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Icone russe a Castel Sant’Angelo

In mostra le preziosissime opere dei padri ortodossi . Le sale del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo accolgono la mostra: “Icone Russe , XV-XX secolo” , dal 27 settembre fino al 12 febbraio.
Questa importante rassegna rientra nel contesto delle manifestazioni dell’anno della Cultura e della Lingua Russa in Italia e, all’inverso, della Cultura e della Lingua Italiana in Russia. Per la prima volta a Roma sarà visibile una preziosa raccolta di 40 icone che testimoniano la pregiata e raffinata produzione di queste magnifiche tavole, dalla fine del XV all’inizio del XX secolo. Un’occasione per ammirare tutta l’evoluzione della particolare produzione pittorica, nelle diverse “Scuole” che la caratterizzano, il tessuto connettivo di comprensione e di inserimento nella realtà storica della Russia medioevale e moderna. La scuola di Mosca è presente con “La decollazione di S. Giovanni Battista” risalente agli anni ‘60, ’80 del XVI secolo. Il gioiello dell’esposizione è poi costituito dalla grande icona di “San Teodoro Stratilata”, “la martire Irina” e “la Beata Teodosia”, l’unica immagine dei protettori dello zar Boris Godunov e della sua famiglia. Di particolare interesse è sicuramente l’icona della Madre di Dio Odigitria (Gregoriana) della fine del XV secolo di produzione della “Scuola” di Novgorod. Suo particolare segno distintivo è il disegno delle pieghe del manto della Vergine che lasciano scoperto sul petto un triangolo dell’azzurro della veste, insieme agli ampi risvolti colorati del rovescio. Tutte le icone raffiguranti la Madre di Dio Odigitria (Georgiana) sono di grandi dimensioni: si tratta di grandi icone riservate alle chiese e destinate a figurare nel primo ordine dell’iconostasi, a sinistra delle Porte Regali. Segue l’eccezionale gruppo di sei tavole che corrispondo a un intero Secondo Ordine di una Iconostasi, assegnabile agli anni compresi tra la fine del secolo XV e l’inizio del secolo XVI, prodotte a Rostov. Caratterizzato da morbide sagome, dai colori sottili e trasparenti, costruiti nella tipica tradizione pittorica locale, in cui i marroni e i gialli si fondono ai rossi, sottolineati da sfumature di blu lapislazzulo. La morbida resa dei visi testimonia l’antichità dell’esecuzione e il suo inserimento in una delle maggiori tendenze stilistiche dell’iconografia della scuola di Rostov tra XV e XVI secolo. Interessante, inoltre, la Madonna della Tenerezza, qui nella variante detta di Koursun, la cui espressione artistica, databile ai primi decenni del secolo XVI, raffigura i soli volti in un materno abbraccio, tenero e affettuoso. Molte le tavole del Cinquecento e del Seicento, tra cui un espressivo Cristo Salvatore, insieme a quelle assegnabili al Settecento e all’Ottocento in cui, invece, emergono particolari di ambientazione che rendono giustizia a una produzione troppo spesso relegata al solo ambito della devozione e dell’artigianato. Oltre a testimoniare l’importante scambio culturale tra Italia e Russia, l’esposizione tende a sottolineare il significato delle icone russe nel territorio romano e laziale.

Emanuela Maisto

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