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Decluttering e moda romani

Seppure il detto dica “pulizie pasquali”, il 2021 ci ha chiesto di aspettare almeno maggio per procedere con la pulizia degli armadi e il cambio di stagione. Le basse temperature e le frequenti perturbazioni atmosferiche hanno fatto durare la moda autunno/inverno più a lungo del previsto, ma finalmente il bel tempo sembra bussare alle porte e quindi è possibile sfoggiare più frequentemente abiti più leggeri, magliette e top più colorati e scarpe aperte.

Possiamo inoltre dire che nell´antica Roma “c’erano le mezze stagioni” più di quanto non sia oggi. Inoltre venivano indossati abiti di tessuti naturali, che fossero animali o vegetali, e questo aiutava a ripararsi dal caldo/freddo più facilmente di quanto sia possibile fare oggi, dato che usiamo abiti di costo medio-basso fatti di tessuto sintetico.

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Le vesti arrivavano nelle case dei cittadini romani partendo da più parti del mondo, meglio se dall´oriente. Venivano scelte dai mercanti e quindi esposte sui banchi del Foro Romano. I luoghi dedicati agli scambi commerciali erano delle costruzioni rettangolari con un portico che circondava uno spazio aperto. Sotto questa struttura si alternavano le esposizioni dei mercanti e le taberne, che offrivano ospitalità e socialità agli abitanti dell´Urbe.

A seconda del periodo, cioè repubblicano e imperiale, la moda e le abitudini cambiarono. Nel primo le vesti erano più semplici e austere, ma con la migliore conoscenza dei tessuti e delle mode orientali, nel secondo i colori dei tessuti e la moda si modificarono, portando a tuniche di tagli diversi e decorazioni fantasiose, in oro o porpora.

Un esempio di uso delle vesti che veniva fatto a seconda del ceto o dell’età, era la praetexta, una lunga tunica concessa ai ragazzi fino ai 16 anni che doveva poi essere abbandonata per indossare la toga virile, cioè una tunica chiara bordata di rosso appartenente ai ceti più alti.

Sotto queste tuniche, sia uomini che donne, indossavano degli abiti considerati come l’intimo. Inoltre a seconda della cultura con cui si veniva in contatto la moda cambiava, come ad esempio per le maniche che iniziarono ad andare di moda con lunghezza e larghezza diverse.

I più poveri indossavano tuniche di lino, i più ricchi usavano le toghe di seta, anche damascate in occasioni di importanti cerimonie come i trionfi militari. Tutte queste tuniche avevano un taglio particolare fino ai polpacci per slanciare la figura, e venivano sovrapposte anche due o tre per volta, per coprirsi dal freddo. Col tempo la toga, quella lunga stoffa rettangolare che si avvolgeva intorno al corpo, rimase tipica dei ceti più elevati e di chi si occupava di politica; venne poi usata quasi solamente in cerimonie e eventi ufficiali, mentre i romani, nel loro vivere quotidiano, iniziarono ad indossare le tuniche di diverso colore e manifattura.

In generale i tessuti più usati erano anticamente lana o lino, vennero poi introdotti la seta e il cotone ed avevano un alto costo, poiché provenivano dall´oriente.

Uomini e donne, a seconda del periodo, adottavano strategie per creare o meno delle figure con le stoffe, usavano cinte e fibule per creare giochi e sbuffi con i tessuti. Le donne indossavano la stola, molto colorata e accompagnata da tanti monili sia per il viso, che per i capelli, che per il vestiario. La vanità non era sconosciuta, infatti le donne più abbienti passavano alcune ore a prepararsi prima di mostrarsi in pubblico, oltre a portare sempre con sé uno specchietto.

Anche oggi questa abitudine è rimasta ben radicata. Inoltre non è difficile sentirsi dire di vestirsi “a cipolla”. C´è un continuo evolversi della moda e dei gusti della società. Ma di sicuro quello che è cambiato rispetto al passato è la libertà che hanno le persone (in molti luoghi del mondo) nell´esprimere sé stessi attraverso la moda e nel diritto di sentirsi bene con il loro corpo in mezzo alla gente.

Veronica Loscrì