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Cambiamenti epocali alla vecchia maniera

Ciò che si respira in questo periodo è un’aria di grande cambiamento.

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Abbiamo seguito con trepidazione le elezioni politiche francesi che hanno visto la sconfitta di Sarkozy, che oggi torna ad essere un francese tra i francesi, e la vittoria del socialista Hollande, che ha fatto del progresso e del cambiamento il suo cavallo di battaglia. Un’Europa che, alla vigilia della grande festa che la celebra, vede nuovamente cambiare il suo volto, stravolgendo assetti e alleanze.
In Italia c’è stato un forte plauso per l’esito delle elezioni francesi e un altrettanto imponente assenteismo nelle consultazioni nostrane, dove si votava per sindaci e consigli comunali di centinaia di comuni. Un segnale di disaffezione alla politica, e soprattutto al significato di “rappresentanza” che risiede in essa e che si presenta prepotentemente ad ogni nuova chiamata alle urne. Con essa l’emergere sempre più sostanziale di partiti nuovi e irriverenti, come il movimento 5 stelle di Grillo.
Politica a parte, sempre più si cerca di dare delle spiegazioni a ciò che non va, e spesso tali risposte arrivano dal mondo artistico. Mi vengono in mente due film – “Diaz” di Vicari e “Hunger” di McQueen – visti di recente, validi spaccati su situazioni al limite della civiltà, su ideali pregni di poesia e terrore, focalizzati su un confine di cui non si percepiscono i limiti, dove non c’è più la certezza di cosa sia giusto o sbagliato, di cosa rappresenti la legalità, della crisi delle istituzioni, dello Stato e di ciò che rappresenta. La creatività spesso traduce le esigenze di dar voce a un più profondo concetto di chiarezza, ma anche di rivalsa, di riscatto e di riflessione su ciò che significa avere il coraggio di cambiare dei punti fermi della nostra società, con tutte le conseguenze che certe scelte comportano. Atti che possono essere manifestati non solo per decantare moderne imprese epiche, ma anche per la più pratica voglia di cambiare il nostro stile di vita. La recente manifestazione “salvaiciclisti” ha visto centinaia di persone pedalare tra i Fori Imperiali e San Pietro per sensibilizzare gli automobilisti ad una guida più prudente ed esprimere la bellezza – per lo più europea – di spostarsi in città in bici. Servisse ad ottenere qualche ciclabile in più nella Capitale, come pare debba accadere. Sarebbe bello, no?
Siamo capaci di grandi gesti, di enorme civiltà e lungimiranza. Poi, le care, vecchie consolidate inettitudini. Sapete chi è il nuovo sindaco di Rosello? Vi lascio la sorpresa…

Serena Savelli