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Bilanci e propositi

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È sempre la solita storia. Ogni anno ci si ritrova a dover fare i conti con ciò che è stato, stilando un bilancio esistenziale dei mesi appena trascorsi.

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Forse perché guardare indietro è l’unico modo per poter andare avanti. La base su cui costruire qualcosa è sempre fatta delle conquiste, ma soprattutto dagli errori, in cui ci siamo imbattuti in passato. L’esperienza, infatti, sembra l’unico modo per cementificare i tasselli che costruiranno il futuro di ognuno di noi.

Il 2013 è stato un anno di grandi cambiamenti ed enormi sfide, ma sostanzialmente è stato un anno in salita. La crisi stringente non ci ha abbandonato, altre aziende hanno chiuso, altri posti di lavoro sono stati lasciati vuoti. La scena politica è cambiata su più fronti, ma quello che appare è che se da un lato ci si è lasciati – in parte – alle spalle il clima da barzelletta che si era venuto a creare negli ultimi anni, dall’altra si consolida un modello di promozione elettorale da parte dei futuri candidati premier che continua ad accostarsi alle dinamiche televisive, a quelle modalità comunicative che sono proprie di un mattatore, di uno showman a tutti gli effetti. È molto triste che le persone non sappiano imparare dai propri errori e che decidano, invece, di appiattire il loro bagaglio esperienziale a favore di un divertimento mediatico che, ormai, dovrebbe essere ben più che obsoleto. È triste perché l’Italia ha tirato la cinghia fino all’ultimo buco e ora deve reagire per non continuare a vivere di stenti, a trascinarsi verso un futuro poco limpido.

Il nostro è un paese che esplode su più fronti. Subisce un clima triste e lugubre, che nell’ultimo anno ha continuato ad annientare le idee e la speranza. La famosa “arte di arrangiarsi” tutta italiana, ma anche quell’ostentato senso di appartenenza di cui ci siamo sempre fatti forti, oltre che la cooperazione e la solidarietà, stanno venendo meno, lasciando posto ad un egoismo nascosto dall’alibi – spesso vero, per carità – della necessità. Eppure bisogna sforzarsi. Dobbiamo aiutarci, non chiuderci le porte in faccia. Dobbiamo collaborare insieme per far rinascere questa martoriata nazione, per consolidare le nuove generazioni, per far sopravvivere quelle esistenti. Dobbiamo lottare, ammettere con forza ciò che non va, dare un taglio netto con il passato ed aprire le frontiere delle idee rompendo argini e confini. Si può fare tanto dalle piccole cose, in primis riappropriandoci dei nostri diritti e doveri civici, alla base di qualsiasi società evoluta. Il mio auspicio è che questo 2014 sia l’anno della reazione. Un vero e proprio risveglio di un paese potenzialmente eccezionale, che per troppo tempo è rimasto fermo in un angusto ed incontrollato letargo. Diamoci da fare!

Serena Savelli