno del sindaco Lorenzo Carini (sostegno coraggioso dato che appartenendo al PdL gli è costato anche qualche critica) e il consenso di Lorenzo Fazio, editore della casa editrice Chiarelettere: ‹‹Abbiamo scelto Marsala – afferma Fazio – perché terra ricca di energia, ma anche di speranza. Non dimentichiamo che proprio nel trapanese si troverebbe il super latitante Matteo Messina Denaro. Vorrei che questo festival, oltre che informare, riuscisse a far aumentare la partecipazione dei giovani alla vita politica, fondamento stesso della democrazia››. Oltre cinquanta ospiti fra le firme più importanti del giornalismo d’inchiesta, hanno dato vita ad una tre giorni intensa e ricca di dibattiti con grande successo di pubblico: si è parlato di doppio stato ne “La notte della democrazia. BR e Servizi molto segreti” e della possibile quarta riapertura del caso Pasolini grazie al libro inchiesta di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza (“Profondo Nero”). Sono stati trattati temi provocatori come la morte degli intellettuali liberi evidenziata da Oliviero Beha ne “I nuovi mostri” o la necessità di ricordare le vittime della mafia emersa nel dibattito “Le mafie e noi” che ha sfatato il luogo comune del binomio mafia-sud: ‹‹La Direzione Nazionale Antimafia – afferma Antonella Mascali autrice de “Lotta Civile -”  ha evidenziato che le capitali nazionali della ‘ndrangheta sono due, Reggio Calabria e Milano eppure la commissione antimafia è stata praticamente affossata dalla Moratti. E’ evidente che mentre si avvicina il munifico Expo non  si vuol sentir parlare di certe cose››.  Spazio anche alla deriva del mondo universitario nel dibattito “Un paese in cerca di identità” in cui Antonio Castaldo (autore con Davide Carlucci de “Il paese dei baroni”) ha evidenziato: ‹‹L’università italiana non è un totale fallimento, al contrario esistono realtà meritorie. Ma se consideriamo gli atenei come la sede di formazione delle nuove leve del potere politico, non possiamo non denunciarne la corruzione e il sistema clientelare che domina in essi. L’autonomia concessa ai rettori è stata una vera e propria licenza ad uccidere››. La giornata finale ha avuto il suo clou in una maratona di quattro ore al Cine Impero di Marsala, stracolmo, dove successivamente alla presentazione del libro di Travaglio, Vauro e della Borromeo, “Italia AnnoZero”, si è trattato il tema della legge sulle intercettazioni, ovvero la “legge bavaglio”. ‹‹Oggi – ha affermato l’ex pm Bruno Tinti – fra prescrizioni, trasferimenti dei pm e il lodo Alfano, i potenti non temono più la galera. Tuttavia grazie alla pubblicazione sui giornali delle intercettazioni, il cittadino può scoprire le malefatte del politico o come la sua vita privata possa cozzare clamorosamente con i valori predicati con tanta veemenza nella vita pubblica. Per alcuni reati le intercettazioni non servono ma, al contrario, sono indispensabili per scoprire le malefatte della classe dirigente come l’insider trading, giustamente definito da Travaglio un reato “da ricchi”››. Il giornalista Luca Telese rincara la dose affermando che ‹‹c’è in atto una strategia atta a sterilizzare le attività giudiziarie. La triste verità è che molte persone questo bavaglio lo vorrebbero davvero magari perché timorose di essere ricattabili››. La conclusione cui giunge il procuratore aggiunto presso la Procura antimafia di Palermo, Roberto Scarpinato, è ancor più amara: ‹‹Temo che questo bavaglio sarà solo il primo passo. In Italia gli intellettuali o sono stati asserviti al potere oppure sono stati uccisi o esiliati. Da Giordano Bruno a Pasolini, chi si è schierato dalla parte della verità alla fine c’ha rimesso la vita››. E’ toccato al giornalista Peter Gomez portare alla luce un’altra verità: ‹‹Non è un caso che tutto questo avvenga in Italia dove vige un’opposizione politica solo di facciata. Toccherebbe proprio all’opposizione controllare l’operato della maggioranza ma se questo controllo salta, la magistratura risulta più esposta alle critiche delle oligarchie dominanti e la stampa, ormai schiava degli inserzionisti, finisce per perdere la propria capacità di graffiare, di informare liberamente››. Accanto ai tanti dibattiti e alle numerose importante riflessioni emerse, grazie alla collaborazione con Marco Miana e la società Mismaonda, c’è stato spazio anche per momenti di grande intrattenimento con gli spettacoli di Ascanio Celestini e Neri Marcorè, il reading di  David Riondino e il concerto jazz del duo Bosso – De Paola: un modo per regalare anche un sorriso nonostante un pericoloso clima di censura. Ma proprio Beatrice Borromeo, ultima vittima della censura del direttore di RaiDue Antonio Marano, afferma: ‹‹Questa tre giorni di dibattiti mi ha dato tanta speranza, non dobbiamo più pensare a Berlusconi come ad una macchietta, lui è davvero spietato. E’ indispensabile continuare a tenere la schiena dritta, la nostra è una vera e propria resistenza civile. E’ ovvio che le divisioni ci saranno sempre perché insite nella democrazia, ma questo non è un buon motivo per lasciar perdere, per deporre le armi››.
Francesco Musolino
Urloweb.com

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