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#CARNEROSSA

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L’editoriale di Urlo n.129

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È l’argomento del momento, il trend topic su ogni social, marchiato con l’esaustivo hashtag #carnerossa. Il 26 ottobre dall’OMS, ovvero l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è arrivato un rapporto-shock che ha fatto delle rivelazioni che hanno scosso tutta l’opinione pubblica mondiale: la carne lavorata, ovvero gli affettati, il bacon, i wurstel (!) fa male e il suo consumo contribuisce ad aumentare la probabilità di contrarre il tumore al colon. A quanto pare il consumo di 50 grammi di carne lavorata al giorno aumenterebbe il rischio di cancro al colon del 18%. Ma sapete cosa significano 50 grammi al giorno? Non so voi, ma nella mia dieta non tutti i giorni c’è carne, bianca o rossa che sia, e non sono né vegetariana, né vegana, né tantomeno straight edge. Semplicemente non c’è perché ci sono le uova, i formaggi, la pasta, il pesce e tanto altro. 

Dunque, riassumendo la carne è stata inserita nello stesso gruppo di prodotti dannosi che raccoglie anche il tabacco e l’alcool. Kurt Straif, che lavora all’OMS, secondo quanto riporta l’Huffington Post, ha dichiarato che per una persona normale il rischio di tumore per il consumo di carne resta basso e aumenta contestualmente all’aumento dello stesso. Ora, non vorrei dire che questa è un’ovvietà, ma mi domando: a nessuno di voi è stato mai detto da un medico di ridurre il consumo di insaccati, salumi e sì, anche di carne rossa? Proprio come ci viene detto per il tabacco, gli alcolici, di bere due litri di acqua al giorno, di fare esercizio fisico e, generalmente, di tenere uno stile di vita sano.

Il problema della “carne lavorata” poi può essere sentito più oltreoceano che da noi, negli Usa ad esempio, dove regnano gli imperi dei fast-food e i tassi di obesità sono drammatici, dove si mangiano bacon e hot dog nemmeno fossero noccioline. L’Italia, nello specifico, si fregia della tanto osannata “dieta mediterranea” e di prodotti di elevata qualità, che con un po’ di attenzione e senza spendere miliardi possiamo recuperare anche in versione bio e a Km0. Non c’è bisogno di assuefarsi di quinoa e simili per essere sani.

La regola generale, quella che i genitori dovrebbero insegnare ai bambini nel loro percorso educativo, che passa anche nel prendersi cura del proprio corpo (mi viene in mente il famoso detto “mens sana in corpore sano”) è che ogni eccesso è male, nell’alimentazione come nella vita. Solo l’essere nati in questo mondo ci espone a rischi continui, è non è fatalismo ma razionalità. Ne sono convinta: non sarà di certo una bella bistecca fumante o una grigliata mista a darci il colpo di grazia. Forse, invece, potrebbe farlo l’incattivirci per ogni allarmismo lanciato. Quello sì che è nocivo.

Serena Savelli