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Contraccezione: tra protezione e scelta

Tratto da Urlo n.160 Settembre 2018

Ci sono delle problematiche di cui sentiamo parlare di rado, considerate forse quotidianamente non prioritarie. Eppure il tema della contraccezione abbraccia due argomenti importanti, quali la protezione dalle malattie sessualmente trasmissibili e la possibilità di evitare gravidanze indesiderate.
Negli anni Ottanta l’uso del preservativo è stato protagonista di famose campagne di pubblicità progresso. All’epoca l’Aids sembrava divenuta una piaga sociale e si fece di tutto per fare informazione in tal senso. Come tutte le cose, però, questo tipo di comunicazione man mano andò scemando, anche se il tema resta valido. L’uso del preservativo, tra l’altro, è importante non solo per evitare l’Aids, ma anche per non incorrere in tutta una serie di malattie sessualmente trasmissibili, più o meno gravi. Il sesso occasionale, unito al mancato utilizzo di questo contraccettivo, ha portato all’aumento di malattie veneree come la Clamidya, che rappresentano non solo un antipatico episodio curabile, ma anche una delle possibili cause di infertilità.
Altra tematica è quella della “procreazione consapevole”, ovvero della contraccezione utilizzata per evitare gravidanze indesiderate. Anche in questo caso, a prescindere dalle scelte personali, ci sono dei casi in cui non viene utilizzato nessun tipo di contraccezione non per scelta, ma perché i costi sono troppo elevati o perché, soprattutto le fasce più giovani della popolazione, non sono ben informate sull’argomento.
Il fattore economico resta una delle maggiori cause di disagio per chi decide di non usare alcun metodo contraccettivo. In Italia, al contrario di alcuni Paesi europei fra cui la Francia, il Belgio e la Germania, essi sono interamente a carico dei cittadini. Di recente ci sono state alcune iniziative locali in tal senso, in particolare in Puglia, in Emilia Romagna e in Piemonte, dove esenzioni e facilitazioni per fasce “deboli” hanno trovato il favore dei più. Ma il problema, ovviamente, resta nazionale.
Qualche tempo fa un gruppo di ginecologi, costituitisi nel “Comitato per la contraccezione gratuita e consapevole” ha lanciato una campagna su Change.org per cercare di arginare la problematica e per proporre “soluzioni concrete per superare l’arretratezza dell’Italia su questo fronte. In linea con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Comitato evidenzia che la disponibilità di contraccettivi gratuiti, erogati a carico del Servizio Sanitario Nazionale, è condizione necessaria per consentire il diritto alla procreazione responsabile, con ricadute importanti sulla salute delle donne”. Nella petizione traspare soprattutto la necessità di superare le discriminazioni economiche per le categorie di persone svantaggiate.
Se molte regioni stanno correndo ai ripari, la maggior parte del Paese resta inerme da questo punto di vista. Riusciremo mai ad allinearci agli standard europei per quel che riguarda l’assistenza ai cittadini a tutto tondo da parte dello Stato, che passa anche da queste delicate (e dimenticate) tematiche?

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Serena Savelli