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La libertà dell’uomo

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Esistono dei posti che non tutti conoscono, stretti in una morsa di indifferenza e disinteresse. Si tratta dei CIE, ovvero i Centri di Identificazione ed Espulsione, i cui ospiti sono i migranti venuti in Italia e poi “colti” senza documenti.

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Decine di persone vengono rinchiuse ogni anno in queste strutture per poter essere identificate e, in caso, successivamente rimpatriate. Non tutti sanno che proprio a Roma, precisamente a Ponte Galeria, c’è il più grande CIE d’Italia che, con i suoi 360 posti disponibili, è divenuto il simbolo di un lungo calvario per gli ospiti-detenuti che ciclicamente si riversano in queste ambigue carceri. Sì, perché la trafila burocratica che dovrebbe portare a capire chi sono queste persone può durare anche 18 mesi. Il condizionale, poi, è doveroso perché non sempre, in questo periodo, i migranti vengono identificati. Dei CIE si parla sempre più spesso, soprattutto per le molteplici iniziative che si sono scagliate contro di essi e che hanno posto l’attenzione su varie problematiche: presunti maltrattamenti e abusi di psicofarmaci, diversi tentativi di suicidio (alcuni, purtroppo, riusciti) ma, soprattutto, l’ingiustificata privazione della libertà. Questi migranti sono persone che spesso non hanno compiuto reati e che, nel caso contrario, non sono stati identificati durante il periodo di detenzione (assurdo!) e, quindi, devono subirne uno successivo senza alcun motivo. Se da un lato l’inefficienza della nostra macchina statale non permette di gestire in modo efficiente il flusso di migranti irregolari, dall’altra la soluzione che si è trovata è pessima. Viola i diritti e la dignità di queste persone, spesso in fuga dai loro paesi per ragioni politiche e civili, che hanno perso tutto e che oggi posseggono solo la loro libertà e un briciolo di speranza. 

In più queste strutture, oltre che inutili, sono estremamente costose e in un periodo come questo ci si chiede come si possa tenerle aperte, vista la loro inefficienza. Per fortuna, oggi, anche il mondo politico si sta muovendo in tal senso QUI potete trovare un approfondimento sul tema. Con l’occasione vi invito, inoltre, a vedere l’interessante documentario “Ponte Galera”, disponibile anche su youtube, realizzato da Marco Casciani e Maurizio Tafuro. Le telecamere dei due registi sono riuscite ad entrare nel CIE di Roma per immortalare quella che è una situazione ancora, troppo spesso, nell’ombra. Anche quando alcune dinamiche non sembrano riguardarci, in realtà, ci toccano sempre, anche indirettamente. Pensateci: se un giorno tutto questo succedesse a noi?

Serena Savelli