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Gravity

gravity

Claustrofobico, asfissiante, emozionante, frenetico: l’ultimo lavoro di Alfonso Cuarón è una iniezione a freddo di adrenalina.

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2 attori “top class” e 100 milioni di budget: questi i numeri di un film che alza l’asticella del fantasy, innovando i canoni del genere e aprendo una nuova rotta indirizzata verso il paradossale “realismo fantascientifico”. Alle prime battute del film, comodamente seduti sulla poltrona, si assiste alla proiezione con il sopracciglio un po’ inarcato per via dello scetticismo generato da una vicenda assolutamente ordinaria: due astronauti nello spazio ed un improvviso incidente che li proietta nel buio e nell’oscuro più tetro. Eppure questa stessa vicenda, sostanzialmente banale e ben poco originale, viene narrata con uno strabiliante effetto da presa diretta tanto da costringere anche l’altro sopracciglio ad inarcarsi in quanto preda di una meraviglia e di uno stupore altrimenti difficilmente esprimibili. Quella stessa poltrona diventa dunque un luogo straziante su cui contorcersi annaspando per un’esperienza così reale da sentirsi davvero dispersi nelle nere profondità di un cielo stellato.

Regia: Alfonso Cuarón 
Sceneggiatura: Alfonso Cuarón, Jonás Cuarón
Interpreti: Sandra Bullock, George Clooney

(USA, UK 2013)

Simone Dell’Unto