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Curiosità sulla Paolina Borghese di Antonio Canova

Secondo alcuni studiosi, la splendida Paolina Borghese di Antonio Canova, esposta alla Galleria Borghese di Roma, sarebbe stata eseguita in due tempi diversi, prima il corpo e poi la testa; per quest’ultima parte la sorella di Napoleone avrebbe posato di persona. Pare infatti che ci sia una quasi impercettibile sproporzione proprio tra testa e corpo.

Quando nel 1804 il principe Camillo Borghese commissionò la statua allo scultore, sua moglie Paolina non ebbe che da scegliere tra i vari soggetti preparati. Canova propendeva per una Diana, Paolina preferì una Venere vincitrice.

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Secondo un’altra versione, la donna avrebbe fatto da modella senza veli o quasi per il Canova. Infatti quando qualcuno le domandò se davvero avesse posato nuda per l’artista, Paolina avrebbe risposto: “Ma la stanza era ben riscaldata!”.

Il divano su cui è adagiata Paolina è fatto in legno. Originariamente era stato eseguito in marmo. Il marito di Paolina, seccato dallo scalpore suscitato dalla sensualità della statua, trasferì questa a Torino all’epoca in cui fu nominato vicerè del Piemonte, e la chiuse in un magazzino. Nel 1814 la Venere vincitrice fu spedita all’Elba e, insieme ad altri oggetti d’arte, fu sequestrata da un ufficiale francese con tutto il rimanente carico della nave. Camillo Borghese ne ottenne la restituzione, ma scrisse invano all’ufficiale, tale Bertrand, per riavere anche gli ornamenti del divano in marmo valutati, secondo la sua lettera, 1000 franchi.

Fu necessario rifare il divano per poter esporre la statua prima nel palazzo e poi nella Villa Borghese, ma per una ragione o per un’altra, fu riprodotto provvisoriamente in noce così come è ancora oggi.

Il Canova inserì all’interno dell’opera un ingranaggio per farla roteare in modo da creare giochi di luce e di ombre sempre differenti, cambiando l’aspetto di Paolina all’infinito.

Massimiliano Liverotti