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RESPINGIMENTI: Europa contro Italia

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Il 22 giugno 2011 a Strasburgo è stato discusso davanti alla Grande Camera della Corte europea dei diritti umani il caso Hirsi e altri contro Italia.
La rilevanza del caso ha suscitato l’interesse della comunità internazionale.

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Saranno presenti, in particolare, i rappresentanti dell’Alto Commissariato per i Rifugiati (UNHCR) e dell’Alto Commissariato dei diritti umani (UNOHCHR) delle Nazioni Unite. Fra le organizzazioni non governative impegnate nel campo della tutela dei diritti umani che sono intervenute nel processo: Human Rights Watch, Amnesty International, la Fédération internationale des ligues des droits de l’ Homme e la Human Rights Law Clinic della Columbia University di New York.


L’Avv Anton Giulio Lana, difensore dei 24 migranti assieme all’Avv Andrea Saccucci, dichiara in merito al caso: “Il fatto stesso che il Governo italiano sia stato chiamato a rispondere dei respingimenti di massa davanti a questa corte è certamente un segnale importante. Soprattutto considerando il gran numero di ricorsi che non vengono accettati. Si tratta di un passaggio decisivo verso il ristabilimento dei diritti fondamentali, in particolare verso la protezione di individui sottoposti a espulsioni collettive verso paesi in cui la loro sopravvivenza è a rischio”. I ricorrenti (11 somali e 13 eritrei) sono una parte delle circa 200 persone che hanno lasciato la costa libica a bordo di tre imbarcazioni nel maggio del 2009. fra essi erano presenti anche numerosi bambini e delle donne incinte. Il 6 maggio del 2009 sono stati intercettati dalla Guardia di Finanza e dalla Guardia Costiera italiana a 35 miglia a Sud di Lampedusa, nelle acque Search and Rescue di competenza maltese. In quella occasione i ricorrenti sono stati trasferiti sulle imbarcazioni italiane, riportati a Tripoli e consegnati nelle mani delle autorità libiche contro la loro volontà. Le dichiarazioni dei ricorrenti indicano che durante la traversata le autorità italiane non hanno reso nota la loro destinazione ne tantomeno si sono preoccupate di controllare i documenti di identità delle persone che stavano respingendo. Nella conferenza stampa del 7 maggio 2009 il ministro dell’Interno italiano ha dichiarato che quanto accaduto il giorno precedente rientrava perfettamente nei meccanismi di respingimento entrati in vigore il 3 febbraio 2009 con gli accordi bilaterali fra Italia e Libia per la lotta all’immigrazione clandestina.


Nei giorni successivi ai respingimenti, gli Avv Anton Giulio Lana e Andrea Saccucci hanno presentato alla Corte europea dei diritti dell’uomo un ricorso contro lo Stato italiano. Nel ricorso (n. 27765/09, Hirsi e altri c. Italia) vengono riportate alla Corte numerose violazioni nella condotta delle autorità italiane in occasione di questi respingimenti, spiegate più nel dettaglio dall’Avv Andrea Saccucci riferendosi alla Convenzione contro la tortura o altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti: “I ricorrenti sono vittime di una chiara violazione dell’art. 3 della Convenzione che vieta il respingimento verso Stati in cui vi è il rischio di subire torture o trattamenti inumani o degradanti. Una violazione già accertata e sanzionata dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura nel suo rapporto pubblicato ad aprile”. In questo specifico caso il respingimento è avvenuto verso la Libia dove si rischia di subire maltrattamenti nei centri di detenzione oppure il rimpatrio verso il proprio paese d’origine senza potersi avvalere della Convenzione di Ginevra di cui la Libia non è firmataria.
Ma le denunce di violazioni non sono ancora finite, Continua Saccucci: “Il respingimento dei ricorrenti è inoltre contrario all’art. 4 del protocollo n. 4 alla Convenzione che vieta le espulsioni collettive di stranieri, in quanto è avvenuto senza alcuna considerazione per le situazioni specifiche dei singoli ricorrenti e senza neppure identificarli”. Non sono state quindi accertate le generalità
dei respinti e nemmeno verificate le loro possibilità di richiedere l’asilo. Inoltre non sono stati attuati provvedimenti di respingimento individuale, ma di massa, azione resa vietata dalla Convenzione. Continua Saccucci: “Nel complesso, l’operazione di respingimento viola l’art. 13 della Convenzione che garantisce il diritto ad un ricorso effettivo, essendo stato impedito ai respinti di presentare una domanda di asilo o protezione internazionale.” L’importanza di questo caso, che certamente entrerà nella giurisprudenza in materia di respingimenti, è palese per gli addetti ai lavori. Ma anche chi non ha confidenza con le norme internazionali sarà sicuramente interessato dallo svolgersi di questo processo, perché come afferma l’Avv Lana: “non ci si può mostrare indifferenti nei confronti di questi eventi, bisogna finalmente assumersi le responsabilità dei danni causati attraverso la cattiva gestione dei controlli sull’immigrazione nel nostro Paese”.


Durante l’udienza, afferma l’Avv Lana ““Il Governo italiano non finisce mai di stupire ha avuto l’ardire di affermare che la Libia all’epoca dei fatti era un luogo sicuro nonostante le precise informazioni fornite dalle principali organizzazioni per i diritti umani! Uno schiaffo a persone come Ermias Berhane e Tsegay Habtom che hanno trascorso gran parte degli ultimi due anni in centri di detenzione libici, sottoposti ad abusi di ogni genere”. In particolare la situazione è alquanto singolare per Ermias Berhane, il quale proprio il 22 giugno scorso ha ricevuto dal governo italiano il riconoscimento dello status di rifugiato. “Per cui abbiamo un Governo che da un lato respinge collettivamente in alto mare dei migranti”, continua l’Avv lana, “mentre dall’altro riconosce formalmente che fra di loro vi sono dei rifugiati, palesando la contraddittorietà della politica dei respingimenti”. Per la sentenza ci vorranno alcuni mesi, un pronunciamento della Corte è infatti atteso per dopo l’estate: “siamo molto fiduciosi, sarà un momento importante, la decisione andrà ad incidere sulla politica migratoria italiana ed europea, quindi sull’apertura o meno verso i migranti degli stessi Stati membri”.
Sulla questione migratoria ci sono però alcune novità delle quali non si può non tener conto. Il 17 giugno scorso a Napoli il ministro Frattini nell’ambito della Conferenza internazionale su “La primavera araba e l’Europa: come reagire”, ha siglato due accordi in materia di migrazione. Il primo è un protocollo d’intesa con il Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro. Il secondo è stato firmato assieme al Primo ministro del Comitato Nazionale Transitorio libico (CNT) Mahmud Jibril, il quale ha affermato che “con questa firma vogliamo riaffermare l’impegno del Cnt a rispettare i precedenti accordi della Libia con un paese storicamente amico come l’Italia”. In questo documento viene auspicato che le parti procederanno allo scambio di informazioni sui flussi di immigrazione illegale e sulle organizzazioni illegali che li favoriscono, nonché sulla falsificazione di documenti e passaporti e il rimpatrio di immigrati in posizione irregolare. Frattini nel suo intervento ha voluto sottolineare come questo accordo dimostri “quanto sia stretta la collaborazione tra l’Italia e la nuova Libia democratica che si sta costruendo”.
Leonardo Mancini