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Abbazia di S.Nilo (Parte I)

Curiosità e tradizioni dello storico monastero di Grottaferrata

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L’abbazia di S. Nilo, conosciuta anche con il nome di Santa Maria di Grottaferrata, sorge a Grottaferrata, sui ruderi di una villa romana di epoca repubblicana da identificare forse come il famoso Tuscolanum di Cicerone. Infatti, l’odierno territorio di Grottaferrata faceva parte dell’“agro tuscolano” quindi la sua storia si confonde con quella del Tuscolo a cui è legata anche Frascati.
San Nilo, colui che fondò l’abbazia nel 1004, era un monaco basiliano fuggito dall’abbazia calabrese di Rossano dopo essere diventato una sorta di autorità locale di cui si parlava come possibile vescovo. Gli fu offerto il monastero semi-abbandonato delle Tre Fontane, che rifiutò. Quando giunse nell’area in cui sarebbe sorta Grottaferrata sembra abbia gradito particolarmente la zona in cui vi sarebbero stati i resti della villa tuscolana di Cicerone, che avevano ora l’apparenza di una grotta. San Nilo valutò il luogo come adatto ai monaci e li chiamò da Serperi, nei pressi di Gaeta. Ne giunsero circa sessanta e trasformarono i ruderi in un luogo adatto ad abitarvi e a pregarvi.
Secondo una pia tradizione, nel luogo in cui fu costruita l’abbazia, sarebbe apparsa la Vergine ai santi fondatori e avrebbe detto tali parole: “Il luogo è questo, figli benedetti, della vostra abitazione: questo è il chiostro dove vi conviene operare e faticare all’edificazione della mia casa”.
In seguito il giovane monaco San Bartolomeo organizzò insieme ai monaci la costruzione di un tempio che fu inaugurato il 7 dicembre 1025. Vi intervenne il pontefice in persona Giovanni XIX dei conti del Tuscolo. In questa occasione San Bartolomeo effettuò una speciale ufficiatura che ancora si ripete, ogni anno, nella sua ricorrenza.
Dopo la morte di San Nilo, la costruzione dell’abbazia fu curata per vent’anni dal suo discepolo e successore, San Bartolomeo, e da altri monaci.

Massimiliano Liverotti