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Diana e Strenia vengono di notte con le scarpe tutte rotte

A dicembre abbiamo salutato l’anno con una festività civile che trova origini in motivazioni religiose. La stessa situazione si presenta accogliendo il nuovo anno: la notte tra il 5 e il 6 gennaio, il momento in cui “La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte, con le toppe alla sottana”, portando doni in un sacco, incontriamo la prima festa nazionale. Anch’essa trova motivo di esistere perché si fa coincidere con l’arrivo dei tre Magi a Betlemme per portare dei doni augurali per la nascita di Gesù di Nazareth.

Già a partire dal concilio di Nicea del 325 d.C., primo incontro tra i vescovi del culto cristiano durante il quale si discute come punto principale il calcolo del giorno della Pasqua, si iniziò a parlare di festa dell’Epifania di Gesù in concomitanza con l’inizio del nuovo anno.

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Si pensa che la Befana abbia origine solamente nel folklore italiano, ma anche all’estero, nelle epoche passate, si è sempre parlato di una signora anziana che portasse doni. Per meglio capire i motivi che hanno spinto le antiche culture italiane a personificare la Befana, andiamo alla ricerca di una figura simile nelle altre culture europee. Poco sopra le Alpi, in terra germanica e austriaca, conosciamo Berchta o Perchta, la probabile personificazione di Freya (dea norrena che ha tante qualità e simbologie tra cui quelle di essere Luna ma anche Sole, veglia i raccolti, la fecondità, la vita e la morte). Holda è un’altra figura folkloristica del nord Europa, rappresentata come un’anziana con il naso lungo e che spaventa i bambini.

Scendiamo in territorio mediterraneo: valicando le Alpi e avvicinandoci a Roma, la figura della Befana potrebbe essere una sintesi delle leggende e dei riti legati a più di una figura del pantheon politeista romano.

Come per le figure d’oltralpe, anche le divinità da cui deriva la moderna Befana italiana hanno a che fare con i raccolti, con il rinnovamento e il buon auspicio per il mondo agricolo, con il ritorno della luce rispetto alle tante ore di buio. Tra le più importanti dee romane legate all’agricoltura conosciamo Diana, dapprima dea Italica, poi assimilata e resa grande dai Romani che si sostituirono agli Etruschi nel predominio delle regioni Laziali. Diana è la dea della caccia, delle selve e della vegetazione e si pensava che nei giorni, sia coincidenti che successivi al periodo dei Saturnalia (a fine dicembre), lei volasse sui campi coltivati benedicendoli e sorvegliandoli.

Non a caso nelle campagne del lago di Nemi è situato un grande tempio della dea Diana, proprio in quelle terre uniche nel loro genere per avere origini vulcaniche. Un altro rito molto antico riguarda la dea Strenia o Strinna, simbolo del nuovo anno, di prosperità e buona fortuna, a cui venne dedicato un bosco sacro ed un altare lungo la via Sacra (quella strada all’interno dell’Urbe percorsa dai generali che avevano trionfato in battaglia) tra i colli del Celio e dell’Esquilino.

Dal culto della dea Vesta si può dedurre che sia nata la volontà di bruciare la figura della Befana in quanto, in onore della dea e del nuovo anno, si bruciavano rami di arbor felix colti proprio nel bosco sacro a Strenna. Come accadde dal 300 d.C. in poi, con la legittimazione della professione della religione cristiana, i culti pagani furono contrastati dai vescovi cristiani, per questo, probabilmente, si crede che le streghe vadano bruciate: si accosta erroneamente la figura della più famosa strega di Halloween alla personificazione delle tre divinità sopra citate nella figura della Befana. Quei riti legati alla terra e ai raccolti, di origini latina e sabina prima e di tradizione romana poi, furono assorbiti dalla chiesa cattolica e venne così istituita la festa dell´Epifania, una tradizione agricola così radicata nella cultura italica da non poter scomparire fino ad oggi; tanto predominante da dare vita, in epoca fascista, alla celebrazione della “Befana fascista” o “Befana del duce”, proposta dal politico e giornalista Augusto Turati, con cui si chiedeva ai commercianti di raccogliere doni per i fanciulli e per le famiglie più povere.

Veronica Loscrì