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Roma Cinefest: all’Auditorium scene da Hunger Games

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La giornata di mercoledì si è rivelata decisamente interessante nonostante una deludente proiezione serale in sala Santa Cecilia.

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Gods Behaving Badly del regista Marc Turtletaub non colpisce nonostante il cast “divino” (Sharon Stone, Christopher Walken, John Turturro, Alicia Silverstone e Robin Weigert). Intrigava infatti l’originale trama che vedeva gli dei dell’Olimpo, venerati nell’antica Grecia e ormai passati di moda, abitare a New York e dar vita ad una vicenda costruita su equivoci, storie d’amore e rapporti familiari. Ma la pseudo commedia romantica non convince, probabile simbolo di una Hollywood divinizzata, che forse avrebbe bisogno di una ventata d’aria fresca. In ogni caso il problema non sono gli attori, bensì una struttura debole della storia che a malapena produce sorrisi in due o tre momenti.

Al contrario sembrano aver colpito i film orientali, tra cui Blu Sky Bones (in concorso) della popstar cinese Cui Jian. Un film legato in modo estremamente visivo alla musica, professione principale del regista. Una storia d’amore ambientata ai tempi della rivoluzione culturale cinese che cambia continuamente colore abbinandolo ai vari generi musicali popolari in Cina. Jian è già stato definito il Gondry cinese. L’altro lavoro, sempre in concorso, è quello del giapponese Kiyoshi Kurosawa, già notato per il drammatico Tokyo Sonata del 2008. Seventh Code è il titolo di questo thriller ambientato in Russia tra amore, azione e spionaggio industriale.

Ciò che ha catalizzato l’attenzione di tutti e che ha lasciato molti (compreso il sottoscritto) a bocca asciutta, è stato l’incontro pubblico con Wes Anderson e Roman Coppola. Nonostante l’inizio fosse previsto per le 17 e 30, in molti erano in fila davanti la Sala Petrassi già dalle 15 per incontrare l’autore di film cult e iper-pop come i Tennenbaum, Il treno per il Darjeeling e il recente Moonrise Kingdom.

L’evento più importante è stato invece il premio alla carriera consegnato ai familiari del grande cineasta russo Aleksej Jurevic German, scomparso nel febbraio di quest’anno. Il film proiettato è il capolavoro frutto di tredici anni di lavorazione intitolato Hard To Be A God.

In serata nessuno si sarebbe mai aspettato quello che poi si è verificato il giorno seguente nello spazio dell’Auditorium Parco della Musica. La presentazione del secondo capitolo della saga di Hunger Games, con la presenza dei tre attori protagonisti Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson e Liam Hemsworth e del regista Francis Lawrence. Ragazzini che hanno assaltato l’Auditorium fin dalle prime ore del mattino, solamente per assistere al Red Carpet degli attori, biglietti andati a ruba nel giro di una giornata. Il risultato è quello che molti hanno ribattezzato come Hunger Games Day. Il programma è stato quasi interamente studiato per lasciar spazio a questo evento rallentando la proiezione degli altri film in concorso e delle altre sezioni. Il risultato, alle 19 circa, quando finalmente il cast ha messo piede sul tappeto rosso di Viale De Coubertin, è stato il caos totale, il delirio puro: bambine che ridevano isteriche per poi piangere a dirotto, mentre altre si arrampicavano sugli alberi senza ascoltare alcun avvertimento. Il boato che esplodeva dalla cavea ad ogni saluto dei tre protagonisti rivolto al pubblico imbarazzava e impauriva i presenti che probabilmente, anche solo per un secondo, avranno pensato al peggio in termini di sicurezza.

Anche la conferenza stampa che si era tenuta nel pomeriggio si è rivelata la più affollata di tutto il festival, con la Lawrence in completo nero che teneva testa a molte domande dei giornalisti riferite alla sua responsabilità nei confronti dei nuovi adolescenti di tutto il mondo. Particolarmente brillante inoltre l’osservazione rivolta da Mario Sesti al cast, in cui paragonava l’effetto di divismo che si vede nella pellicola verso i due protagonisti Peeta e Katniss a quello che accade nella realtà con i due attori.

Nel pomeriggio ci sono state delle proteste per il diritto alla casa che hanno tentato di arrivare fino al Red Carpet scegliendo la Hunger Games Day probabilmente per attirare maggiore attenzione mediatica. La protesta è stata bloccata e il gruppo di manifestanti si è accampato per qualche ora davanti l’Auditorium.

Marco Casciani