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La finanziaria sopprime l’ICE

Nella manovra di luglio la scure dei tagli colpisce anche l’Istituto Nazionale per il Commercio Estero


La manovra finanziaria adottata dal Governo e presentata lo scorso luglio dal Ministro Tremonti ha previsto tra le disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria, la soppressione dell’ Istituto nazionale per il Commercio con l’Estero, lo storico ente che dal 1926 ha il compito di promuovere ed incentivare i rapporti economici e commerciali italiani con l’estero, e che, in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico elabora il Programma delle Attività promozionali, curandone la realizzazione delle iniziative, attraverso la sua rete di uffici in Italia (17) e all’estero (115 in 88 paesi). Con l’approvazione del decreto 98 del 6 luglio scorso, convertito in legge n 111 del 15 Luglio 2011, è ufficialmente iniziata l’attivazione delle procedure di soppressione dell’Istituto, che ha portato dipendenti, collaboratori, precari e vincitori di concorso organizzati anche con il sostegno dei sindacati, a protestare sotto Palazzo Chigi per scongiurare l’approvazione del provvedimento e chiedere rassicurazioni sul proprio futuro, manifestando il loro disappunto anche con striscioni e cartelli che da quasi due mesi sono esposti alle pareti esterne del palazzo della sede centrale di via Liszt, nel cuore dell’Eur. Nel testo della manovra finanziaria oltre all’Ice, anche altri enti come Risi, Isa, Ismea rischiano da gennaio del prossimo anno, di essere messi in liquidazione o soppressi a causa degli alti costi di funzionamento, motivo che ha generando un clima di apprensione tra i lavoratori per le loro sorti. Il Ministro Romani a margine di una sua partecipazione al forum del Comitato Leonardo a inizio luglio, ha voluto rassicurare i lavoratori dell’Istituto sul fatto che nessuno avrebbe perso il posto di lavoro perché assorbiti come dipendenti del Ministero dello Sviluppo Economico, e alle sue parole qualche giorno dopo hanno fatto eco anche quelle del Ministro Frattini che ha ammesso “una convergenza al Consiglio dei Ministri, relativamente al futuro dell’ Istituto per il Commercio con l’ Estero sulla norma, contenuta in manovra, che prevede il passaggio alla rete delle Ambasciate degli uffici all’ estero dell’ ICE” che lo stesso definisce come “possibile prima risposta alla crescente esigenza di unitarietà d’ azione nell’ attività di sostegno all’ internazionalizzazione delle nostre imprese”. Il Ministro Frattini ha poi continuato sostenendo “la soddisfazione nei confronti della formulazione adottata in Consiglio dei Ministri non è stata corale, e vengono avanzate svariate ipotesi alternative, che vanno dal mantenimento dello status quo, alla possibilità di porre l’insieme delle risorse ed attività dell’ ICE interamente sotto la responsabilità della Farnesina che nella sua struttura centrale e attraverso la sua rete diplomatica, sarebbe pronta ad assumersi nella sua interezza la responsabilità di guidare le strutture preposte all’internazionalizzazione delle imprese e garantirne la necessaria coerenza d’azione, venendo così incontro alle aspettative del nostro sistema imprenditoriale, al fine di favorirne la competitività sui mercati mondiali, nell’ interesse della più efficace proiezione internazionale del Paese”. A distanza di oltre un mese da queste dichiarazioni però, il futuro dei dipendenti dell’Ice non è ancora del tutto chiaro, e allo stato attuale lo scenario che sembrerebbe delinearsi è il seguente: il personale in servizio presso le sedi estere sarà assorbito dalle rappresentanze diplomatiche come ambasciate e consolati, passando di fatto al Ministero degli Affari Esteri, mentre i dipendenti degli uffici della rete italiana saranno inquadrati secondo voci fisse e continuative come dipendenti del Ministero dello Sviluppo Economico, con modi e funzioni che sono attualmente in fase di definizione, dato che la necessità di riorganizzare l’intera struttura e le sue attività ha portato alla nomina di un dirigente delegato per l’ordinaria amministrazione che su questo è al lavoro congiuntamente con il Ministero dello Sviluppo. I sindacati dell’Ice, hanno fortemente criticato il fatto che la struttura sia dipartita tra i due ministeri definendo questa scelta come “la creazione di un mostro con due teste”, senza che fosse minimamente prevista una fase transitoria in grado di mantenere almeno gli impegni già assunti (partnership, fiere, corsi di formazione) e in molti sono convinti che la soppressione di un ente che funziona non ha senso e così facendo si andranno a perdere i livelli di professionalità e specializzazione raggiunti da questi lavoratori nel corso degli anni, e a farne le spese, inutile a dirlo saranno anche tutti quei giovani precari mandati a casa che negli ultimi anni hanno prestato servizio e affiancato l’attività delle strutture ICE, tra cui si annoverano anche molti vincitori del concorso del 2008, le cui selezioni durarono più di un anno. Oltre al dissenso dei lavoratori, in questi mesi anche altre realtà hanno voluto far sentire la loro voce per scongiurare lo smembramento della struttura: dalle aziende alle categorie passando per le associazioni (Confapi (piccoli industriali), SIMI (Sistema moda), Acimit (macchine tessili), Federmeccanica, Assovini, Anica) tutti concordi sul fatto che la soppressione dell’Istituto causerà in Italia la mancanza  di un punto di riferimento per le attività all’estero. Nonostante le difficoltà dovute alla riorganizzazione strutturale delle attività dell’Istituto dalle pagine del sito si legge che “l’operatività degli Uffici ex-ICE attualmente sta proseguendo, sebbene con alcune – purtroppo inevitabili – limitazioni. Tutti i servizi gratuiti standardizzati restano attualmente in essere, mentre potrebbero essere cambiate alcune condizioni per l’assistenza personalizzata a pagamento nonché cancellate alcune iniziative promozionali” per questo motivo, si invitano gli utenti a verificare caso per caso l’eventuale variazione nelle modalità di erogazione di servizi e condizioni di partecipazione agli eventi promozionali già in programma, con le Strutture che li gestiscono.

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Michela Romoli