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Due città in una

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Vi siete mai fermati a riflettere su quanto questa città sia divisa in due?

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Quante volte avete sentito parlare di “Roma nord” e “Roma sud”? E non si tratta solo di una connotazione geografica, ma antropologica, sociologica, culturale, economica… A tratti oserei dire “filosofica”. Nel centro di Roma esiste una “linea di campo” invalicabile, in cui si viene proiettati in una sorta di dimensione parallela, una realtà simile ma diversa in tutto e per tutto rispetto a quella in cui siamo vissuti. E, non si fa tanto per dire visti anche i tempi piuttosto lunghi per raggiungere una delle due estremità, sembra che Roma possegga davvero due città in una. Anche questo ci rende particolari. Se un ragazzo di Roma sud si trova a Roma nord non può non notare la grande quantità di microcar, chiwawa con cappottini griffati, Hogan e aperitivi milanese-style (ho recentemente letto su Vice una frase vincente: un ragazzo di Roma nord si troverebbe molto più a suo agio a vivere a Milano piuttosto che a Roma sud). Un ragazzo di Roma nord, se sa arrivare a Roma sud (perché certe vie, anche note, di entrambe le fazioni sono territorio inesplorato e selvaggio) noterà le case popolari, i centri sociali di sinistra, le locandine propagandistiche attaccate ai muri e un alone generale di “periferia”, brutta, sporca e cattiva ma così tremendamente “cool”. Persino la fede calcistica è diversa: a sud si tifa Roma, a nord Lazio. Per non parlare dello stile di vita: nord vuol dire discoteca bene e aperitivo fashion, sud birra al pub di quartiere con gli amici e seratona a un concerto punk o reggae. Alcuni stimano che esistano persino delle differenze linguistiche tra nord e sud, tanto che due membri della stessa città possono avere difficoltà a comprendere dei termini dialettali (a me è successo, giuro). Anche economicamente la città sembra divisa in due, spaccata nell’ostentazione di ricchezza (spesso fittizia) a nord, e di un’umiltà orgogliosa (e spesso fittizia, di nuovo) a sud. 

Ultimamente mi sono rapportata spesso con queste differenze, in prima persona e per racconti di terzi, soprattutto di chi non è nativo della Capitale, più predisposto ovviamente a notare queste “stranezze” nostrane. Tutte queste diversità sono ovviamente degli stereotipi da prendere a ridere, ma come in ogni luogo comune un minimo fondo di verità esiste. La nostra città è davvero un microcosmo di culture e antropologie diverse, anche tra i suoi stessi concittadini. Per questo possiamo amare e odiare al contempo Roma, ma essa resta uno dei luoghi più poliedrici e multisfaccettati in cui si possa abitare. E possiamo guardarla, ogni tanto, con stupore, curiosità e, perché no, sana ed estemporanea meraviglia. Che, in fondo, fa sempre bene.

Serena Savelli