Home Rubriche Binario21

La teoria del terrore

paura aa

Un circolo vizioso da cui è difficile liberarsi

Ads

Tratto da Urlo n.134 aprile 2016

È stato un mese sciagurato, in cui quasi ogni giorno siamo stati spettatori di notizie terribili. Fatti drammatici, dove ci sono state delle vittime, delle famiglie rovinate, dei paesi in stato di allerta. Questi eventi ci riguardano da vicino e per questo ci spaventano e ci sentiamo così empatici con essi, ed è giusto, normale e umano che sia così. Siamo in un’epoca di terrore, che trasuda dai Tg e dalle prime pagine nazionali, che ci attanaglia ogni giorno. Ma la paura non deriva solo dai fatti di cronaca che, purtroppo, i media fagocitano per poi lasciarne solo tracce blande. Si tratta di un atteggiamento delle persone che ormai è palpabile anche negli occhi e nei gesti di chi ci è più vicino. Ogni persona è terrorizzata da qualcosa e a sua volta terrorizza qualcun altro in una sorta di circolo vizioso da cui è difficile liberarsi. Un atteggiamento assurdo, se pensiamo quanto la “vita”, nel sua accezione più pratica e quotidiana, sia già ampiamente costellata da spiacevolezza.

Riflettiamo, ad esempio, su tutte le notizie false che circolano in rete. Una quantità esponenziale di indagini improvvisate che ti fanno venir voglia solamente di non uscire più di casa. Già, perché non esiste solo il terrorismo in senso stretto, ma anche il “terrorismo psicologico” che non ucciderà le persone, ma sicuramente interviene sul loro buon senso. E risiede infimamente nelle teorie complottiste con cui ogni giorno abbiamo a che fare, nella paura continua che il mondo sia compromesso e che le persone siano tutte disoneste e cattive.

Parlando più semplicemente di “bufale” ricordo, quando il web muoveva i primi passi, uno dei casi (falsi) più eclatanti, ovvero la storia dei Bonsai Kitten, un prodotto malefico di spietati scienziati americani che infilavano gattini in piccolissimi barattoli. Era il 2000 e degli studenti del Massachusetts Institute of Technology misero in piedi la burla di inizio secolo in cui molte testate autorevoli, anche italiane, incapparono ingenuamente.

Insomma, non sempre ciò che si crede (o si fa credere che è) reale lo è davvero. E sembra che dopo un lungo periodo di “alfabetizzazione” non solo informatica, ma anche su ciò che potenzialmente può essere falso, si sia tornati a quasi vent’anni fa, quando i bonsai di gatto inorridivano i più mentre alcuni studenti, in modo macabro ma efficace, dimostravano che qualsiasi idea idiota può sembrare vera se ben veicolata. La domanda è: in un momento storico in cui la realtà supera la fantasia in quanto a terrore, perché dannarsi a rendere la nostra esistenza ancora più orribile? Perché incrementare un clima di odio e disillusione di cui siamo già colmi? Bisogna riflettere sul mondo che ci circonda, è vero. Ma con un pizzico di saggezza.

Serena Savelli