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Piccoli passi, grandi imprese

L’editoriale di Urlo N. 159 di Luglio 2018

Quest’estate quasi tutti trascorreremo almeno una giornata al mare. Che sia sulle coste del Mediterraneo o su qualche isola caraibica poco importa. Qualcosa accomuna, purtroppo, tutte le acque del globo, ed è l’inquinamento.
La stima è che ogni anno vengano gettati nel mare circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti, soprattutto materiali plastici che, oltre a non degradarsi, danneggiano pesantemente la fauna marina e la salubrità delle acque. Prova e simbolo di questa drammatica situazione è la tristemente nota “isola di spazzatura” nel Pacifico, la cui dimensione (ancora non stimata precisamente) va dall’ampiezza della penisola iberica all’estensione degli Stati Uniti.
In un recente viaggio in India ho avuto modo di approcciarmi al tema dei rifiuti e dell’ambiente con una concezione diversa rispetto a quella occidentale in cui tutto sembra, più o meno, sotto controllo. In una città “estrema” da questo punto di vista come Mumbai mi sono resa conto che alcune abitudini quotidiane, esasperate in certe parti del mondo, possono portare a una completa devastazione della terra che abitiamo.
Lo stesso pensiero deve essere venuto ai fondatori di 4Ocean, un’associazione di recente costituzione che ha come ambizioso scopo quello di ripulire gli oceani. Andrew e Alex, surfisti americani in vacanza in Indonesia, si sono trovati di fronte a un’orrida realtà dove i pescatori locali ritrovavamo nelle loro reti più plastica che pesce. Da qui l’intuizione: perché non utilizzare la pesca per raccogliere rifiuti dalle coste e dal mare? Attualmente queste operazioni vengono svolte dai dipendenti di 4Ocean, regolarmente impiegati, e da volontari, lavoratori, turisti e pescatori locali che ogni giorno danno il loro contributo nelle missioni promosse dall’associazione. Nel giro di due anni sono state raccolte 370 tonnellate di rifiuti, un ottimo inizio senza dubbio.
Chi non volesse “imbarcarsi” attivamente in una missione di pulizia ma fosse comunque interessato a contribuire alla causa, può acquistare sul sito ufficiale uno dei braccialetti “green” realizzati con materiale riciclato. Ogni braccialetto, promette l’associazione, equivale a 1 chilo di rifiuti in più raccolti dalle acque o dalle coste.
Credo che 4Ocean sia un progetto da approfondire e conoscere, come ogni altra idea intelligente di preservazione della nostra Terra. Bisogna sempre tenere presente che queste iniziative non solo danno un contributo a una risoluzione forse lontana e impossibile di un problema che comunque va arginato, ma sicuramente hanno il merito di muovere le coscienze e far sì che anche noi, nel nostro piccolo, possiamo fare più attenzione al mondo che ci circonda.

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Serena Savelli