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Roma in bici: da Magliana a Castel Giubileo un percorso ad ostacoli

Una delle piste ciclabili più lunghe e belle di Roma, quella che costeggia tutto il fiume Tevere, è divenuta col tempo un esempio di abbandono e di degrado, difficile da percorrere persino a piedi. 


Finalmente giunta la primavera, sono sempre più i romani, e non solo, che decidono di trascorrere il tempo libero in bici, pedalando su una delle piste ciclabili più suggestive della Capitale, quella che costeggia tutto il lungo Tevere, partendo da Magliana fino a Castel Giubileo, quasi 34 km. Ma l’abbandono e il degrado che caratterizzano tale percorso lo rendono, agli occhi di chi pedala, non poi così piacevole. 

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Già dalla partenza, il ponte della Magliana, ci si rende conto di quando poco sia stato fatto per incentivare i cittadini ad abbandonare le loro auto per dedicarsi ad attività più ecosostenibili. Concetto più volte ribadito dalle stesse autorità municipali, sottoscritto anche nel Piano Quadro della Ciclabilità di Roma Capitale nel 2011, e ripreso dalla Delibera n. 27 dell’Assemblea Capitolina, mossa per la sua implementazione.

Impresa ardua risulta già arrivare al punto di partenza, il Ponte della Magliana, raggiungibile passando per stradine secondarie che si sviluppano in vere e proprie discariche a cielo aperto.

Una volta giunti sul ponte, sono lo scheletro di un gazebo e le panchine a fare da “comitato di benvenuto”, lasciando un senso di disgusto a chiunque si trovi lì. Nonostante ciò, la voglia di pedalare, o semplicemente di fare una passeggiata osservando il Tevere, anche questo ricoperto da una mole inquietante di rifiuti, spinge tutti a proseguire verso nord. Ma il grado di sopportazione viene messo a dura prova dopo solo qualche centinaio di metri, quando la pista ciclabile viene bruscamente interrotta da una montagna di terra. Sono, infatti, i lavori in corso che interrompono per quasi 60 metri la pista ciclabile all’altezza di Pian Due Torri, dove dal luglio scorso si è aperta una voragine. I più temerari, con la bici in spalla, superano le transenne per aggirare l’ostacolo, come se stessero partecipando ad una gara di triathlon.

Non appare meglio la situazione quando ci si avvicina verso Lungotevere degli Artigiani, di fronte all’ex gasometro, con piste ciclabili provvisorie che si confondono con gli stessi marciapiedi. Una volta scesi da una rampa di scale, non facile per chi sta in bici, ci si trova “a tu per tu” col Tevere. Qui, infatti, lo sforzo dei ciclisti viene finalmente compensato, grazie ad una magnifica visuale di una Roma vista “dal basso”. Nonostante ciò, anche qui andare in bici non risulta essere una passeggiata, dato che gran parte della pista ciclabile è ancora coperta di terra, a seguito dell’esondazione del fiume, avvenuta nel novembre del 2012. Un vero e proprio manto di fango che rende persino precario l’equilibrio sulle due ruote. 

L’intera pista ciclabile, soprattutto la parte sud, è bel lontana dai modelli di alcune città europee in cui da tempo ci si è resi conto che bisogna puntare su mezzi alternativi, per rispettare l’ambiente e ridurre l’emissione di gas inquinanti, nocivi soprattutto alla nostra salute. Eppure, secondo quanto stabilito dallo stesso Piano Quadro, lo sviluppo della ciclabilità è “tassello fondamentale nel sistema di misure orientate alla riqualificazione e rivitalizzazione delle strade e delle piazze, al compattamento degli usi urbani, alla liberazione delle reti ecologiche di acque e di spazi verdi”. 

Forse, per aiutare l’ambiente e la nostra salute, dovremmo ripartire salendo su una bici!  

Luciana Umbro